Israele non si è ritirata da Gerico, perchè non l'aveva mai occupata passando dalla propaganda al contorsionismo, il quotidiano comunista smentisce se stesso, ma non se ne accorge
Testata: Il Manifesto Data: 17 marzo 2005 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Il finto «ritorno» di Gerico»
Israele si ritira da Gerico. IL MANIFESTO scrive che si tratta di un trucco, dato che... Gerico non è mai stata realmente occupata! Una novità assoluta, per un giornale che denuncia tutti i giorni l'occupazione israeliana di Cisgiordania e Gaza. In realtà il passaggio di consegne a Gerico ha comportato l'uscita di truppe israeliane dalla città ("I ragazzini di Gerico, in sella alle biciclette, hanno sventolato la abndiera palestinese mentre i soldati israeliani lasciavano la città" scrive Francesca Fraccaroli su AVVENIRE) èd'è difficile sostenere che la rimozione del posto di blocco verso Ramallah, "capitale" dell'Anp non cambi nulla. Tanto che, se non fosse avvenuta, è facile immaginare che IL MANIFESTO avrebbe denunciato il "sabotaggio" israeliano del processo di pace. Dato che, invece, il ritiro è avvenuto, si è trovato questo modo un po' paradossale di ribadire il torto di Israele. Senza accorgersi, però, che si apriva una consistente falla logica nell'armatura di argomenti propagandistici anti-israeliani che copre, nelle pagine del quotidiano comunista, la cronaca dal Medio Oriente. Infatti, nell'articolo di Michele Giorgio leggiamo: "a Gerico - dove l'Intifada non si è fatta - i soldati in questi ultimi 4 anni ci sono entrati solo per compiere incursioni e arresti sporadici", per contro " Nablus, Jenin ed Hebron, le città dell'Intifada, rimarranno sotto controllo israeliano". Intifada, come sappiamo "in questi ultimi 4 anni" ha significato terrorismo, guerra a Israele attraverso le stragi ai civili. Ma IL MANIFESTO ha sempre sostenuto che il terrorismo era il prodotto dell'"occupazione". Oggi, invece, ammette, per eccesso di zelo anti-israeliano, che è il contrario: le città dove l'occupazione si fa sentire, comportando una massiccia presenza militare israeliana sono quelle dell'"intifada", cioè del terrore. Il terrorismo è infatti la causa della rioccupazione delle città palestinesi, avvenuta del resto molto dopo l'inizio delle stragi suicide.
Ecco l'articolo: Gerico da ieri è formalmente sotto il controllo dell'Autorità nazionale palestinese ma sul terreno le cose sono cambiate poco, quasi nulla, e la città rimane di fatto circondata dall'esercito israeliano. Reclamizzata come una svolta storica, l'uscita delle truppe di occupazione dalla città nella Valle del Giordano in realtà è stata simbolica anche perché a Gerico - dove l'Intifada non si è fatta - i soldati in questi ultimi 4 anni ci sono entrati solo per compiere incursioni e arresti sporadici. I posti di blocco militari restano dove sono, tranne uno, quello ad ovest in direzione di Ramallah. Israele inoltre conserva il controllo della superstrada n.90, in direzione del Lago di Tiberiade, che passa per il villaggio di Ouja restituito ieri ai palestinesi. Il sindaco di Gerico, Hassan Saleh, ha espresso forti dubbi sui cambiamenti effettivi che il passaggio delle consegne porterà alla vita dei suoi concittadini. Se «Gerico continuerà a essere una città sotto assedio fino a quando Israele avrà il controllo della strada n.90 e di quella che porta a Gerusalemme, il turismo, il commercio e il libero movimento di merci e persone rimarranno ostacolati», ha avvertito.
Il trasferimento del controllo di Gerico è stato suggellato da una stretta di mano tra il generale israeliano Mordechai Almoz, comandante militare della regione, e il generale palestinese Ahmed Eid. La cerimonia della firma tuttavia ha rischiato di saltare dopo che la delegazione israeliana aveva affermato di non poter accettare se il testo non fosse stato esaminato da esperti legali. Il quotidiano israeliano Ha'aretz, invece, ha riferito che la delegazione aveva dimenticato di portare con sé tutta la documentazione necessaria. Tutto ciò mentre l'esercito israeliano aveva dato per concluso il passaggio della sicurezza della città all'Anp.
In città neppure si sono accorti del «ritiro» israeliano. La prossima città a passare nei prossimi giorni sotto il controllo dell'Anp dovrebbe essere Tulkarem, seguita da Qalqiliya. Ancora nessuna data per Betlemme e Ramallah, mentre Nablus, Jenin ed Hebron, le città dell'Intifada, rimarranno sotto controllo israeliano. Il governo Sharon ha peraltro precisato che il trasferimento delle altre quattro città dipende anche dalla decisione dell'Anp di scarcerare Ahmed Saadat, il segretario del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, e Fuad Shubeiki, un ex collaboratore di Yasser Arafat coinvolto nel 2002 in un traffico di armi. Entrambi sono detenuti nella prigione palestinese di Gerico. Il primo è accusato di essere il mandante dell'omicidio del ministro del turismo israeliano e leader dell'estrema destra Rehavam Zeevi.
Secondo gli analisti, il passaggio all'Anp di Gerico dovrebbe facilitare il compito del presidente Abu Mazen che al Cairo sta cercando (per la quarta volta) di strappare l'approvazione di 13 formazioni politiche palestinesi a un'intesa di cessate il fuoco.
Dall'Egitto arrivano però notizie di segno contrario. Il movimento islamico Hamas, reso forte dagli ultimi ma significativi successi nelle elezioni locali in Cisgiordania e Gaza, vuole che prima dell'eventuale tregua con Israele si discuta sulle riforme interne dell'Anp. «La priorità deve essere data alla riorganizzazione della nostra casa, solo allora potremo compiere il passo successivo», ha affermato uno dei portavoce del gruppo, Mohammed Nazzal.
Inoltre il leader del movimento, Khaled Mashal, ha respinto proprio la proposta avanzata da Abu Mazen e dal capo dei servizi di intelligence egiziani, Omar Suleiman, che assegna la priorità al raggiungimento della tregua. Martedì Hamas ha precisato che si opporrà a una «tregua di lunga durata» con Israele, e sosterrà invece un accordo di «tregua di molti mesi». Anche la Jihad islamica si è detta disposta oggi a rispettare una tregua «breve».
Hamas ieri ha vinto le elezioni per il consiglio studentesco dell'Università di Hebron, in Cisgiordania. Conquistando 25 dei 41 seggi a disposizione. Un leader locale di Hamas, Adnan Abu Dabani, ha commentato affermando che questa vittoria è di buon auspicio per le elezioni parlamentari in programma per luglio. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.