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La Stampa Rassegna Stampa
16.03.2005 Le due piazze del Libano: in che cosa si differenziano
lo spiega Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 16 marzo 2005
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «La libertà comincia in una piazza»
LA STAMPA di mercoledì 16 marzo 2005 pubblica in prima pagina un articolo di Fiamma Nirenstein sul Libano.
Utile per capire la differenza tra le due piazze del paese dei cedri, quella che chiede la libertà e quella che difende l'occupazione siriana.

Ecco il testo:

Il milione di persone in piazza a Beirut non è solo elemento a misurare i rapporti di forza in Libano: infatti il desiderio di libertà non è soltanto il doppio di quello dimostrato dai cinquecentomila dimostranti prosiriani e filohezbollah di restare incatenati alla Siria e di passare sopra la morte di Rafik Hariri. E' dieci, cento volte tanto, sia perché uno è spontaneo e l'altro organizzato, sia perché l'uno è confacente al momento storico che attraversiamo, e anche al valore dei principi universali nell'era moderna e l'altro vi si oppone.
Le forze in piazza lunedì erano totalmente spontanee, quanto invece le altre forze sono organizzate, armate, trasportate sul luogo in autobus anche da oltre confine. I dimostranti libanesi di ieri avevano tutto da perdere fuorché le loro catene: il loro posto di lavoro, la loro libertà, la loro vita stessa. Gli altri, hanno tutto da guadagnare da una manifestazione filosiriana: rischiano solo l'onore. Infatti la loro acquiescenza ai siriani e anche agli iraniani riceve in cambio evidenti rifornimenti di danaro ed armi. I primi, sono dei cittadini che legano il loro destino a scelte professionali e personali svariate, tutte legate da un filo rosso: la libertà. E non ce l'hanno con nessuno, non inchiodano il valore della loro vita a una scelta di guerra. Gli altri si aggregano a un fronte che vive di raduni in cui si grida «morte all'America» e «morte a Israele» facendo dell'odio un nutrimento sostanziale, e usano il terrorismo come arma regolare. Le loro piazze sono costruite e aggressive quante queste altre sono naturali e piene di speranza.
Il valore aggiunto della differenza fra le due piazze risiede in un nome che non è mai stato così attuale come in questi mesi: la democratizzazione, che dall'Iraq alla Palestina vola sull'Egitto, l'Arabia Saudita e anche l'Iran, ma anche sull'Ucraina e la Georgia. Chi sta dentro questo movimento naviga anche se fra mille tempeste, su un'onda in cui gli Usa, la maggiore potenza mondiale, hanno puntato tutto: la democrazia come fonte di sicurezza mondiale e anche di un tessuto connettivo che dovrebbe fondare il mondo di domani. Anche l'Europa comincia a comprendere che il sostegno ai movimenti democratici potrà sì, essere là per là destabilizzante, ma che è moralmente e politicamente inevitabile. E infine, c'è nella scelta della libertà una chiarezza morale simile a un brillante, chi può evitarne la luce? La gente, tutta la gente, vuole essere libera. Il resto è crudele anacronismo.
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