Morto Arafat cala il consenso dei palestinesi al terrorismo del 50%, secondo un sondaggio
Testata: Libero Data: 15 marzo 2005 Pagina: 4 Autore: un giornalista Titolo: «Nella Palestina senza Arafat crolla il sostegno ai kamikaze»
LIBERO di martedì 15 marzo 2005 pubblica un articolo su un sondaggio realizzato da un istituto di ricerca palestinese. Dal quale risulta che dopo la morte di Arafat il consenso agli attentati suicidi è drasticamente calato tra i palestinesi. A riprova del ruolo svolto dal defunto raìs nell'incitamento alla violenza.
Ecco l'articolo: GERUSALEMME - [ a. m.] Le urne ormai attirano più delle autobomba, e gli attentati kamikaze e i loro esecutori non riscuotono più larghissimi consensi nei territori palestinesi. Dopo le elezioni che si sono tenute in Iraq e in Arabia Saudita, è crollato di ben 48 punti percentuali in sei mesi - dal 77% ad appena il 29% - secondo l'ultimo sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey Research, il sostegno palestinese verso gli attacchi kamikaze. Il dato è stato tratto chiedendo a 1.319 palestinesi adulti un parere sull'attentato di Tel Aviv del mese scorso. Solo il 29% ha risposto di averlo approvato, contro il 77% che aveva risposto in modo analogo sull'attacco di agosto 2004 a Beersheba in cui morirono 16 israeliani. Un dato significativo, secondo un funzionario del centro di ricerca, Khalid Shikaki, che individua nel risultato del sondaggio una sorta di avvertimento ai gruppi fondamentalisti palestinesi: non sarà garantito alcun consenso al ritorno alla violenza. Tra i dati emersi dal sondaggio - che presenta un margine massimo di errore di 3 punti percentuali - figura anche la crescita di consensi per Hamas, il movimento palestinese che ha appena annunciato di voler partecipare alle elezioni parlamentari del prossimo luglio. In soli tre mesi Hamas è passato dal 18% di dicembre al 25% di marzo. In calo di quattro punti percentuali è invece il sostegno al presidente palestinese Abu Mazen, sceso dal 40% al 36 per cento. Forte di questi risultati, uno dei leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Ismail Haniy, ha indicato che l'accordo informale di cessate il fuoco tra le fazioni armate palestinesi e Israele potrebbe essere messo in discussione nel caso in cui lo Stato ebraico non dovesse procedere alla scarcerazione di tutti i prigionieri palestinesi. La dichiarazione pesa sul meeting che si tiene oggi al Cairo tra le fazioni armate e il presidente dell'Anp Abu Mazen. « Non potrà esserci una tregua o un periodo di calma se i detenuti continueranno a rimanere nelle prigioni israeliane » , ha dichiarato Haniy, durante un sit- in di protesta dei parenti dei prigionieri a Gaza. « Quando Hamas ha aderito al periodo di tregua ha posto la liberazione dei prigionieri in testa alle richieste palestinesi » . « La questione dei prigionieri - ha aggiunto il leader di Hamas - è prioritaria per il popolo palestinese e i suoi gruppi e non può passare sotto silenzio » . Oltre 7.000 palestinesi sono attualmente detenuti in Israele. Mantenendo la promessa, nei giorni scorsi lo Stato ebraico ha autorizzato il rilascio di un gruppo di 500 prigionieri non direttamente coinvolti in attacchi sanguinari contro obiettivi israeliani. Appare invece meno sicura la questione dei rifugiati. Il presidente dell'Anp Mahmoud Abbas dirà oggi alle fazioni palestinesi riunite al Cairo che è necessario considerare in maniera " realistica ? la questione del diritto al ritorno, e che non tutti i profughi potranno tornare nelle loro case in Israele e nei Territori. Ma coloro che non ritorneranno dovrebbero ricevere un risarcimento. La posizione palestinese sui rifugiati, in particolar modo quelli che vivono in Libano, è nota da tempo e prevede il ritorno dei profughi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza o un risarcimento per chi dovesse decidere di non usufruire di quello che i palestinesi considerano un diritto. Le organizzazioni estremiste palestinesi non riconoscono lo Stato di Israele e ne chiedono la distruzione per permettere ai rifugiati di tornare alle loro abitazioni. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.