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La Stampa Rassegna Stampa
15.03.2005 Al vertice del Cairo Abu Mazen cerca di far accettare il cessate il fuoco ai terroristi
la cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 15 marzo 2005
Pagina: 5
Autore: Aldo Baquis - la redazione
Titolo: «Abu Mazen al Cairo si gioca tutto sulla tregua - Gerico e Tulkarem tornano all'Anp»
LA STAMPA di martedì 15 marzo 2005 pubblica una cronaca di Aldo Baquis, "Abu Mazen al Cairo si gioca tutto sulla tregua".
Rileviamo che Baquis scrive, in modo evidentemente improprio, di "militanti" che cercano di produrre razzi qassam per colpire le "retrovie" israeliane, "terroristi" sarebbe stato il termine più adeguato (i razzi qassam poi sono generalmente impiegati per colpire i centri abitati israeliani, mentre "retrovie" è un termine applicabile solo a installazioni militari).

Di seguito, l'articolo, per il resto sostanzialmente corretto:

Il presidente palestinese Abu Mazen è partito ieri per il Cairo nell’intento di convincere entro la fine della settimana i dirigenti di 13 organizzazioni politiche palestinesi a una tregua unilaterale con Israele. In un’intervista alla tv israeliana Abu Mazen ha precisato che punta a una tregua a oltranza che gli consenta di avviare fin d'ora negoziati con il governo di Ariel Sharon sull'assetto definitivo nei Territori. Fra i problemi più spinosi, la questione dei profughi, che «dovrà trovare una soluzione concordata sulla base della risoluzione 194 dell’Onu». Abu Mazen cercherà di convincere i palestinesi a un atteggiamento pragmatico sul fatto che siano necessarie «concessioni dolorose». Ma come sempre nel dialogo interno palestinese si inseriscono forze esterne. Lo stesso Abu Mazen ha sentito la necessità di consultarsi ieri con i dirigenti dell’Arabia Saudita. Al Cairo potrà beneficiare del sostegno del presidente Hosni Mubarak e del capo dei suoi servizi di sicurezza generale Omar Suleiman che da tempo cercano di convincere Hamas e la Jihad islamica ad abbandonare la lotta armata per trasformarsi in partiti politici.
Qualcosa in effetti sta cambiando anche fra gli integralisti palestinesi. Nei giorni scorsi Hamas ha reso noto che a luglio parteciperà per la prima volta alle elezioni politiche nei Territori. E, secondo un sondaggio pubblicato ieri nei Territori, le azioni della lotta armata e degli attentati sono in ribasso. Anche questa è una conseguenza della linea politica moderata di Abu Mazen. Ma queste tendenze si scontrano con una linea molto più militante concordata dai dirigenti di Hamas e della Jihad islamica all'estero in un incontro a Beirut con il segretario generale degli Hezbollah Hassan Nasrallah. Sullo sfondo, pare, agisce anche Faruq Kaddumi, il leader di al-Fatah che non vuole rientrare nei Territori per non dover chiedere il permesso di ingresso a Israele e che sembra essersi avvicinato all'Iran. I colloqui del Cairo saranno il primo vero test dell'ascendente di Abu Mazen fra i suoi connazionali.
Diversi portavoce hanno chiarito che una tregua con Israele non può essere concessa gratis: sarebbe accettabile - hanno chiarito Hamas, Jihad islamica e i partiti di ispirazione marxista - solo se garantita internazionalmente e legata a un impegno preciso per liberare ottomila palestinesi reclusi in Israele. I gruppi dell’Intifada si attendono inoltre che «Israele cessi le continue aggressioni e compia un ritiro nei Territori fino alle linee occupate nel settembre 2000, all'inizio dell’Intifada. Parlando a nome di Hamas, Ismail Hanye ha spiegato che ci si attende che al vertice del Cairo i dirigenti palestinesi «confermino la scelta dell’Intifada e della resistenza, nel contesto dell’unità nazionale».
Secondo Israele i gruppi armati sono oggi molto più minacciosi del gennaio scorso. All'intelligence militare risulta che Hamas utilizzi l'attuale periodo di calma per mettere a punto attentati contro obiettivi israeliani imprecisati: forse colonie, forse basi militari. In Cisgiordania inoltre i militanti sono impegnati, secondo l’intelligence, a cercare di produrre razzi Qassam con cui bombardare le retrovie israeliane. In questo clima è giunto ieri a Ramallah il segretario generale dell’Onu Kofi Annan che è stato subito oggetto di accese manifestazioni di protesta per aver declinato l’invito a visitare di persona il «muro dell'apartheid», ossia la barriera difensiva costruita da Israele a ridosso della linea di demarcazione della Cisgiordania. Mentre Annan era a colloquio con Abu Mazen, un migliaio di dimostranti hanno cercato di fare irruzione nella Muqata, il quartier generale di Ramallah, ma sono stati respinti con la forza. In serata Hamas ha pubblicato un documento di esecrazione nei confronti di Annan che si sarebbe «arreso alle pressioni di Israele».
Riportiamo anche il trafiletto "Gerico e Tulkarem tornano all'Anp", un lancio AGI pubblicato dalla STAMPA:
GERUSALEMME. Le autorità israeliane hanno deciso la restituzione all'Autorità Nazionale Palestinese di due città della Cisgiordania: Gerico e Tulkarem. Il ministro israeliano della difesa Shaul Mofaz ha concordato con il ministro dell'Interno palestinese Nasser Youssef il ritiro delle truppe israeliane da Gerico per domani, e da Tulkarem per l'inizio della settimana prossima. Nei giorni successivi potrebbe essere la volta di Qalquilya. Le scadenze per la restituzione delle città erano state rinviate dopo l'attentato kamikaze di Tel Aviv del 25 febbraio costato la vita a cinque civili israeliani.
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