Per Sergio Romano Sharon resta il cattivo un editoriale che antepone il pregiudizio ai fatti
Testata: Panorama Data: 10 marzo 2005 Pagina: 27 Autore: Sergio Romano Titolo: «Palestina, intervallo fra due round»
Su PANORAMA della settimana dal 4 al'10 marzo viene pubblicato a pag. 27 un editoriale a firma di Sergio Romano dal titolo "Palestina, intervallo fra due round". Nell'articolo Sergio Romano descrive ed analizza l'attuale situazione dei rapporti fra Israele e l'ANP nell'ambito delle trattative per il percorso di pace e sicurezza. Riconosce da subito il merito a Sharon di non aver disposto una reazione energica all'ultimo attentato di Tel Aviv. Paragona poi la figura di Sharon ai grandi generali statisti che si sono visti nella storia recente come De Gaulle ed Eisenhower che hanno concluso al termine della propria carriera importanti trattati e armistizi.
Ma, come ci dobbiamo comunque aspettare da Sergio Romano, il confronto si chiude a sfavore di Sharon. Infatti l’editorialista di Panorama scrive: Come De Gaulle ed Eisenhower, Sharon, dunque, vorrebbe chiudere la sua lunga vita con un gesto pacificatore. Non sono certo che questa tesi rifletta il pensiero e le intenzioni del primo ministro israeliano. Sharon ha sempre perseguito coerentemente lo stesso obiettivo: evitare la nascita di una Palestina indipendente, dotata di un esercito, di un'aviazione e dell'autonomia diplomatica che è propria degli stati sovrani.
Evidentemente Sergio Romano ha trascorso gli ultimi anni lontano dai mezzi di informazione o forse, dove si trovava, non c'erano giornali; queste sono le ipotesi a cui preferiamo pensare, per non essere costretti a concludere per la malafede. Forse Romano non è stato informato che tutto il mondo, anche quello più ostile ad Israele, ha dovuto prendere atto - documenti alla mano - e come spesso capita in misura diversa dei collegamenti più che stretti fra Arafat ed i terroristi; forse Romano non ha ancora capito, ed i fatti recenti lo dimostrano, che molti ostacoli all'indipendenza ed alla rappresentatività dell'interlocutore erano rappresentati dall'amministrazione di Arafat (quindi non solo lui in persona ma il suo "stile gestionale") ed i suoi stretti collegamenti economico-finanziari con gli altri paesi arabi; forse Romano non ha riflettuto a sufficienza sul fatto che è difficile parlare di pace e intavolare una trattativa con qualcuno che non riconosce l'altrui diritto all'esistenza.
Ora le cose sono cambiate, con grande felicità dei palestinesi e con identica soddisfazione del resto della Comunità internazionale. Arafat ha fatto del male innanzitutto al suo popolo; questo i palestinesi lo hanno capito e hanno capito soprattutto che ora hanno un'occasione irripetibile: possono iniziare il percorso per diventare una vera democrazia, con una propria rappresentatività, una propria Autorità che può trattare con Israele su un piano paritetico. I palestinesi sono soprattutto coscienti che hanno accanto non un nemico ma una controparte molto attenta, che non vuole e non può rinunciare alla propria esistenza ed alla propria sicurezza, ma che è disposta a grandi concessioni per poterle ottenere.
Ma tutto questo Romano non intende ammetterlo e quindi conclude nel suo editoriale spiegando che secondo lui le due parti si stanno parlando solo per disperazione in attesa di riprendere un inevitabile conflitto. Da parte israeliana la pausa sarebbe dovuta all'enorme crisi economica. Da parte palestinese per consentire di riprendersi dalla lunga intifada.
Romano quindi conferma fino in fondo l'esistenza dei suoi paraocchi. Se avesse veramente a cuore le sorti dei palestinesi e la costituzione di uno Stato Palestinese non dovrebbe continuare a scrivere usando il veleno al posto dell'inchiostro. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione di Panorama. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.