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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
10.03.2005 Una recensione propaganda contro Israele
sul supplemento culturale

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 10 marzo 2005
Pagina: 32
Autore: Seyed Farian Sabahi
Titolo: «Schiacciati dagli eccidi»
A pagina 32 del supplemento culturale DOMENICA, il SOLE 24 ORE di domenica 6 marzo 2005 pubblica una recensione di Seyed Farian Sabahi al romanzo di Ibraihim Nasrallah "Dentro la notte. Diario palestinese".
Il romanzo, da quanto è dato capire dalla recensione, presenta una serie di quadri violenti e drammatici della vita palestinese, non contestualizzati. Il che non è necessariamente un male, trattandosi appunto di un romanzo e non di un saggio storico o di un articolo di cronaca.

Maggiore precisione invece sarebbe senz'altro stata necessaria nella recensione: per esempio si sarebbe potuto ricordare che "l’eccidio di Settembre Nero del 1970 in Giordania" fu il risultato del tentativo di al Fatah di rovesciare re Hussein. E senza dubbio si sarebbe dovuto essere più precisi su Sabra e Chatila. Che non fu un "assedio" israeliano (iniziato il 16 settembre 1982), ma un massacro compiuto (tra la sera del 16 e l'alba del 18 settembre) all'interno dei campi profughi palestinesi dai falangisti libanesi.
Anche con una recensione di parte si fa disinformazione.

Ecco l'articolo:

Che cosa può dire una madre spaventata ai propri figli, di fronte a una bomba inesplosa "con la testa conficcata nel cemento, con l’elica a fiore sul pavimento"?
"Piano, piano bambini !". Gli occhi erano secchi, come le labbra. Molto tempo dopo, la madre spiegò che la bomba dormiva, forse era stanca, forse non aveva forza di esplodere. L’importante era non alzare la voce, altrimenti si sarebbe svegliata.
Il romanzo di Ibraihim Nasrallah "Dentro la notte. Diario palestinese" è tra i primissimi volumi pubblicati nella collana "Contemporanei, scrittori del mondo" diretta da Isabella Camera d’Afflitto per la casa editrice Ilisso di Nuoro. Non è un libro di facile lettura: nelle scene, talvolta senza nesso, i personaggi non hanno nome, non vi sono riferimenti temporali e di luogo, al di fuori della data con cui l’autore conclude il romanzo, la notte tra il 16 e il 17 settembre 1991.
Il massacro raccontato da Nasrallah è quindi uno dei tanti subiti dai palestinesi. Potrebbe essere l’eccidio di Settembre Nero del 1970 in Giordania, quando l’autore era adolescente e viveva in uno dei campi profughi più colpiti. Oppure la carneficina di Sabra e Cahtila, i campi alla periferia di Beirut, assediati dalle truppe israeliane dal 16 settembre 1982. di Sabra e Cahtila , canta i caduti il "piccolo vicino", uno dei tanti personaggi cui non è permesso al lettore conoscere il nome. Nasrallah descrive, con frasi spezzate, ma immediate, le difficoltà del popolo palestinese in guerra, negli spostamenti in patria e alle frontiere. Degli osservatori internazionali precisa che "erano arrivati tutti dopo che gli aggressori avevano finito le munizioni". Non risparmia critiche nemmeno al gran muftì, che saputo che "non c’erano più né cani, né gatti, né topi da mangiare, autorizzava con un’enciclica gli abitanti dei campi profughi sotto assedio a mangiare la carne dei cadaveri.
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