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Il Manifesto Rassegna Stampa
08.03.2005 Poche righe per le notizie che non servono ad attaccare Israele
anche questa è disinformazione

Testata: Il Manifesto
Data: 08 marzo 2005
Pagina: 8
Autore: la redazione
Titolo: «Due soldati israeliani feriti ad Hebron - Riprendono i contatti Abu Mazen-Mofaz - Libano, «I palestinesi non si faranno disarmare»»
IL MANIFESTO martedì 8 marzo 2005 riporta alcune notizie sul conflitto israelo-palestinese in modo inusualmente breve.
Poche righe, riprese da France Presse, sul ferimento di due soldati israeliani ad Hebron, sulla morte di una bambina palestinese e sul ferimento di un'altra vicino a Gerico.
In questo caso Israele non c'entra nulla e la notizia è dunque poco interessante.

Ecco il testo:

DUE SOLDATI ISRAELIANI FERITI AD HEBRON

Due guardie di frontiera israeliane sono state ferite ieri presso la Tomba dei Patriarchi di Hebron. Secondo fonti militari, «un gruppo di miliziani palestinesi ha aperto il fuoco contro la postazione delle guardie ferendole entrambe, una delle quali in modo grave». L'agguato è avvenuto vicino all'ingresso alla Tomba riservato ai fedeli musulmani. Dal governo di Ariel Sharon è venuta immediata la condanna. «L'attacco di questa mattina (ieri, ndr)» si legge in una nota del governo, «è un tentativo di colpire la libertà di preghiera del popolo ebraico in uno dei luoghi più santi». In Cisgiordania, vicino a Gerico, una bambina palestinese di nove anni è stata uccisa dall'esplosione di una bomba a mano che aveva raccolto in un campo. Un'altra bambina che giocava con lei è rimasta ferita. (France presse)
Non molte righe anche per la ripresa dei contatti tra Israele e Anp. Si tratta di una regola: titoli a più colonne quando, in seguito a un'attentato, Israele sospende un ritiro o un colloquio annunciato, brevi note quando lo riconferma.

Ecco l'articolo, ripreso da Reuters:

RIPRENDONO I CONTATTI ABU MAZEN - MOFAZ

Dopo la sospensione imposta da Israele in seguito all'attentato suicida del 25 febbraio scorso a Tel Aviv, oggi riprenderanno i contatti ufficiali ad alto livello tra l'Autorità nazionale palestinese e lo Stato ebraico, finalizzati a «rilanciare il processo di pace». Lo hanno reso noto ieri fonti dei servizi di sicurezza israeliani, secondo cui il ministro della Difesa, generale a riposo Shaul Mofaz, vedrà il presidente dell'Anp, Abu Mazen. Un anonimo portavoce palestinese ha precisato che alla riunione parteciperà anche il ministro dell'Interno, Nasr Youssef, designato da Abu Mazen come capo supremo dell'apparato di sicurezza. (Reuters)
Infine, ripreso da ANSA, un breve articolo sulle dichiarazioni del segretario generale di al Fatah in Libano. Il massacro Sabra e Chatila domostrerebbe la pericolosità per i palestinesi del disarmo del Fatah.
In realtà furono le violenze dell'Olp in Libano a generare l'odio e la violenza indiscriminati dei falangisti cristiani che compirono il massacro. Le armi di al Fatah sono ben lontane dall' essere una fonte di sicurezza per i palestinesi.
E costituiscono invece un rischio per lo Stato libanese e per i suoi vicini.

Ecco il testo:

LIBANO, «I PALESTINESI NON SI FARANNO DISARMARE»

I palestinesi in Libano non sono disposti a consegnare le armi - nel contesto della risoluzione 1559 delle Nazioni unite - se prima non avranno ricevuto «adeguate garanzie politiche ed internazionali». Lo ha dichiarato ieri in un'intervista a Voce della Palestina il segretario generale di al-Fatah in Libano, Sultan Abul Einein. «Abbiamo diritto ad invocare garanzie politiche - ha osservato il funzionario - anche perché nella memoria del nostro popolo restano impresse le stragi di Sabra e Shatila, in cui tremila palestinesi furono massacrati come pecore». (Ansa)
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