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Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.02.2004 Giusto parlare con i terroristi, sostiene Sergio Romano
ma, assieme ai principi, le sue argomentazioni trascurano la realtà

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 febbraio 2004
Pagina: 33
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Hezbollah e Hamas: quando il terrorismo ha due volti»
Sergio Romano sul CORRIERE DELLA SERA di lunedì 21 febbraio 2005 risponde a una lettera sul rifiuto opposto dalla Francia alla richiesta israeliana di dichiarare Hezbollah un'organizzazione terroristica.
Romano pretenderebbe di riportare la sua interlocutrice dal piano dei "principi" a quello della "realtà", ma per quanto la sua risposta manchi certamente di principi, non si può dire che compensi con una dose appena accettabile di realtà.
L'atteggiamento dell'Unione europea verso Hamas, secondo Romano fu, fino a che le pressioni americane non ne ebbero ragione, analoga a quello di Tony Blair verso il Sinn Fein: ma il premier inglese trattò con quest'ultimo partito mentre era in vigore un cessate il fuoco (violato solo da formazioni minori) e aveva luogo un progressivo disarmo dell'Ira. L'Unione europea "dialogava" con Hamas mentre questa organizzava gli attentati suicidi. E dialoga oggi con Hezbollah mentre questo continua a organizzare e finanziare atti terroristici con l'intento di far fallire il processo di pace.
Hamas ed Hezbollah poi si sono sempre opposti all'esistenza stessa di Israele, una posizione sulla base della quale è piuttosto difficile immaginare un dialogo. Nel caso di Hezbollah va poi ricordato che non vi è nessuna disputa territoriale o nazionale alla base della guerra che muove a Israele, per cui il paragone con l'Ira o l'Eta è doppiamente infondato.
Il Likud non è affato un partito collaterale a un'organizzazione terroristica, come è Herri Batasuna e come è stato il Sinn Fein, mentre è molto evidente in ciò che scrive Romano il tentativo "illusionistico" di farlo passare per tale, muovendosi disinvoltamente tra i congressi del 2000, gli anni 30 e 40 e il secondo dopoguerra e dimenticando la realtà attuale: non esiste alcun braccio armato del Likud, mentre Hamas o Hezbollah sono interamente dediti all'assassinio e alla strage.
Del tutto inaccettabile poi è il tentativo di equiparare l'autodifesa di Israele nei territori, che mai ha preso deliberatamente di mira civili, e l'aggressione terroristica contro che ha subito. Forme analoghe, per Romano, di violazione dei diritti umani. Un'equiparazione morale insostenibile delle vittime e degli aggressori.

Ecco il testo della lettera e della risposta:

All’inizio del mese il ministro degli steri israeliano Shalom ha chiesto, al suo omologo francese Barnier, di includere il movimento Hezbollah nella lista nera dell’Unione europea. La tesi di Shalom è che trattasi di movimento terrorista e quindi potrebbe costituire un pericolo per la convivenza, tesi condivisa dall’Autorità Nazionale Palestinese. Tale richiesta è stata respinta dal presidente francese Chirac e non è la prima volta che questo accade. Se ben ricorda lo stesso Chirac aveva impedito che una mozione di disapprovazione ad una dichiarazione antisemita del presidente della Malaysia fosse approvata in sede di Commissione europea. Mi vergogno profondamente per un paese dove, nel passato, sono stati proclamati i diritti dell’uomo e che ormai non si sa più da che parte voglia dirigersi

Cara Signora,
in passato il problema si è posto, più o meno negli stessi termini, per l’organizzazione palestinese Hamas. Dei due movimenti Hezbollah è il più vecchio. Apparve in Libano dopo la rivoluzione iraniana del 1978 e si fece immediatamente conoscere per una serie di clamorosi attentati fra cui quello che uccise più di 200 marines a Beirut nel 1983. Hamas invece nacque nei territori occupati all’inizio dell’intifada (1987) e divenne subito un pericoloso concorrente dell’Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina). Qualcuno sostiene addirittura che essa abbia avuto, in una prima fase, il sostegno degli israeliani a cui premeva indebolire Arafat.
Le due organizzazioni hanno qualche punto in comune: una forte matrice religiosa, una organizzazione assistenziale che ha fornito alla società palestinese in questi anni i rudimenti di un elementare Welfare State: scuole, ambulatori, cliniche, sussidi di varia natura.
Questa duplicità non è sorprendente. Molte altre organizzazioni politiche del novecento presentano analoghe caratteristiche. All’epoca del mandato britannico in Palestina il movimento di Vladimir Jabotinski aveva un braccio armato, segreto e clandestino, da cui emersero i gruppi del terrorismo ebraico nel secondo dopoguerra. Ma il suo ritratto appare ancora oggi nei congressi di un partito politico: il Likud. In Irlanda un partito, il Sinn Fein, è considerato il braccio politico dell’Ira (Irish Republican Army). Nei Paesi Baschi lo stesso rapporto intercorre fra l’organizzazione clandestina (l’Eta) e Herri Batasuna, il partito che aveva , prima della sua soppressione una consistente rappresentanza nel parlamento della regione.
Sul modo con cui affrontare questa duplicità i governi adottano, a seconda delle circostanze, atteggiamenti diversi. La Gran Bretagna preferisce avere di fronte a sé un interlocutore visibile e non ha soppresso il Sinn Fein. Quando il suo leader Gerry Adams ebbeun visto americano (il presidente allora era Bill Clinton), gli inglesi, irritati, dichiararono che gli sati Uniti avevano esteso la loro ospitalità a un terrorista. Ma Tony Blair sa che l’unica strada percorribile è quella del negoziato; e con chi dovrebbe negoziare se non con i rappresentanti politici del nemico? Il governo spagnolo ha adottato verso Batasuna la stessa linea sino a quando azanar, verso la fine del suo mandato, decise che la via dei negoziati era ormai bloccata e lo mise fuori legge.
I governi dell’Unione europea hanno adottato per molto tempo, verso Hezbollah e Hamas, un apolitica simile a quella del governo britannico verso Sinn Fein. Ma le insistenze americane hanno ottenuto che l’ala politica di Hamas, nel settembre 2003, venisse inclusa dall’Ue nella lista delle organizzazioni terroristiche.
Come vede, cara signora, quando si passa dai principi alla realtà il mondo diventa sempre molto più vario e complicato. Su un punto, tuttavia, lei ha certamente ragione. Fra i diritti dell’uomo, titolo di gloria della nazione francese e Hezbollah c’è un abisso. Mas e l’accusa alla Francia viene dal governo di Gerusalemme, il ministro degli Esteri francese potrebbe replicare che anche Israele, nei territori occupati, non presta grande attenzione ai sacrosanti principi della rivoluzione francese.
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