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La Repubblica Rassegna Stampa
20.02.2005 Il popolo egiziano finalmente conosce le posizioni di Sharon
in una intervista sul quotidiano Al Ahram

Testata: La Repubblica
Data: 20 febbraio 2005
Pagina: 17
Autore: la redazione
Titolo: «Sharon parla al mondo arabo»
Il quotidiano egiziano Al Ahram (governativo) pubblica una intervista con Ariel Sharon, permettendo così ai suoi lettori di conoscere le posizioni israeliane. E' un fatto straordinario, in un paese dove la stampa è sempre stata allineata su posizioni anti-israeliane.
Lo riprendiamo da una sintesi pubblicata su REPUBBLICA di oggi:

Sharon parla al mondo arabo "Credetemi, sono un uomo di pace"

Su un giornale egiziano proposte e speranze del premier israeliano


Nella sua prima intervista ad un quotidiano arabo, cosa vorrebbe dire ai lettori arabi?
«Prima di tutto vorrei ringraziare il presidente Mubarak per aver ospitato la riunione di Sharm el-Sheikh. Apprezzo molto la politica del presidente ed il coinvolgimento egiziano nel processo di pace. Io e il presidente Mubarak abbiamo dei rapporti molto buoni. Tutti e due abbiamo esperienza della guerra e capiamo le sofferenze che nascono di conseguenza. Per questo abbiamo uno scopo comune: insieme, con la nostra esperienza, possiamo lavorare per la pace».
Ma che cosa vorrebbe dire al lettore arabo che legge questa intervista?
«Sono tornato a Sharm el-Sheikh da politico, convinto che si possa cogliere questa opportunità per spingere il popolo israeliano, egiziano e palestinese ad un futuro di tranquillità, sicurezza e pace. Vorrei che il popolo arabo, mi vedesse come un uomo di pace, e come un uomo politico che cerca la stabilità e la pace».
Anche gli arabi vogliono la pace, la sicurezza e il ritiro dai loro territori sotto occupazione. Vi ritirerete dai territori arabi occupati?
«Farò tutto il possibile per arrivare ad una soluzione politica. Prima non avevamo un interlocutore. Posso fare rinunce dolorose per raggiungere una pace reale, che duri generazioni, ma non sono pronto a fare rinunce per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini israeliani. Mi sembra che Abu Mazen, oggi, abbia voglia di arrivare alla stabilità e alla sicurezza. A questo proposito è molto importante il coinvolgimento del presidente Mubarak, e vedo che il presidente vuole collaborare. Se si garantirà la sicurezza e si fermerà il terrorismo, sarà possibile iniziare le discussioni sulla road map. Ora non siamo ancora a quella fase, ma se la sicurezza sarà garantita, sarà possibile iniziare le discussioni per una soluzione finale. Condizione principale è la stabilità assoluta, l´eliminazione delle organizzazioni terroristiche e il sequestro delle armi. Farò tutto il possibile e sono sicuro che con la collaborazione di Mubarak, potremo fare progressi».
Prima che un politico lei è stato un generale, pensa che la guerra sia l´unico modo per raggiungere la pace in Israele?
«I generali sono visti come uomini che vogliono solo la guerra. Personalmente sono stato visto come un uomo di guerra, ma questa non è la realtà. Ho partecipato a tutte le guerre di Israele, ho potuto guidare le migliori unità dell´esercito israeliano e ho visto il dolore e la paura della guerra. Per questo credo e capisco l´importanza della pace, molto meglio di altri politici che parlano di pace, ma non hanno avuto l´esperienza che ho avuto io».
Quali passi verranno fatti da Israele dopo Sharm el-Sheikh?
«Siamo in contatto con la parte palestinese. Ho dato ordine di iniziare i negoziati, così sarà possibile consegnare i territori, dai quali si ritirerà Israele, all´Autorità palestinese, ma non ad organizzazioni terroristiche come Hamas e la Jihad. Per il ritiro ci vorrà una situazione di sicurezza e tranquillità. Per quanto riguarda il cessate il fuoco, ho annunciato che se da parte palestinese verrà garantita la sicurezza, allora lo sarà anche da parte israeliana. Lo speriamo». Quando inizierà il ritiro da Gaza?
«Inizierà a luglio e finirà prima della fine dell´anno. Non sostituirà la road map, ma consentirà di arrivarci. Il Muro non rappresenta le vere frontiere di Israele, che saranno disegnate quando regnerà la calma e si potrà passare alla road map».
In che modo avverrà la consegna della striscia di Gaza e dei Territori occupati ai palestinesi?
«Io vorrei consegnare i Territori ai palestinesi; durante la riunione di Sharm el-Sheikh ho dato il permesso di costruite un porto a Gaza. E, se verrà garantita la sicurezza, potremo dare il permesso per la costruzione e la manutenzione dell´aeroporto».
Il presidente americano Bush ha detto che il riconoscimento di uno stato palestinese è vicino. Voi credete che sia effettivamente così?
«Ho espresso il mio sostegno alla realizzazione di uno stato palestinese, nell´ambito della road map. Se la sicurezza verrà garantita e potremo iniziare la fase della road map, ciò è molto probabile. Ma i palestinesi devono capire che per arrivarci, si deve diffondere la sicurezza totale, si deve insegnare la pace, si devono eliminare le organizzazioni terroristiche, sequestrare le armi e ci devono essere riforme della sicurezza. Se il terrorismo continua, tutto ciò non sarà possibile. Noi speriamo che ciò possa avvenire e che i palestinesi realizzino le loro promesse».
Pensa che questo avverrà durante il suo mandato?
«Non ho intenzione di lasciare il mio incarico nei prossimi tempi. Penso che sia importante che la nostra generazione, che ha vissuto tutto ciò, si faccia carico di fare pressioni per favorire il processo di pace».
Quali sono le vostre condizioni per la pace con la Siria?
«La Siria è uno stato terrorista. Tutti capi delle organizzazioni terroristiche stanno a Damasco, i campi di preparazione militare stanno in Siria. Sarei felice di arrivare alla pace con tutti i paesi arabi, ma la Siria, Hezbollah e l´Iran effettuano attacchi terroristici contro Israele, e sono un vero pericolo per Abu Mazen».
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