Proseguono le iniziative distensive israeliane, mentre la destra nazionalista protesta la cronaca di Graziano Motta
Testata: Avvenire Data: 15 febbraio 2005 Pagina: 5 Autore: Graziano Motta Titolo: «Slitta il ritiro da Gerico. L'ira dei coloni su Sharon»
Graziano Motta su AVVENIRE di martedì 15 febbraio 2005 pubblica una corretta cronaca da Israele. Ecco l'articolo: Gerico, in base alle intese tra Sharon e Abu mazen, sancite dalla stretta di mano al vertice di Sharm el-Sheik, sta per tornare nuovamente sotto il controllo palestinese, prima fra le altre quattro città della Cisgiordania (Qlaqiia, Tulkarem, Betlemme e Ramallah). Il dispiegamento dei soldati israeliani, previsto per le prime ore di stamani, è stato però rinviato a causa di divergenze sull’ampiezza del ritiro, che i palestinesi vorrebbero dell’intera oasi. Anche il 13 maggio 1994, in base agli accordi di Oslo, Gerico era stata la prima città della Cisgiordania ad essere lasciata dai soldati israeliani. Ma, come allora, riaffiorarono potenti le resistenze della destra nazionalista e religiosa in nome del suo grande significato nella storia del popolo ebraico. Una memoria che alimenta la campagna politica contro il piano Sharon per il ritiro dei soldati e di oltre settemila coloni dalla Striscia di Gaza e da quattro insediamenti della Samaria. Una campagna costellata da vaste manifestazioni di protesta nel Paese specie nella zona di Gerusalemme (ieri con decine di feriti e arresti) e anche da minacce contro esponenti del governo (al ministro Shitrit e ai due suoi figli dopo l’aggressione subita dal superministro dell’economia Netanyahu) ed ieri sera si è appreso anche contro la tomba della moglie di Sharon . Tanto da far denunciare al capo dello Stato Katsav "il clima deleterio che si instaura nel Paese". Un clima che ha turbato la riunione di ieri della commissione parlamentare Esteri e Difesa, ove Sharon mentre annunciava che il ritiro comincerà tra cinque mesi – cioè a luglio e dovrebbe essere completato in 12 settimane – e soprattutto ribadiva il rifiuto di promuovere un referendum nazionale abrogativo è stato contestato con tanta insistenza e aggressività che il leader del partito nazional-religioso Effi Eitan è stato espulso dall’aula. E tempestosa si preannuncia la riunione di domenica prossima del governo, a cui sharon chiederà di approvare definitivamente il suo piano, per la prevista opposizione di alcuni ministri del suo stesso partito, che già si erano espressi contro il 6 giugno. Alcuni ricorsi dell’Alta Corte sono poi stati annunciati da oppositori di Sharon contro la liberazione di 500 detenuti palestinesi (provvedimento che contempla il ritorno in patria dei 13 attivisti dell’intifada che avevano occupato la basilica della Natività di Betlemme ed erano stati espulsi in Europa). E come gesto umanitario, ieri sono state restituite all’autorità palestinese le salme di 15 persone morte in Israele in attentati terroristici o in scontri con forze dell’ordine. Di queste iniziative e in particolare del piano di ritiro israeliano da Gaza, abu mazen si è detto molto soddisfatto in un’intervista al New York Times. Ha detto che Sharon parla ora un linguaggio diverso" e che la guerra con Israele è in effetti finita". Per gli israeliani la situazione sul terreno resta comunque preoccupante: a Hebron, presso la Tomba dei Patriarchi, è stato ucciso un palestinese che con un coltello aveva cercato di aggredire i militari. Mentre i servizi segreti denunciano la presenza di almeno 50 cellule degli hezbollah libanesi nei Territori. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.