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La Stampa Rassegna Stampa
14.02.2005 Sharon libera i primi 500 detenuti palestinesi
la cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 14 febbraio 2005
Pagina: 12
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Sharon libera 500 palestinesi»
LA STAMPA di lunedì 14 febbraio 2005 pubblica una corretta cronaca di Aldo Baquis, che riportiamo:
Determinato a cementare le relazioni con il presidente palestinese Abu Mazen nello spirito maturato nel recente vertice egiziano di Sharm el-Sheikh, il premier israeliano Ariel Sharon ha ottenuto ieri dal suo governo in meno di un'ora un voto unanime per la liberazione immediata di 500 militanti della intifada.
La decisione del governo israeliano prevede inoltre la liberazione di altri 400 reclusi nei prossimi tre mesi e il passaggio immediato sotto controllo dei servizi di sicurezza palestinesi di due città cisgiordane: la prima sarà Gerico, la seconda Kalkilya o Tulkarem. Già ieri responsabili militari delle due parti si sono incontrati per discutere ultimi dettagli relativi allo status di Gerico: una città dove l’intifada non è quasi mai stata avvertita e dove la popolazione attende con ansia il ritorno dei turisti e della valuta estera. Già da ieri sono stati riattivati il Casino Oasis, e la funicolare.
A Gaza Abu Mazen non lesina sforzi per tenere in vita «lo spirito di Sharm el-Sheikh», nonostante le violenze dei giorni scorsi in cui il carcere locale è stato preso d'assalto da una banda di uomini armati (tre detenuti sono stati brutalmente assassinati) e in cui le colonie ebraiche sono state sottoposte a un massiccio bombardamento. Il presidente è contemporaneamente impegnato su tre fronti. Innanzi tutto ha ottenuto da Hamas e dalla Jihad islamica un impegno ad intraprendere un periodo di calma in cui non lanceranno attentati. Ma gli integralisti avvertono fin d'ora che tale misura avrà breve durata se Israele non libererà complessivamente ottomila prigionieri. Aggiungono che qualora Israele compisse «aggressioni», si sentirebbero in dovere di «rispondere in maniera adeguata» e avvertono che il coordinatore Usa per la sicurezza, generale Bill Ward, «non è il benvenuto a Gaza».
Uno degli incarichi attribuiti dal segretario di Stato Condoleezza Rice a Ward è appunto quello di assistere Abu Mazen nella ristrutturazione dei servizi di sicurezza. Hamas e Jihad islamica temono dunque che ciò siginifichi lo smantellamento dei loro rispettivi bracci armati. Intanto a Gaza il presidente palestinese cerca di riorganizzare le forze armate palestinesi, dopo che nei giorni scorsi ha rimosso decine di ufficiali per palese incapacità. Il terzo compito in cui Abu Mazen è impegnato è la composizione di un rimpasto di governo che si protrae oltre i tempi previsti, cosa che innervosisce non poco il parlamento di Ramallah. Secondo la stampa palestinese, fra il presidente e il premier Abu Ala c'è tensione. Ieri Abu Mazen ha comunque promesso che Abu Ala presenterà il nuovo esecutivo «molto presto».
Nel parlamento israeliano, la Knesset, cresce intanto un clima di allarme dopo che minacce di morte sono giunte a due ministri (Meir Shitrit, del Likud, Beniamin Ben Eliezer, laburista) e a due deputati del Likud «rei» di essere favorevoli al ritiro da Gaza voluto da Sharon. La minaccia del terrorismo ebraico diventa reale: in parlamento sono state rafforzate le misure di sicurezza e ieri il capo della polizia Moshe Karadi ha presieduto in merito una consultazione straordinaria.
Un ebreo kamikaze (ossia un attentatore pronto ad immolarsi) potrebbe forzare i cordoni di protezione attorno a Sharon, ha scritto ieri un analista sul quotidiano Yediot Ahronot. Secondo il ministro laburista Haim Ramon sono circa un centinaio i terroristi ebrei che rappresentano una minaccia immediata per la vita di Sharon. I sobillatori più noti (forse una decina) potrebbero essere sottoposti ad arresti amministrativi. Ma gli elementi più pericolosi, secondo i servizi di sicurezza, beneficiano di un clima di omertà negli insediamenti in cui vivono e sono dunque ancora nell'ombra.
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