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Il Manifesto Rassegna Stampa
12.02.2005 "Caccia alle streghe" contro i terroristi
come manipolare la notizia di una sentenza

Testata: Il Manifesto
Data: 12 febbraio 2005
Pagina: 11
Autore: Franco Pantarelli
Titolo: «Usa, vietato difendere imputati «terroristi»"»
"Usa, vietato difendere imputati «terroristi»" è il titolo dell'articolo pubblicato dal MANIFESTO di sabato 12 febbraio 2005 sulla condanna di Lynne Stewart, avvocato di Omar Abdel Rahaman, ideatore del primo atteantato al World Trade Center.
Che Rahaman sia, per il quotidiano comunista un "terrorista" con tanto di virgolette (qual'è il termine giusto,"guerrigliero","partigiano", "resistente","militante"?) non ci stupisce piùdi tanto. ci stupisce ancora invece, perchè siamo irrimediabili ingenui, la falsificazione contenuta neltitolo e nel sommario dell'articolo,per il quale la Stewart è "colpevole di aver difeso imputati accusati di terrorismo".
In realtà, come si può lggere nel testo dell'articolo, l'avvocato era accusata " Di avere usato i suoi incontri con l'imputato che stava difendendo (Omar Abdel Rahaman, il famoso «sceicco ceco» che nel 1995 fu condannato all'ergastolo per avere progettato esplosioni nei maggiori landmark di New York) per «ricevere istruzioni» da lui e riferirle ai suoi seguaci; di avere cospirato per organizzare quell'attività; di avere violato le norme della prigione che imponevano allo sceicco di non comunicare con i media; di avere «dichiarato il falso» due volte, quando ha firmato una dichiarazione in cui si impegnava a rispettare le norme della prigione".
L'accusa però, si affretta però a precisare Franco Pantarelli, l'autore della cronaca, "non ha mai potuto dimostrare, in nessun modo, che le «violazioni» di cui lei era accusata avessero portato a un qualsiasi atto di violenza".
Dunque, par di capire,l'accusa ha dimostrato leviolazioni, ma non che queste,per il momento, abbiano causato atti di violenza.
E il terrorismo o la collaborazione con il terrorismo, si sa,possono essere perseguiti solo dopo che hanno già fatto dei morti.
Per avvalorare la tesi che la sentenza sia la prova di una "caccia alle streghe" amaricana, Pantarelli sostiene poi che essa sia stata emessa in un clima fortemante condizionato dalla tragedia delle Torri Gemelle.
Argomenti a sostegno di questa tesi:1)"lo stesso giudice Koeltl ha fatto ripetuti sforzi per «ricordare» che il processo non aveva niente a che fare con l'attacco alle Torri Gemelle",il che sembrerebbe èpiuttosto una prova che della correttezza procedurale del dibattimento, 2)"a un certo punto pare che un giurato si sia addirittura rivolto al giudice per denunciare il fatto che stava ricevendo minacce da altri giurati"; pare? sulla base di che? 3) l'aula "si trova a pochi isolati da Groud Zero, dove le Torri sorgevano" (sic!).

Ecco l'articolo:

Quali sono i suoi progetti immediati? «Anzitutto, ascoltare della buona musica. Poi, concentrarmi, riorganizzarmi e prepararmi alle prossime battaglie», risponde Lynne Stewart. Poco prima, quando la giuria l'aveva riconosciuta colpevole di avere «aiutato il terrorismo», aveva avuto un attimo di cedimento. La sua bella faccia tonda era impallidita e i suoi occhi si erano impegnati in una lotta furibonda contro le lacrime che non volevano proprio restarsene al loro posto. Ma una volta fuori, fra sostenitori e colleghi che le manifestavano la loro solidarietà, aveva ritrovato tutto il suo spirito battagliero. La prima delle sue prossime battaglie non riguarderà gli imputati «impopolari», da cui la maggior parte degli avvocati vogliono stare alla larga ma sarà per se stessa, nel ricorso in appello che ha già annunciato. John Koeltl, il giudice che ha presieduto il processo durato sette mesi (una bazzecola in termini italiani, un'eternità per il tribunale di New York), ha annunciato per il 15 luglio la sua sentenza, che potrebbe arrivare perfino a trenta anni di prigione. Ma nel frattempo lei rimarrà libera su cauzione (con il divieto di uscire dallo stato di New York), come è stata sin dall'incriminazione. Quali le accuse, in concreto? Di avere usato i suoi incontri con l'imputato che stava difendendo (Omar Abdel Rahaman, il famoso «sceicco ceco» che nel 1995 fu condannato all'ergastolo per avere progettato esplosioni nei maggiori landmark di New York) per «ricevere istruzioni» da lui e riferirle ai suoi seguaci; di avere cospirato per organizzare quell'attività; di avere violato le norme della prigione che imponevano allo sceicco di non comunicare con i media; di avere «dichiarato il falso» due volte, quando ha firmato una dichiarazione in cui si impegnava a rispettare le norme della prigione. Per arrivare al verdetto di colpevolezza i dodici membri della giuria hanno discusso dodici giorni. Cosa sia esattamente accaduto nella loro stanza non si sa, ma secondo alcuni racconti pare che ci sia stato qualcosa di più che una serie di discussioni animate. A un certo punto pare che un giurato si sia addirittura rivolto al giudice per denunciare il fatto che stava ricevendo minacce da altri giurati. Il «clima», insomma, non sembra fosse proprio dei migliori.

Durante il dibattimento, per dire, lo stesso giudice Koeltl ha fatto ripetuti sforzi per «ricordare» che il processo non aveva niente a che fare con l'attacco alle Torri Gemelle: ma tutti dicono che quell'evento terribile non ha mai cessato di incombere nell'aula, che oltre tutto si trova a pochi isolati da Groud Zero, dove le Torri sorgevano.

Del resto la stessa incriminazione di Lynne Stewart era stata annunciata in gran pompa nel 2002 da John Ashcroft, che all'epoca appariva in tv quotidianamente per annunciare mirabolanti (e inconsistenti) «operazioni» contro i terroristi; e ieri la condanna è stata salutata dal suo ineffabile successore Alberto Gonzales, quello dei «memo» sulla tortura, con un «si tratta di un chiaro, inequivocabile messaggio che questo ministero intende perseguire sia coloro che compiono atti terroristici sia coloro che li aiutano nei loro scopi assassini», trascurando il fatto che durante il processo a Lynne Stewart l'accusa non ha mai potuto dimostrare, in nessun modo, che le «violazioni» di cui lei era accusata avessero portato a un qualsiasi atto di violenza.

In realtà, se «messaggio» c'era in questo processo, era diretto proprio a quegli avvocati che assumono la difesa di persone che - con l'aria che tira - rischiano di essere considerate colpevoli per il fatto stesso che vengono accusate di terrorismo. Una specie di voglia di estendere lo «spirito di Guantanamo» a tutto il sistema giudiziario. E infatti il verdetto contro Lynne ha provocato un brivido fra gli avvocati impegnati nelle difese «difficili» perché convinti che tutti, per odioso che sia il crimine di cui sono accusati, hanno diritto a un processo equo. «Ormai - dice Stanley Cohen, uno dei più noti fra loro - siamo tutti convinti che il governo ha un piano per ridurci al silenzio».
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