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Il Manifesto Rassegna Stampa
11.02.2005 Il primo morto dopo la tregua? Per qualcuno è un pretesto per sparare, razzi o disinformazione
i razzi di Hamas, la disinformazione del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 11 febbraio 2005
Pagina: 2
Autore: S.D.Q.
Titolo: «Il primo morto è palestinese»
IL MANIFESTO di venerdì 11 febbraio 2005 pubblica un articolo di S.D.Q., intitolato "Il primo morto è palestinese".
Il primo morto è "naturalmente" (scrive S.D.Q., come se nel conflitto non fossero mai morti israeliani) palestinese, per la precisione è il palestinese ucciso il giorno prima mentre cercava di infiltrarsi in un insediamento, ma le circostanze del fatto sono accuratamente taciute dal cronista del quotidiano comunista.
Per il quale i lanci di razzi qassam e i tiri di mortaio di hamas sono una "risposta" "scontata e immediata" a quella morte.
S.D.Q sottolinea che tale aggressione del terrorismo non ha causato vittime, ma ha provocato comunque la "punizione" di Hamas e dei palestinesi sia da parte di Israele che di Abu Mazen.
In realtà le misure distensive previste da Israele, volte ad alleggerire la situazione della popolazione civile palestinese non sono state sospese.
Quanto ad Hamas, viene da chiedersi quanti morti dovrebbero fare i qassam e i mortai palestinesi per rendere giustificata una risposta (che ancora non c'è stata, va detto) per S.D.Q.
E' noto che i morti ci sono stati, l'ultiima vittima è una ragazza di 17 anni morta per proteggere il fratellino.
Israele non ha intenzione di aspettare che ce ne siano altri per pretendere che gli attacchi finiscano. Si tratta forse, per S.D.Q, di un'intollerabile prepotenza?
In quanto ai soldati o ai "coloni" "impuniti" si tratta di una circostanza del tutto diversa, in quanto hanno sparato per difesa.

Ecco l'articolo

Il primo morto dopo il cessate il fuoco sancito martedì a Sharm el-Sheikh da Ariel Sharon e Abu Mazen è stato, naturalmente, un palestinese - si chiamava Ibrahim Abu Yazar, 20 anni, ucciso dagli israeliani (soldati o coloni non è chiaro) di un insediamento nel sud della striscia di Gaza nella notte fra mercoldì e ieri. Alla scontata e immediata risposta palestinese - rivendicata da Hamas -: il lancio di 46 granate sul vicino insediamento di Neve Dekalim, senza vittime ma con il tetto di una casa sfondato, ci sono state due tipi di reazioni. Una di Sharon e l'altra di Abu Mazen. Il premier israeliano, riunitosi ieri mattina con il comitato ministeriale sulla sicurezza, anziché presentare i risultati del vertice di Sharm e discutere della liberazione dei primi 500 prigionieri palestinesi, ha deciso di cancellare la riapertura dei valichi fra Gaza e Israele nonché di annullarel'incontro fra il suo consigliere, Dov Weisglass, e il capo dei negoziatori palestinesi, Saeb Erekat, fissato per analizzare le scarcerazioni dei detenuti, l'annunciato ritiro da 5 città della Cisgiordania (Gerico, Betlemme, Ramallah, Tulkarem e Qalqilya) e la revoca dei blocchi militari nelle aree interessate. La decisione è stata motivata con «la persistenza della violenza di alcuni gruppi palestinesi», in riferimento ai 46 colpi di mortaio. Erekat ha minimizzato, la sospensione dell'incontro «non è importante e si celebrerà in un altro momento», aggiungendo che «devono cessare sia le uccisioni di palestinesi sia i tiri di mortaio».

L'altra reazione è venuta da Abu Mazen. Che riunitosi ieri a Ramallah con il premier Abu Ala, i responsabili della sicurezza e il comitato centrale di al-Fatah, ha ordinato la destituzione immediata dei massimi responsabili della sicurezza nella striscia di Gaza, colpevoli di non avere saputo impedire i tiri di mortaio e di non avere adottato «le strette misure» necessarie a far rispettare la tregua (da parte palestinese). Fra i destituiti, il responsabile della sicurezza pubblica a Gaza e Cisgiordania Saeb al-Ayez, il generale della polizia Abdel Razek al-Mayaida, il responsabile della sicurezza civile di Gaza Salah Ashur. In questo modo Abu Mazen si è disfatto d'un colpo di vari esponenti della vecchia guardia arafattiana spianando la strada al colonnello Mohammad Dahlan, uomo molto discusso e considerato un favorito degli israeliani e degli americani, che dalla sua prossima postazione di ministro per gli affari di governo dovrebbe prendere in mano la sicurezza.

Ieri mattina dal valico di Erez, anziché i previsti mille operai palestinesi, gli israeliani hanno lasciato passare solo «34 commercianti e 75 funzionari della zona industriale», più alcuni «malati» diretti in ospedali di Israele.

Questa è l'aria che tira: puniti Hamas e i palestinesi da Abu Mazen e da Sharon. Impuniti i soldati o i coloni israeliani che hanno sparato e ucciso.
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