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Il Mattino Rassegna Stampa
09.02.2005 Israele sul banco degli imputati anche nel giorno della tregua
sul quotidiano napoletano

Testata: Il Mattino
Data: 09 febbraio 2005
Pagina: 1
Autore: Giorgio Raccah - Maria Paola Milanesio
Titolo: «Costruiamo la pace per i nostri popoli - Osservatori dell'Unione Europea per seguire il rispetto dell'intesa»
IL MATTINO pubblica in prima pagina un articolo sul vertice di Sharm el Shaik Nell'occhiello Hamas e Jihad sono definiti non terroristi, ma "estremisti".
Nel testo dell'articolo il terrrismo diventa "resistenza armata".
Nell'articolo ""Costruiamo la pace per i nostri popoli" Giorgio Raccah scrive:

Anche Abu Mazen ha detto di aspirare apertamente nella rapida ripresa del processo politico secondo il tracciato delineato dal quartetto.Ma su questo punto Israele resta fermo: si tornerà alla Road Map, insistono le fonti governative, solo dopo che si saranno consolidate le fondamenta, cioè solo dopo che i palestinesi avranno provato con i fatti il loro impegno a disarmare e neutralizzare tutti i gruppi estremisti. Questa differenza di accenti è apparsa evidente nel discorso di Abu Mazen che ha dichiarato di considerare il piano di disimpegno di Sharon solo un primo passo verso il ritorno alla Road Map e ai negoziati sull'assetto politico permanente basato sulla «legittimità internazionale», un trasparente riferimento anche a risoluzioni dell'Onu che Israele non vede di buon occhio . Abu Mazen ha anche ricordato i contrasti irrisolti con Israele, che investono tutte le questioni più delicate: dallo status futuro di Gerusalemme, alla questione dei profughi, alla definizione dei confini permanenti, al controllo delle fonti d'acqua.
A parte l'uso del termine "gruppi estremisti" per indicare i terroristi è da rilevare che il linguaggio di questo passo rafforza l'idea che Israele sia uno Stato fuorilegge, che rifiuta il diritto internazionale.
Ma le risoluzioni Onu non chiedono il ritiro da tutti i territori, e chiedono anche ai vicini di Israele di vivwere in pace con essa, richiesta questa che certo Israele "vede di buon occhio".
Nell'occhiello si legge: "ma non si firma l'accordo per la tregua". A meno che la redazione si riferisse ad Hamas e Jihad, che in tal caso sarebbero dovute essere indicate, è falso: l'accordo Israele-Anp per un cessate il fuoco c'è stato.

L'intervista di Maria Paola Milanesio a Nemer Hammad, "Osservatori dell'Unione Europea per seguire il rispetto dell'intesa" lascia campo libero alla propaganda del rappresentante dell'anp in Italia: Israele arresta "donne e bambini", non terroristi.
La giornalista poi formula tendenziosamnte queste due domande: "Sharon è un personaggio controverso. Pensa che per i palestinesi possa rappresentare un ostacolo insormontabile?" e "È possibile che la scomparsa di Arafat abbia facilitato il raggiungimento di un’intesa?
Sharon è un personaggio oggettivamente, cioè non soltanto per l'opinione pubblica, ma nei fatti, controverso, mentre che Arafat fosse un ostacolo alla pace è tutto da verifcare
Nemer Hammad è il delegato in Italia dell’Autorità nazionale palestinese.
Pensa che Abu Mazen possa contare sull’appoggio del popolo palestinese o il suo è un cammino da profeta?
«Abu Mazen è stato eletto sulla base di questo programma. Durante tutta la sua campagna elettorale ha detto parole chiare contro l’intifada militarizzata, ha detto che le armi devono essere nelle mani delle forze dell’ordine. Adesso tocca agli israeliani: va fermata la costruzione del muro e rilasciati i prigionieri palestinesi. Nelle carceri israeliane ci sono 350 nostri ragazzini che hanno meno di 16 anni e 240 donne, molte con i loro bambini».
Queste sono condizioni ineludibili perché l’accordo regga?
«Sono impegni che Israele deve rispettare. L’intesa non deve restare sulla carta. Anche questa volta, come in altri casi precedenti, c’è differenza tra speranza e ottimismo. Secondo noi serve un impegno internazionale, una presenza di osservatori dell’Unione europea».
Sharon è un personaggio controverso. Pensa che per i palestinesi possa rappresentare un ostacolo insormontabile?
«Abbiamo visto che nella storia tutto è possibile. Per noi è importante ottenere il rispetto delle risoluzioni delle Nazioni unite, per arrivare alla nascita di uno stato nazionale palestinese indipendente a fianco di Israele. Ci auguriamo che Sharon possa essere l’interlocutore con cui raggiungere questo obiettivo».
È possibile che la scomparsa di Arafat abbia facilitato il raggiungimento di un’intesa?
«Non credo che sia così. E poi è inutile parlarne oggi perché Arafat non c’è più. Ma sicuramente l’ostacolo non era lui».

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