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La Stampa Rassegna Stampa
08.02.2005 La scomparsa di Arafat e la sconfitta militare del terrorismo rendono possibile un accordo
l'analisi di Ehud Gol sul vertice di Sharm el Sheik

Testata: La Stampa
Data: 08 febbraio 2005
Pagina: 6
Autore: Ehud Gol
Titolo: «Con la scomparsa di Arafat l'accordo diventa possibile»
LA STAMPA di martedì 8 febbraio 2005 pubblica un intervento di Ehud Gol, Ambasciatore d'Israele in Italia, che riportiamo:
Il vertice di oggi è un evento cruciale che potrebbe riservare delle opportunità e delle novità per la nostra regione. È bene, pertanto, riflettere e comprendere quali sono gli elementi che hanno permesso di giungere al summit previsto per stasera a Sharm-el-Sheikh, tra il primo ministro israeliano Ariel Sharon e il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen. La ragione principale, a mio parere, sta nella scomparsa di Arafat dalla scena politica. Questo è stato un buon evento non solo per noi israeliani, ma soprattutto per gli stessi palestinesi che quell'uomo ha guidato per 40 anni di terrore e tragedie. A parte un momento di grazia parziale, con gli accordi di Oslo e Washington, il suo ruolo nel corso di tutti questi anni è stato molto negativo e il Medio Oriente, senza di lui, sembra molto più sicuro. Oltre a questo, però, hanno contribuito anche le misure di difesa adottate da Israele dall'inizio della seconda intifada, nel settembre 2000. Le azioni militari contro i terroristi e le loro roccaforti hanno iniziato a dare gradualmente i primi segnali positivi parallelamente alla progressiva costruzione della barriera di sicurezza, grazie alla quale il numero delle vittime israeliane del terrorismo si è ridotto drasticamente. Non si possono contestare i fatti: contro le 452 vittime nel solo 2002, la barriera è riuscita a far scendere il numero a 214 nel 2003 e a 117 nel 2004.
Altri due fattori hanno fatto sì che si giungesse all'incontro promettente di oggi. Il primo è l'ardita e coraggiosa decisione, del primo ministro Sharon, di portare a termine il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e da parte della West Bank entro la fine del 2005. Tutto ciò al prezzo di una profonda spaccatura all'interno del partito di governo e di enormi difficoltà provocate da una tale decisione all'interno della società israeliana. La formazione di un governo di unità nazionale, con l'entrata del partito laburista nell'esecutivo, ha dimostrato, ancora una volta, a noi israeliani l'importanza di anteporre con determinazione il bene dello Stato ai ristretti interessi di partito.
Il secondo fattore sono state le elezioni democratiche per la presidenza dell'Anp, come parte di un insieme impressionante di processi di cambiamento democratici nel Vicino e Medio Oriente, con le elezioni in Afghanistan e ultimamente in Iraq. Tutto ciò ha creato una dimensione mai conosciuta prima nel mondo arabo, che, assieme alla possibilità di decidere e di influire democraticamente, permette agli elementi moderati di far sentire la propria voce e le proprie opinioni, relativamente senza timore.
Sin dalla sua entrata in carica, Abu Mazen ha compreso che la cessazione del terrorismo non è soltanto nell'interesse d'Israele, ma è principalmente nell'interesse dei palestinesi, per poter raggiungere una stabilità sociale ed economica. La nostra richiesta ai palestinesi è sempre stata quella di far cessare il terrorismo e smantellarne le infrastrutture. Con oltre trentamila poliziotti è possibile farlo.
L'iniziativa egiziana di un summit è arrivata al momento giusto e noi l'abbiamo accolta favorevolmente, pertanto è molto probabile che stasera, a Sharm el Sheikh Sharon e Abu Mazen annunceranno una tregua piena e assoluta di ogni azione ostile tra le parti. È necessario che noi e i nostri vicini mettiamo in atto pienamente e con fermezza una dichiarazione di tale validità morale. Senza dubbio, da parte nostra, compiremo dei passi atti a stabilire la fiducia, per favorire le opportunità di un accordo con i palestinesi. Tra le varie misure eventuali, saranno riaperti i valichi con la Striscia di Gaza, a Erez e a Karni, e Israele valuterà la possibilità di rilasciare dei prigionieri palestinesi le cui mani non sono macchiate di sangue. È preso in considerazione anche, in base agli sviluppi, il passaggio graduale della responsabilità per la sicurezza all'Anp in cinque città della West Bank: Gerico, Betlemme, Ramallah, Kalkilya e Tulkarem. Ma questi gesti non devono rimanere a senso unico. Se i palestinesi, da parte loro, dimostreranno fermezza e determinazione nel combattere il terrorismo e gli elementi estremisti di Hamas, Jihad Islamica e Brigate di Al-Aqsa, il passaggio di responsabilità all'Anp sarà possibile, in futuro, anche in altre città, comprese Nablus e Jenin.
Si illude chi pensa che il vertice di Sharm-el-Sheikh porterà una pace assoluta e definitiva. Ci attendono ancora alti e bassi, aspettative e delusioni, ma è ormai chiaro che oggi abbiamo compiuto un grande passo avanti senza possibilità di ritorno. Israeliani e palestinesi oggi comprendono più che mai che per il futuro, per i nostri figli e per le generazioni a venire, è necessario cogliere l'occasione per andare avanti, con rinunce reciproche, per una soluzione del conflitto.
I nuovi venti di democrazia che soffiano nella nostra regione ci saranno di maggior aiuto.
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