Condoleeza Rice incontra Sharon e Abu Mazen: per Stabile rivolge i suoi appelli solo a Israele in realtà chiede con forza che l'Anp combatta il terrorismo
Testata: La Repubblica Data: 07 febbraio 2005 Pagina: 18 Autore: Alberto Stabile Titolo: «C'è un occasione non sprecatela»
LA REPUBBLICA di lunedì 7 febbraio 2005 pubblica una cronaca della visita di Condoleeza Rice in Israele e Anp. Stabile interpreta l'appello rivolto dalla Rice ad entrambe le parti, affinchè non sprechino l'occasione di pace che si presenta, come un sostegno alle richieste palestinesi. In realtà la Rice, ben lontana da ritenere Israele meno disponibile dei palestinesi al dialogo, ha chiesto sia che il terrorismo venga combattuto dall'Anp sia che gli insediementi illegali vengano rimossi da Israele e ha proposto un coordinamento della Cia tra servizi di sicurezza israeliani e palestinesi. Una posizione che certamente non è sbilanciata a favore di Israele, ma che neppure la considera la parte che pone ostacoli alla pace. Stabile però enfatizza le richieste rivolte agli israeliani e sminuisce quelle fatte ai palestinesi. Scrive ad esempio: "Ha ripetuto la Rice che l´Autorità palestinese dovrà, sì, combattere il terrorismo, ma Israele deve onorare l´impegno di smantellare gli avamposti dei coloni" utilizzando un'avversativa che può servire soltanto a ridurre l'importanza delle raccomandazioni rivolte ai palestinesi. Inoltre, mentre vengono sottolineate le vere o presunte divergenze all'interno del governo israeliano e il peso della "fronda" del Likud, non si fa cenno al fatto che Abu Mazen non ha ancora ottenuto un cessate il fuoco nel suo "difficile dialogo con le fazioni integraliste armate" (mirabile incastro di eufemismi), né ai rischi che la sua strategia di cooptare, anzichè smantellare, i gruppi terroristici comporta sia per la sicurezza di Israele sia per la stabilità di un futuro Stato palestinese.
Stabile formula poi un'interpretazione della politica egiziana che esula dalla cronaca e di cui non spiega le ragioni: per lui Mubarak spera che Israele lo aiuti ad allentare le pressioni americane per la democratizzazione del suo regime. Ma il raìs egiziano ha più volte espresso pubblicamente, ben prima delle critiche statunitensi alla sua autocrazia, la convinzione che Sharon sia l'uomo giusto per la pace, e che in Medio Oriente ci si trovi di fronte a un'occasione storica. Se Stabilie ritiene che i veri motivi di tali parole, e delle azioni che ad esse hanno fatto seguito, siano altri dovrebbe spiegare perchè. Altrimenti diventa difficile cancellare il sospetto che le parole e le azioni di Mubarak mettano semplicemente Israele in una luce troppo favorevole per i gusti del giornalista e debbano percciò essere spiegate postulando un secondo fine.
( a cura della redazione di Informazione Corretta)
Ecco l'articolo: Gerusalemme - Per ora c´è soltanto il piano di ritiro da Gaza. E, martedì, a Sharm el Sheik, un vertice tra Sharon e Abu Mazen di quelli che vengono definiti utili soltanto perché hanno avuto luogo. Ma, nonostante qualche cambiamento sul terreno e un´atmosfera generale indubbiamente migliore, il processo di pace tra israeliani e palestinesi non è ancora ripartito. Ecco allora il nuovo segretario di Stato, Condoleeza Rice, giungere nella regione per ricordare alle due parti che vanno benissimo le strette di mano, i gesti di generosità, gli impegni reciproci. Ma devono ritornare quanto prima sul sentiero segnato da Bush per arrivare a una vera intesa, la cosiddetta Road Map, «perché l´occasione è favorevole - dice la Rice - e quest´occasione va colta». Il richiamo dell´inviata di Bush, che ieri ha visto Sharon e oggi incontra Abu Mazen, potrebbe sembrare prevedibile, scontato. Ma non lo è. In questo momento sono i palestinesi, soprattutto, ad insistere perché il negoziato riparta a tutto campo e lo stesso ritiro da Gaza, oltre ad avvenire in modo coordinato, sia parte del percorso tracciato da Bush, il cui sbocco finale dovrebbe portare alla nascita dello Stato palestinese e la coesistenza di due Stati, fianco a fianco, in pace e sicurezza. Ma su questo l´atteggiamento del governo israeliano non è omogeneo. I laburisti, Shimon Peres in testa, vedono il «disimpegno» da Gaza come un primo passo in direzione di un ritiro più ampio, senza il quale non vi saranno le condizioni per soluzione dei due stati proposta da Bush. Mentre Sharon, alle prese con la perenne fronda all´interno del suo partito, il Likud si mantiene prudente e considera la ripresa di contatti come parte di una fase ancora preliminare. E su questo punto la sfasatura con l´Amministrazione americana è evidente: «Noi chiederemo a Israele di continuare a prendere decisioni difficili per muoversi verso la pace e chiederemo a tutti gli attori in Medio Oriente di cooperare», dice la Rice. Ma in questo fase Sharon teme le accelerazioni che potrebbero venire da un maggiore coinvolgimento della diplomazia americana. In concreto, nei suoi colloqui con i vertici israeliani e, poi, di sera, a cena da Sharon, la responsabile della diplomazia americana ha rinnovato l´offerta che a coordinare i due apparati di sicurezza, in caso di attentati sia la Cia. Ha ripetuto la Rice che l´Autorità palestinese dovrà, sì, combattere il terrorismo, ma Israele deve onorare l´impegno di smantellare gli avamposti dei coloni. Infine il Segretario di Stato ha chiesto ai suoi interlocutori di astenersi dal mettere in atto misure unilaterali che possa alterare lo status quo di Gerusalemme. Ma a Sharm el Sheik Condoleeza Rice non ci sarà. Perché il vertice nasce per iniziativa del presidente egiziano Hosni Mubarak che ha saputo ottenere il consenso di Ariel Sharon. Mubarak non ha risparmiato energie per aiutare Abu Mazen nel suo difficile dialogo con le fazioni integraliste armate, Hamas e Jihad. E nei confronti di Sharon ha mostrato grande attenzione con una lunga serie di gesti di apertura. Agli occhi di questa Casa Bianca, tuttavia, Mubarak è un alleato importante ma non immune da critiche, sia per la mancanza di libertà e che per il regime personale. Non a caso, dopo le elezioni in Iraq, l´amministrazione americana ha parlato dell´Egitto come uno dei paesi che deve aprirsi a riforme democratiche. Mubarak pensa che Israele possa aiutarlo ad allentare la pressione della Casa Bianca. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.