Dedicato a chi ha incensato Arafat per 40 anni via Arafat arriva la satira: buon segno
Testata: La Stampa Data: 30 gennaio 2005 Pagina: 10 Autore: Yariv Gonen Titolo: «Satira senza Keffiah: la svolta di Abu Mazen»
Scrive Yariv Gonen sulla STAMPA di oggi 30.1.2005 che con l'uscita di scena di Arafat anche la satira sta diventando libera nei territori. Se ne accorgeranno i vedovi di Arafat di casa nostra ? o continueranno a portare il lutto, in attesa che i "resistenti" di Hamas prendano il potere ? non gli dispiacerebbe mica, così potrebbero di nuovo puntare il dito contro Israele che, costretta a difendersi da nuovi attacchi, potrebbe finalmente essere accusata di tutti i mali del mondo. Intanto segnaliamo ai nostri lettori una notizia interessante che la STAMPA riporta nell'occhiello: negli anni '80 fu assassinato da un'unità dell'OLP a Londra un disegnatore satirico scomodo per Arafat". Toh, questa non ce l'avevano mai raccontata i nostri Man, Valli,Viola,Tramballi,Spinelli,Giorgio, Salerno, De Giovannageli,Vauro e tutta la compagnia scrivente che ha trascorso gli ultimi 40 anni a incensare il caro buon vecchio Arafat. Forse erano troppo intenti a giustificare, a lodare, a propagandare,a fare interviste in ginocchio per accorgersi che fra i tanti crimini e misfatti del pacifico leader c'era anche questa perla. Certo Vauro non correva rischi, lui non ha mai immaginato Arafat oggetto di satira. Come avrebbe potuto ? A lui Sharon basta e avanza, il cattivo Sharon, che a differenza di Arafat ha altre abitudini nei confonti della satira. Ah, questi israeliani, come sono cattivi !
Ecco l'articolo: GERUSALEMME A prima vista, il disegno apparso due settimane fa sul quotidiano palestinese al-Ayam sembra del tutto innocuo. Vi si vede il presidente palestinese Abu Mazen in equilibrio precario su un asse. Sotto ci sono i razzi dell’intifada. È palese che se un razzo parte, il nostro crollerà ingloriosamente a terra. Eppure, negli anni di Yasser Arafat il caricaturista in questione - Baha Boukhari - non ha mai osato disegnare il Rais. Ha ritratto Sharon, spesso e volentieri: nella forma di carro armato o di aereo da combattimento in picchiata. Bush nei panni del cow-boy un po’ suonato. Solo Arafat mancava al suo Pantheon di figure. Un’autocensura del resto comune a tutta la categoria. Probabilmente un misto di rispetto verso il padre della Patria già così tartassato da Israele (e quindi non certo il bersaglio ideale per l’ironia) assieme con il disagio per la brutta fine del disegnatore palestinese Naji el-Ali che negli anni Ottanta prendeva a sberleffi la leadership dell’Olp e le sue vicende di corruzione. Sulla rivista «al-Kabas» el-Ali aveva probabilmente disegnato qualche vignetta di troppo perché un giorno un commando di Forza 17 (unità di elite dell’Olp) si presentò nel suo appartamento di Chelsea (Londra) e lo mise a tacere una volta per tutte. Ma Abu Mazen è fatto di un’altra pasta. Gli è sembrato che la televisione di stato palestinese avesse adottato toni adulatori nei suoi confronti e ha dato ordine di tagliare la manfrina. I caricaturisti dei Territori non se lo sono fatto dire due volte. Il presidente è stato mostrato come un medico beneducato mentre assiste una colomba agonizzante, e addirittura come una vecchietta impegnata a fare la calza: ad Arafat, non sarebbe mai successo. Le elezioni politiche hanno giovato, ai caricaturisti palestinesi. Nei loro disegni ritorna il senso di orgoglio per la vittoria di Abu Mazen che non è stata l’imbarazzante 99,9 per cento (come accade talvolta ai dirigenti arabi), bensì un più salubre 62 per cento. La percentuale più bassa è fonte di grande orgoglio, dicono questi disegnatori. I due protagonisti delle caricature politiche palestinesi sono comunque molto diversi fra di loro. Sia Baha Boukhari (il creatore del palestinese della strada, Abu el Abed) - www.baha-cartoon.net - sia Omayya Joha (www.omayya.com) hanno trascorso una parte della loro esistenza nei Paesi del Golfo, dove hanno appreso l’arte della caricatura politica. Ma Boukhari vive a Ramallah, la capitale economica palestinese, città permissiva per eccellenza, dove il suo Abu el-Abed (sempre vestito di stracci, e coperto di toppe) fa ormai la pubblicità dei telefoni cellulari della società palestinese Jawwal. Joha (laureata in una università egiziana) invece vive a Gaza, nei rioni di Hamas, in prima linea. Spesso, se apre la finestra, vede carneficine. E non a caso i suoi disegni grondano sangue. Ad occhi occidentali, risultano talvolta retorici, sgradevoli, francamente antisemiti. Comunque il suo pathos non è rivolto solo contro la occupazione israeliana, ma anche contro il mondo arabo che spesso si disinteressa della questione palestinese. Nei suoi disegni, i dirigenti arabi sono grassi, obesi, ripugnanti. «Omayya è la prima disegnatrice nel mondo arabo», si apprende nel suo sito internet. Era il maggio 2003 quando Omayya fu condotta nell’obitorio di Gaza per riconoscere la salma del marito. Rami Khedr era responsabile del braccio armato di Hamas. «Sembrava che dormisse, solo dopo ho capito che aveva ottenuto il martirio» disse la disegnatrice. Tre giorni dopo Omayya gli diede l’addio sulle pagine di al-Hayat al-Jadida: si vedeva un occhio di donna. La pupilla era il volto del marito, le lacrime color sangue, un’ultima lacrima a forma di cuore ribaltato.La tiratura dei giornali di Boukhary, di Omayya e di Abu Arrafeh (un altro noto cartoonist) è molto modesta. Ma grazie ad internet, i loro disegni sono divenuti un punto di riferimento quotidiano nel mondo arabo.
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