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La Stampa Rassegna Stampa
27.01.2005 Sentenza vergognosa l'assoluzione dei cinque terroristi di Ansar Al Islam
intervista ad Alan Dershowitz

Testata: La Stampa
Data: 27 gennaio 2005
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «E' la Magna Carta del terrorismo»
LA STAMPA di giovedì 27 gennaio 2005 pubblica un'intervista di Maurizio Molinari ad Alan Dershowitz sulla sentenza di assoluzione dei terroristi islamici di Ansar al Islam.
Ecco il testo:

"Si tratta di una decisione vergognosa". E' lapidario il giudizio di Alan Dershowitz, il giurista di Harvard paladino della battaglia per i diritti civili, di fronte alla sentenza emessa dal giudice di Milano Clementina Forleo nei confronti di cinque militanti islamici. Prima di rispondere alle domande dal suo ufficio di Boston, Dershowitz ha chiesto tempo per studiare la documentazione disponibile su un caso che lo ha colpito.
Perché dice «vergognosa»?
«Perché mina alla base la guerra contro il terrorismo. Ogni gruppo di terroristi può affermare di far parte di una guerriglia. Il principio affermato nella sentenza di Milano impedisce di perseguire i terroristi. Coloro che fanno saltare in aria delle autobombe in Iraq sono dei terroristi».
Ma il giudice Forleo afferma che punire atti di guerriglia in tempo di guerra porterebbe a contravvenire alla vigente legge internazionale...
«E' una tesi del tutto errata. La legge internazionale protegge i legittimi combattenti, ovvero coloro che combattono rispettando le leggi di guerra, mentre non protegge chi colpisce intenzionalmente i civili. Il giudice ha stravolto il diritto internazionale, lo ha usato per sostenere i terroristi contro i civili e questo è l'esatto contrario dell'intento del diritto internazionale».
Quale è la differenza fra resistenza e terrorismo?
«La stessa che passa fra una bicicletta ed il latte. Resistenza e terrorismo non sono paragonabili. Si ha diritto a resistere ma non con il terrorismo. La resistenza è legittima, lo fu quella di Martin Luther King negli Stati Uniti, di Nelson Mandela in Sud Africa e del Mahatma Gandhi in India. Ma non si possono introdurre atti come gli attentati suicidi che uccidono gli elettori sulla via dei seggi. Non è un metodo legittimo di resistenza».
Come spiega che un giudice abbia dato una simile lettura del diritto internazionale?
«Ci sono molte spiegazioni possibili, dalla stupidità alla malafede. Ma non c'è alcuna spiegazione giusta».
Condivide la decisione adottata dal ministero della Giustizia di aprire un'indagine sulla sentenza di Milano?
«Non credo che la risposta giusta sia mettere un giudice sotto inchiesta. L'intervento del governo su un giudice non è un metodo che condivido. Serve piuttosto far sì che la legge in futuro non consenta più il ripetersi di simili sentenze. La legge deve essere chiara nel negare ai terroristi la possibilità di celarsi sotto le vesti di guerriglieri. Ciò è necessario perché l'argomento del giudice Forleo potrebbe teoricamente portare ad assolvere anche Osama bin Laden per l'attacco alle Torri Gemelle a New York in quanto Al Qaeda afferma sulla carta di battersi contro l'occupazione della Penisola arabica da parte degli americani. La sentenza di Milano apre la strada, è il via libera per i terroristi. E' la Magna Charta del terrorismo».
In realtà in Europa le tesi del giudice circolano, c'è anche chi afferma che bisognerebbe negoziare con Bin Laden...
«In tutto il mondo vi sono intellettuali guidati da persone come Noam Chomsky secondo cui il diritto morale dei terroristi è uguale a quello delle democrazie. Si tratta di tesi comuni all'estrema sinistra, negli Stati Uniti come in parti di Europa, ed a chi ha scelto di stare dalla parte dei terroristi».
Non crede che alla base del problema ci sia la difficoltà che continua ad incontrare la giustizia in numerosi Paesi nell'occuparsi del terrorismo?
«Certo. La giustizia, a mio parere, non ha neanche iniziato ad affrontare il terrorismo. Le leggi internazionali di cui disponiamo oggi sono inadeguate, sono del tutto anacronistiche, risalgono a oltre cinquanta anni fa quando costituirono una reazione alla prima ed alla seconda guerra mondiale. Le democrazie del mondo, ovvero i poco più di quaranta o cinquanta Paesi che hanno uno Stato di diritto, hanno un bisogno imperativo di sedersi attorno ad un tavolo e di creare nuove norme per bilanciare la guerra al terrore con il rispetto delle libertà civili più elementari, dei diritti umani. Finora nulla di questo è avvenuto. Ci mancano ancora le leggi per affrontare la nuova epoca iniziata con l'attacco dell'11 settembre 2001».
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