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La Stampa Rassegna Stampa
26.01.2005 Impossibile negare le responsabilità del fascismo nella Shoah
intervista a Riccardo Pacifici

Testata: La Stampa
Data: 26 gennaio 2005
Pagina: 7
Autore: Francesco Grignetti
Titolo: «L'Italia faccia i conti con i collaborazionisti - I fascisti non condivisero le leggi razziali»
Riportiamo l'intervista di Francesco Grignetti a Riccardo Pacifici, portavoce della Comunità ebraica romana, sulle dichiarazioni dell'esponente di An Domenico Gramazio tese ad assolvere il fascismo dalle sue responsabilità nella persecuzione anti-ebraica.
Ecco il testo:

Collaborazionisti venite fuori e raccontate come andò». Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica di Roma, è un quarantenne. Suo nonno era il rabbino capo di Genova ed è morto ad Auschwitz. Sua nonna, nascosta in un convento di suore, fu arrestata e deportata. «La presero i fascisti, non i nazisti. C’è la testimonianza della madre superiore del convento». Le parole di Domenico Gramazio («L’Italia fascista non condivise le leggi razziali») gli hanno fatto male.
Pacifici, lei è indignato. Ha tenuto a dire che «il signor Gramazio» non ha nessun peso politico e che spera non se lo conquisti adesso.
«Certo. Gramazio, ma chi è? Non ha uno ruolo politico, a meno che qualcuno dopo le ultime dichiarazioni non glielo voglia dare...».
Lei, ha sentito i vertici di Alleanza nazionale.
«Sì, e mi risulta che Storace abbia stigmatizzato. Bene, è positivo, perché Storace ha la responsabilità politica della Regione Lazio e di questo viaggio. Mi ha telefonato anche Marco Verzaschi, che è l’assessore alla Sanità e capeggiava la delegazione a Gerusalemme: furibondo. Altrettanto si può dire di Gianfranco Fini, a cui ho subito segnalato la cosa. D’altra parte, uscite come quella di Gramazio sono un danno proprio per l’immagine del ministro degli Esteri. Siamo comunque soddisfatti che l’intero mondo politico abbia preso le distanze. Questo incidente, che per noi è davvero grave, perché quelle parole revisioniste sono state dette all’uscita dal Museo dell’Olocausto, e per di più a pochi passi dal nostro rabbino capo, ci insegna che non dobbiamo mai abbassare la guardia. Ora che c’è la Giornata della memoria, dobbiamo sapere che non si deve dare nulla per acquisito. Arrivo a dire: non tutti i mali vengono per nuocere».
In che senso, scusi?
«Dobbiamo cambiare rotta velocemente, noi ebrei e gli altri che conservano la memoria di chi è morto nei campi di sterminio. Intendo dire che è ora di affrontare il nodo principale della nostra storia una volta per tutte, ossia il collaborazionismo. La Germania ha fatto definitivamente i conti con il suo passato. In Francia pochi anni fa hanno condannato un certo signor Papon per la sua attività di collaborazionista con i tedeschi. E invece l’Italia, entrata in guerra con i nazisti, ne è uscita brillantemente con gli americani e con l’immagine pulita. Come se non fosse stato il Parlamento italiano, pochi anni prima, a votare compattamente le leggi razziali».
Lei auspica un caso Papon anche da noi?
«Attenzione, stiamo parlando di persone che hanno 80-90 anni. A me non interessa una persecuzione giudiziaria. Ma lancio un appello a queste persone: che vengano allo scoperto, che raccontino a noi, ai loro nipoti, come andò davvero in quegli anni. Dovrebbe essere un dovere morale nei confronti della storia».
Quale area grigia?
«Questori, prefetti, podestà, gerarchi, ma anche semplici poliziotti o soldati: raccontino come arrestarono e trattarono gli ebrei. I delatori che incassavano cinquemila lire a ebreo arrestato. Ma anche i professori che hanno usurpato le cattedre, i professionisti che sostituirono i colleghi ebrei i quali non potevano più esercitare, i commessi non ebrei che si intestarono i negozi. C’è stato chi ha custodito e poi restituito i beni. Chi ha messo a repentaglio la sua vita per proteggere una famiglia ebrea. Ma anche chi non ha restituito. Chi si è arricchito perché nessuno è tornato dal lager a chiedere quanto era suo o perché hanno sbattuto la porta in faccia ai sopravvissuti. Parlino perché un altro signor Gramazio non possa negare quanto accadde».
Riportiamo anche il breve articolo di Grignetti sulla polemica suscitata dalle dichiarazione di Grignetti.
Ecco il testo:

Una bufera, quella che s’è scatenata dopo l’improvvida dichiarazione di Domenico Gramazio, ex parlamentare di An, braccio esecutivo di Francesco Storace nel campo della sanità pubblica. «Quella di Fini - ha detto Gramazio a Gerusalemme - è stata una scelta, ma io, Storace e altri esprimemmo perplessità perché ritengo che la destra italiana non abbia avuto responsabilità nello sterminio di massa degli ebrei. Gli italiani tentarono di salvare molti ebrei e il regime fascista fece leggi razziste trascinato dall’accordo della Germania con l’Italia. In realtà, l’Italia anche fascista non condivise queste leggi». L’intero centrosinistra è insorto. Le comunità ebraiche si ritengono offese. Storace ha preso seccamente le distanze: «Che l’Italia negli anni del fascismo abbia conosciuto la vergogna delle leggi razziali e delle deportazioni è indubitabile. L’ho detto fin dal gennaio 2003, prima del viaggio di Fini a Gerusalemme e lo ribadisco oggi. Non possono essere le dichiarazioni di Domenico Gramazio a farmi cambiare idea». Il Governatore del Lazio aggiunge: «Non mi sembrava che Gramazio la pensasse così. Ma devo stare alla dichiarazione come è stata riportata. Sento che c’è chi chiede le dimissioni: ma che c’entra? Mica presiede un istituto storico».
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