Abu Mazen, ora o mai più tempi stretti per il rais palestinese
Testata: Libero Data: 15 gennaio 2005 Pagina: 17 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Chi si fida di Abu Mazen, rais ostaggio del partito ?»
Dopo l'attentato al valico di karni, Sharon ordina di interrompere i rapporti con l'Autorità palestinese. Ecco l'articolo su Libero di oggi, 15-01-2005: Scrivevamo a commento della vittoria di Abu Mazen a presidente dell'Autorita' palestinese, che il suo primo compito doveva essere quello di fermare il terrorismo contro Israele. Di sicuro non lo immaginavamo dotato di bacchetta magica, ma, dopo le dichiarazioni qualcosa di concreto doveva seguire. Il camion bomba contro i soldati israeliani al valico di Karni, che ha di nuovo fatto strage di militari e di civili, ha un unico significato. Il terrorismo palestinese valuta meno di zero le buone intenzioni del nuovo Raiss e lo sfida apertamente sull'unico tema che puo' permettere la ripresa di un dialogo. Niente sicurezza per Israele, al terrore e alle armi l'ultima parola. C'e' un aspetto pero' ancora piu' grave, che e' stato passato quasi sotto silenzio. A rivendicare la strage insieme ad Hamas c'erano anche le Brigate dei Martiri di Al Aqsa. Che e' poi nient'altro che il braccio armato di Al Fatah, il partito di Abu Mazen. La domanda e' ineludibile. Se Abu Mazen non ha il controllo nemmeno di casa sua, ci chiediamo come riuscira' a debellare, sempre che fosse sincero quando l'ha affermato, il terrorismo palestinese tout court. Una domanda che non si sono posti quasi tutti i nostri media quando ieri hanno riportato la notizia. Radio24, che appartiene al Sole 24 Ore, nel giornale radio del mattino (ore 7) si e'addirittura inventata una inesistente '' rappresaglia'' israeliana in risposta alla strage. Gli ascoltatori, essendogli stati presentati i due avvenimenti in modo speculare, avranno fatto la solita equazione, ecco di nuovo israeliani e palestinesi che si combattono. Senza valutare quale sia stato l'aggressore, cioe' gli autori della strage, i terroristi palestinesi. Non che la cosa ci stupisca piu' di tanto. Il quotidiano della Confindustria, per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese non ha nulla da invidiare al Manifesto. Mai che esca un servizio corretto, equilibrato. Lo sbilanciamento a favore della parte palestinese e' pesante quanto un macigno. E i servizi radiofonici seguono la stessa direttiva. Certo, l'Italia commercia di piu' con il mondo arabo che con Israele, e questa potrebbe essere una spiegazione per tanta partigianeria. Aggiungiamoci quel '' qualcos'altro'' che accomuna il Sole 24 Ore a buona parte della stampa italiana e la spiegazione e' subito trovata. Neppure su un versante meno sospetto, il TG5, diretto adesso da Carlo Rossella, e'stato da meno nella sua edizione di ieri mattina (ore7,30). Uguali dimenticanze, nessun cenno al fatto che Abu Mazen e le Brigate dei Martiri di Al Aqsa sono cugini primi, niente di niente. Anche li', i telespettatori del TG Mediaset avranno capito soltanto che c'era stato un attentato (uno dei tanti, via!), che Israele aveva poi lanciato un razzo su un campo profughi, ma un tentativo piccolo piccolo per cercare di informare sul contenuto degli avvenimenti, su chi usa le stragi di israeliani per impedire un accordo tra le parti, no, sembra che questo minimo straccio di informazione non sia possibile ottenerlo. Un risultato comunque c'e'. La guerra non si ferma, la gente continua a ragionare senza avere tutta l'informazione necessaria per capire. E i media continueranno a condannare Israele per i chek point che '' recano tanta umiliazione ai palestinesi''. Come quello al valico di Karni, dove per fermare dei terroristi palestinesi pronti a portare strage in Israele sono state stroncate vite innocenti. L'onorevole D'Alema, riferiscono i giornali, e' andato a trovare Abu Mazen,'' il primo visitatore italiano del neoeletto presidente palestinese'', come hanno scritto, rilasciando poi dichiarazioni di totale fiducia nei confronti del Raiss, come aveva sempre fatto prima nei confronti di Arafat. Mai un dubbio,mai una perplessita', mai una curiosita'. Nulla. Abu Mazen e' il massimo oggi per la pace. Vorremmo crederlo anche noi, che pure non abbiamo le certezze granitiche del presidente DS, che alla parte palestinese non ha mai domande da porre. Se pensiamo che in un futuro non lontano D'Alema potrebbe essere il prossimo ministro degli esteri di un governo di centro sinistra ci sentiamo percorrere da un brivido gelido. Accontentiamoci, il dopo potrebbe essere peggio.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.