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La Stampa Rassegna Stampa
14.01.2005 Attentato al valico di Karni : una cronaca corretta
con molti particolari ignorati dagli altri quotidiani

Testata: La Stampa
Data: 14 gennaio 2005
Pagina: 7
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Camion bomba contro i soldati israeliani a Gaza»
Corretta cronaca di Aldo Baquis sull'attentato al valico di Karni da LA STAMPA di venerdì 14 gennaio 2005.
Ecco l'articolo:

Nel tentativo di ostacolare l'avvicinamento fra Israele e il presidente palestinese eletto Abu Mazen (al Fatah) i gruppi armati dell’Intifada hanno condotto un attacco militare in grande stile al valico di Karni, fra Gaza e Israele. Secondo un primo bilancio ci sono stati cinque morti: due membri di un commando palestinese e tre israeliani, due dei quali civili. Una decina i feriti. Il punto scelto ha un significato particolare. Il valico di Karni (al Mintar) funge da posto di rifornimento di merci in ingresso alla striscia di Gaza e di uscita per i prodotti locali. E’ il principale canale di ossigeno per il milione e mezzo di palestinesi che vivono nella striscia. Ieri, in un gesto di buona volontà verso i nuovi dirigenti palestinesi, Israele aveva accettato che fosse aperto anche di notte. Erano quasi le 11 di sera quando si è prodotta una potente deflagrazione. Un camion carico di esplosivo era stato fatto saltare in aria accanto a un muro di cinta. Apertasi una breccia, due o tre palestinesi armati sono entrati correndo e hanno raggiunto i punti dove i contenitori delle merci vengono sottoposti a raggi-x per verificare la presenza di armi o esplosivi. Due di loro si sono fatti esplodere all'ingresso del contenitore n.13 dove si trovavano una decina di israeliani, civili e militari. Il terzo è tornato nelle retrovie.
Ma la complessa operazione - rivendicata separatamente dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa (al Fatah), dai Comitati di resistenza popolare e da Hamas - non era ancora finita. Per circa mezz'ora i soccorsi israeliani sono dovuti restare a distanza di sicurezza perché nella zona cadevano a ripetizione colpi di mortaio e i soccorritori erano esposti al tiro di cecchini. Quando finalmente sono entrate le ambulanze blindate, è stato possibile fare un primo bilancio delle vittime. Ma ancora più grave è il bilancio politico dell’operazione, anche perché i primi a rivendicarne la paternità sono state le Brigate dei martiri di al-Aqsa: ossia il braccio armato di al Fatah che Abu Mazen vorrebbe inquadrare nei servizi di sicurezza palestinesi.
Mentre le operazioni erano ancora in corso, il comandante locale delle brigate al-Aqsa, Abu Mussab, già rilasciava interviste alla stampa. Spiegava che in realtà l'obiettivo era il fortino israeliano che protegge il valico e che i suoi uomini volevano catturare soldati. Ma scoperti anzitempo, ha aggiunto, erano stati costretti a far deflagrare i propri corpetti esplosivi. Poco prima un altro comandante delle Brigate al-Aqsa responsabile per la Cisgiordania, Alaa Sanaqra, aveva assicurato che il braccio armato di al Fatah è deciso a combattere «fin quando gli israeliani restano sulle nostre terre». Sanaqra ha escluso che quelle operazioni possano essere fonte di imbarazzo per Abu Mazen: «Sono un problema solo per Ariel Sharon e per I suoi generali. Il nostro diritto di combattere contro l’occupazione militare è sacrosanto».
Proprio ieri Abu Mazen - che ancora non si è formalmente insediato - ha avviato un riesame dei servizi di sicurezza palestinese, allo scopo di razionalizzarne il funzionamento. Il loro comando potrebbe essere affidato al generale Nasser Yussef, un ex comandante dell’Esercito palestinese che gode di fama di essere una persona di polso. Il progetto di Abu Mazen è di convincere i comandanti dei gruppi armati ad accettare disciplinatamente i suoi ordini e - in prospettiva - di venire inquadrati nelle forze di sicurezza palestinesi. Ma si tratta ancora dell'embrione di una nuova politica in cui Israele peraltro non crede perché (secondo informazioni di intelligence) molti quadri della Brigate al-Aqsa mantengono contatti stretti con gli Hezbollah libanesi e con i servizi di intelligence dell'Iran. Ossia con quanti vorrebbero mandare a picco la nuova leadership pragmatica che circonda Abu Mazen.
In Israele, l'attentato di Karni avrà effetti pratici immediati. Dopo la chiusura dei valichi di Erz e di Rafah anche questo è destinato a essere chiuso a lungo. Brutte notizie dunque per la popolazione di Gaza, che vedrà assottigliarsi i rifornimenti, dopo essere già stata privata di fatto della possibilità di uscire dalla Striscia. Sharon inoltre rischia di essere ulteriormente criticato dall’opposizione di destra e dal movimento dei coloni.
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