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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Avvenire Rassegna Stampa
13.01.2005 Se non sapete che cos'è un terrorista, chiedete la definizione a un terrorista
seguendo l'esempio di Barbara Schiavulli

Testata: Avvenire
Data: 13 gennaio 2005
Pagina: 14
Autore: Barbara Schiavulli
Titolo: «Non ci comanda, ma possiamo trattare»
Barbara Schiavulli, su AVVENIRE di giovedì 13 gennaio 2005, intervista il capo terrorista Abu Abid, delle brigate al-Quds di Gaza.
L'articolo inizia con questa descrizione dello scontro tra terrorismo palestinese e antiterrorismo israeliano:

E' una "guerra" senza esclusione di colpi. Comincia alle prime ore dell'alba con un'incursione dell'esercito israeliano e finisce tardi la sera con qualche rivendicazione di attacco palestinese.
La guerra "incomincia" con un'incursione israeliana e finisce con la "rivendicazione" di un "attacco" palestinese (che forse non ha avuto realmente luogo, si potrebbe supporre).
Il rapporto causale tra terrorismo e risposta al terrorismo è invertito.
Ma si capisce: le incursioni israeliane avvengono tutte al mattino, neanche una al pomeriggio dopo un attentato, le "rivendicazioni" palestinesi tutte alla sera; la giornata incomincia al mattino e finisce alla sera, quindi, secondo la logica della Schiavulli, sono gli israeliani a dare inizio alla guerra.
Nel corso dell'articolo la Schiavulli usa alternativamente la parola "terroristi" e "militanti", apparentemente con questo criterio: "terroristi" sono i membri di un'organizzazione terroristica che muoiono durante un attentato, "militanti" quelli che muoiono tentando di sottrarsi alla cattura.
A un lettore italiano, basta pensare all'applicazione di un simile criterio alle Brigate Rosse per farsi un'idea del suo grado di "equità".
Tuttavia la Schiavulli è così incerta su cosa sia un "terrorista" che, dopo aver definito "terribili" le parole di giustificazione della violenza pronunciate da Abu Abid pensa bene di chiedergli:

Lei si sente un terrorista?
Un po' come chiedere a un lupo: "Lei si sente un predatore?" La risposta di Abid infatti è degna di lui:
Bisogna definire che cosa sia un terrorista: mettere una bomba in una piazza in Europa lo è. Uccidere un innocente è contrario all'Islam.
A questo punto il lettore accorto sa su Abid tre cose che lui non ha detto, ma ha chiaramente lasciato intendere con l'intreccio delle sue parole e delle sue omissioni: per lui mettere una bomba in una piazza in Israele non è terrorismo, gli israeliani che si trovassero in quella piazza non sarebbero innocenti, e ucciderli non sarebbe contrario all'Islam.
Tenendo presente queste premesse si possono intendere senso e portata della conclusione di Abid:

Noi difendiamo solo la nostra terra e i nostri diritti
Inoppugnabile, ma un po' vacuo, il commento della Schiavulli:
Non tutti concorderebbero.
Perché non chiarisce invece se lei concorda o meno con l'auto-apologia di un terorista come Abid?

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