La possibilità della pace non dipende solo da Israele come vuole farci credere Tahar Ben Jelloun
Testata: L'Espresso Data: 07 gennaio 2005 Pagina: 13 Autore: Tahar Ben Jelloun Titolo: «La grande sfida di Mahmoud Abbas»
Dopo l'uscita di scena fisica e politica di Arafat molti giornalisti e molti commentatori non hanno più avuto la stessa possibilità di mantenere il punto ed hanno dovuto ammettere la situazione di corruzione e ambiguità favorita dal leader palestinese. Anche Tahar ben Jelloun, da sempre univocamente schierato con le posizioni palestinesi, deve ora ammettere che con Arafat l'autorità Palestinese ha vissuto nella corruzione e con pericolosi ed arditi collegamenti ed accordi con i gruppi estremisti. Anche Tahar ben Jelloun ammette che queste elezioni sono l'occasione per il popolo palestinese per mettere le basi per un governo che non sia basato sulla violenza e sul terrorismo e per poter quindi arrivare ad una futura situazione di pacifica convivenza. Resta comunque da evidenziare che come sempre Tahar ben Jelloun ama utilizzare terminologie erronee o che costituiscono fonti di equivoco. Ad esempio, quando parla dello Stato di Israele come potenza di occupazione, oppure quando afferma che la Palestina nel passato "faceva presente la sua esistenza alla comunità internazionale anche a costo di ricorrere al terrorismo, al dirottamentodi aerei o, più recentemente, all'Intifada". E' opportuno ricordare che i palestinesi sono stati costretti a vivere in misere condizioni dai loro stessi "fratelli" dei paesi arabi e che i loro fratelli hanno nel tempo attizzato il fuoco dell'estremismo invitando e costringendo la popolazione a compiere atti di violenza e terrorismo. E' quindi fondamentale precisare che qualsiasi soluzione di pace, e questo Tahar ben Jelloun non lo dice, presuppone non solo un accordo fra lo Stato di Israele e l'Anp, ma non può prescindere dal riconoscimento dell'esistenza dello Stato di Israele da parte palestinese (ancora oggi nel sito ufficiale dell'ANP non vi è traccia dello Stato di Israele e tutto il territorio è contrassegnato come Palestina) e da parte dei paesi arabi. Lo Stato di Israele è da tempo pronto a "dolorose concessioni" per raggiungere la pace, ma le concessioni devono trovare corrispondenza nella controparte; la controparte oggi può finalmente mettere le basi per raggiungere (piaccia o non piaccia) una indipendenza dagli stati arabi, per costruire (piaccia o non piaccia) le basi per uno stato democratico, per abbandonare (piaccia o non piaccia) definitivamente la violenza come strumento di comunicazione, per accettare (piaccia o non piaccia) la convivenza e la cooperazione con lo Stato di Israele. I palestinesi devono essere aiutati da tutti in questo difficile percorso, da Israele e dalla intera comunità internazionale, con ogni mezzo, finanziario e politico. Questo è il vero punto. Ma non si dica, come fa Tahar ben Jelloun, che tutto dipende solo dalla volontà di Israele di concedere qualche ettaro di territorio.
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