Elezioni palestinesi: come voteranno (o non voteranno) le grandi famiglie, i cristiani e gli armeni un' analisi di grande interesse
Testata: Il Foglio Data: 07 gennaio 2005 Pagina: 3 Autore: un giornalista Titolo: «Grandi famiglie e cristiani con Abu Mazen, armeni astenuti»
IL FOGLIO di venerdì 7 gennaio 2004 pubblica a pagina 3 un' analisi del probabile comportamento elettorale delle "grandi famiglie" palestinesi, della comunità cristiana e di quella armena, nelle presidenziali del 9 gennaio. Ecco l'articolo: Ramallah. Il mondo arabo è convinto che Abu Mazen sia l’uomo delle riforme, ma allo stesso tempo circolano dubbi. Il leader dell’Olp non ha il carisma di Yasser Arafat. Alcuni pensano che non faccia parte del suo carattere imporre decisioni. Gli analisti arabi si chiedono pertanto, se dopo la vittoria, Abu Mazen potrà disporre di un vero potere decisionale. "I membri di al Fatah – dice al Foglio Ehud Yaari, uno dei maggiori commentatori israeliani della politica del mondo arabo – sono impegnati in una lotta di potere e tra poteri all’interno del partito". Il rischio quindi che Abu Mazen diventi un leader con il titolo di presidente, ma senza alcun tipo di autorità. Nel frattempo, la popolazione palestinese si prepara a votare. Alle presidenziali non contano tanto i legami familiari o i clan di appartenenza, ma soprattutto gli orientamenti politici. "I maggiori oppositori di Abu Mazen, questa campagna, sono i candidati di sinistra – spiega al Foglio Daoud Kuttab, giornalista palestinese – i clan familiari giocano un ruolo importante nelle municipali, ma non in questo caso. Le grandi famiglie voteranno per Fatah, che si presenta come un partito non ideologico". Kuttab spiega che i clan sono solitamente famiglie imprenditoriali, il cui scopo è quello di ottenere gare di appalto e contratti commerciali. Il loro voto va quindi al candidato che, in quel momento, pensano possa avere più peso politico. "La situazione è diversa a Gaza – continua Kuttab – dove la maggior parte della popolazione vive in campi profughi. La posizione di Abu Mazen sul diritto del ritorno è quindi essenziale per ottenere consensi". A Gaza, inoltre, c’è un considerevole sostegno ai gruppi islamisti, che dopo il boicottaggio delle elezioni deciso da Hamas, sono incerti su chi votare. Il 65 per cento dei palestinesi sembra però aver già scelto Abu Mazen. La gente per le strade dice di votare il leader dell’Olp per le riforme promesse all’interno dell’Anp, mentre altri dicono di stra – spiega al Foglio Daoud Kuttab, giornalista palestinese – i clan familiari giocano un ruolo importante nelle municipali, ma non in questo caso. Le grandi famiglie voteranno per Fatah, che si presenta come un partito non ideologico". Kuttab spiega che i clan sono solitamente famiglie imprenditoriali, il cui scopo quello di ottenere gare di appalto e contratti commerciali. Il loro voto va quindi al candidato che, in quel momento, pensano possa avere più peso politico. "La situazione è diversa a Gaza – continua Kuttab – dove la maggior parte della popolazione vive in campi profughi. La posizione di Abu Mazen sul diritto del ritorno è quindi essenziale per ottenere consensi". A Gaza, inoltre, c’è un considerevole sostegno ai gruppi islamisti, che dopo il boicottaggio delle elezioni deciso da Hamas, sono incerti su chi votare. Il 65 per cento dei palestinesi sembra però aver già scelto Abu Mazen. La gente per le strade dice di votare il leader dell’Olp per le riforme promesse all’interno dell’Anp, mentre altri dicono di volere la fine della violenza con Israele. "Ciò che però appare più evidente è che al di là del programma elettorale – commenta Yaari – si vota al Fatah perché è il partito più popolare, quello che ha accompagnato i palestinesi per tutto il periodo, dalla creazione dell’Anp fino a oggi". Abu Mazen è l’uomo di al Fatah e, nella scena politica palestinese, non ci sono altri candidati con un’immagine altrettanto consolidata. Mustafa Barghouti, che gode del maggior appoggio tra la popolazione dopo il leader dell’Olp, non è così popolare, quindi non può essere considerato come una vera alternativa a Fatah. Con Hamas fuori dalla partita, non sembrano dunque esistere validi rivali alla candidatura di Abu Mazen. Anche la maggioranza della popolazione cristiana non vede altra alternativa politica se non quella di votare il capo dell’Olp. Abu Mazen, che ha partecipato alla messa di Natale nella Basilica della Natività a Betlemme, dopo tre anni di assenza e di divieti alle autorità palestinesi, rappresenta pur sempre una scelta laica. "Fatah ha la maggioranza del consenso popolare – dice al Foglio Khaled Duzdar, co-direttore palestinese dell’Israeli Palestinian Center – e il suo programma non include temi islamici. Questi due fattori rendono Abu Mazen il candidato favorito nella comunità cristiana". Gli armeni, infine, risiedono soprattutto nella Città Vecchia di Gerusalemme e nella zona di Betlemme. Nonostante alcuni di loro abbiano diritto al voto, molti non si sentono coinvolti nella lotta politica nazionale. Nei negoziati di Camp David, Arafat disse che non avrebbe accettato la sovranità israeliana sul quartiere armeno. "Il mio vero nome è Arafatian e rappresento anche gli armeni", disse il rais. Gli armeni però preferiscono godere di uno status speciale sotto lo Stato ebraico. "Non ci sentiamo palestinesi – dice Issah Amarzian, membro della comunità nella West Bank – Molti di noi probabilmente non voteranno". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.