Il re è (Arafat) è morto. Il re è nudo i giornalisti italiani scoprono che qualcosa non andava nel potere del raìs: se fossero storici sarebbero tempestivi, peccato siano cronisti
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 06 gennaio 2005 Pagina: 9 Autore: Ugo Tramballi - Roberto Bongiorni Titolo: «Israele, due economie appese a un voto - Pesca e agricoltura, è crisi profonda»
Non occorre avere un occhio particolarmente attento e critico per accorgersi di quanto l'uscita di scena di Arafat abbia modificato il modo di affrontare il conflitto israelo-palestinese da parte dei commentatori dei nostri quotidiani. A Rais vivo, la dipendenza era quasi totale. Mai una critica, nessuna attenzione nemmeno alle proteste che si levavano da parte palestinese. Autoritarismo, corruzione, nessun controllo democratico, tutte le decisioni accentrate nelle mani del solo Arafat, mai uno dei nostri inviati si era sentito interessato ad occuparsene. La sudditanza al caro buon vecchio Abu Ammar era incondizionata. Hanno dovuto attendere che morisse per accorgersi che il re era nudo. Che senza di lui finalmente si aprivano per i palestinesi speranze di democrazia, che finalmente potevano andare a votare e scegliere fra diversi candidati, una novità assoluta dopo quarant'anni di dittatura e di dittatore unico. Oggi Ugo Tramballi sul Sole24 Ore scopre che se l'economia palestinese è nelle condizioni in cui si trova, la colpa non è di Sharon nè di Netanyhau ma è dipesa dalla inesistente trasparenza imposta dalla gestione Arafat. Si accorge oggi che se arriveranno le riforme promesse da Abu Mazen arriveranno anche gli aiuti promessi dalle organizzazioni internazionali. Persino la situazione interna israeliana viene esaminata da Tramballi con maggiore attenzione e accuratezza. Se prima le condizioni di vita dei palestinesi erano disastrose per colpa di Israele, adesso il responsabile è cambiato. Era la gestione Arafat ad impedire il progresso del suo popolo. Tramballi non è il solo ad avere "ampliato" il suo orizzonte di interessi. La morte del Rais ha obbligato anche corrispondenti e altri inviati a correggere il tiro. Certo, non è caduta la pregiudiziale anti-Israele. La partigianeria di molti resoconti è dura a morire. Proprio oggi, sempre sul quotidiano della Confindustria e nella stessa pagina in cui viene pubblicato il servizio di Tramballi, c'è un pezzo di Roberto Bongiorni, inviato a Gaza, un articolo che non sappiamo se definire più ridicolo o patetico. Nello stile del Manifesto, il nostro ci dice quanto sia dura la vita dei pescatori e degli agricoltori a Gaza. Non possono andare in mare aperto perchè gli israeliani lo impediscono (ma Bongiorni non spiega il motivo del controllo di Israele, non ricorda ai lettori del Sole24 Ore che i terroristi palestinesi contrabbandano armi via mare e che se non ci fosse un controllo severissimo i colleghi terroristi dei pescatori palestinesi farebbero stragi non di pesci ma di civili israeliani). Daltronde in nessuna parte del servizio si fa menzione del terrorismo. Per Roberto Bongiorni semplicemente non esiste, i check-point andrebbero eliminati perchè sono un limite alla mobilità dei palestinesi. Senza i check-point è indubbio che si muoverebbero più velocemente, ma altrettanto velocemente i terroristi suicidi entrerebbero in Israele. Un particolare di nessun rilievo per il giornale della Confindustria, se pubblica articoli come quello di Roberto Buongiorno.
Invitiamo i nostri lettori a leggere sul Sole di oggi i due articoli (purtroppo non disponibili su internet) e poi inviare il loro parere alla direzione del giornale cliccando sull'indirizzo e-mail sottostante.