Abu Mazen e i suoi rivali i candidati alle elezioni palestinesi e le loro parole d'ordine politiche
Testata: Il Foglio Data: 05 gennaio 2005 Pagina: 4 Autore: Anna Barducci Titolo: «Gli aspiranti rais»
IL FOGLIO di mercoledì 5 gennaio 2005 pubblica a pagina 4 un articolo che presenta in modo conciso e informato le figure e gli orientamenti dei candidati alle elezioni presidenziali palestinesi. Ecco l'articolo: Gerusalemme. Nei territori palestinesi si respira un’aria preelettorale mista a tensione. Ieri otto palestinesi sono stati uccisi in alcuni scontri con l’esercito israeliano a Beit Lahiya, nel nord di Gaza. Secondo le prime indagini, i soldati dell’IDF avrebbero colpito una cellula di Hamas, che si nascondeva tra i civili. Il candidato alle presidenziali Abu Mazen, durante la sua visita a Khan Yunis, nel sud di Gaza, ha detto: "Preghiamo per le anime dei martiri uccisi oggi dal fuoco del nemico sionista". A Ramallah, come a Gaza, i poster degli "shahid" e i graffiti che inneggiano all’Intifada sono stati coperti dai manifesti di propaganda elettorale. Le città sono state tappezzate dalle foto di Abu Mazen e qua e là si vedono i poster degli altri candidati minori. Mustafa Barghouti, segretario generale di al Munabara (Iniziativa nazionale palestinese), è al secondo posto nei sondaggi dopo il leader dell’Olp, con il 22 per cento di appoggio tra la popolazione contro il 65 per cento di Abu Mazen. "Non ho partecipato per vincere – dice al Foglio Barghouti, medico e politico di professione – volevo creare un’alternativa democratica ad al Fatah e ai movimenti fondamentalisti come Hamas. Spero, con la mia campagna, di ricoprire questo vuoto politico all’interno della società palestinese". Barghouti, conosciuto dai movimenti pacifisti italiani per le sue posizioni contro la barriera di difesa, è tra i candidati più attivi. Manifestazioni, raduni e visite agli asili, dispensando foto e sorrisi. Alcuni giorni fa, era stato arrestato per poche ore dalla polizia israeliana a Gerusalemme est, perché privo del permesso di permanere nella capitale. Per Barghouti, il suo arresto dimostra la mancanza di volontà dello Stato ebraico di aiutare la democratizzazione dell’Anp. I suoi slogan, durante tutta la campagna elettorale, sono stati: "fine all’occupazione israeliana" e "mettiamo la causa palestinese in mani affidabili". Barghouti sa che Abu Mazen vincerà le presidenziali, ma vuole comunque far ascoltare la sua voce. E’ stato l’unico candidato, a eccezione del leader dell’Olp, a ottenere spazi nelle televisioni satellitari arabe, dietro compenso. Tayseer Khaled invece è il leader del Fronte democratico per la liberazione della Palestina (FDLP). Durante il periodo dei negoziati di Camp David, nel 2000, è anche stato uno dei consiglieri di Yasser Arafat. Il suo motto è: "Nessuna pace senza Gerusalemme". Khaled è tra i candidati che hanno avuto il permesso di fare campagna a Gerusalemme est. Il suo coordinatore a Ramallah, Hassan Ayoub, spiega al Foglio che l’obiettivo del FDLP è costruire un sistema multilaterale nell’Anp, "da sempre dominata dalla sola Fatah". Il loro programma prevede la resistenza al piano di disimpegno, visto come un modo per trasformare Gaza in "una prigione" e per rafforzare "il dominio israeliano" nella West Bank. Critiche anche per Abu Mazen, per aver detto che la lotta armata, nei confronti dello Stato ebraico, è stata un errore. "Riconosceremo il futuro presidente" "Anche noi siamo contro gli attacchi suicidi – dice al Foglio il coordinatore del FDLP – ma vogliamo che Abu Mazen dica a che tipo di lotta armata si riferisce. Crediamo, infatti, che non sia contrario al diritto dei palestinesi di resistere all’occupazione israeliana. Non abbiamo mai visto nessun popolo vincere una guerra con i fiori e le bandiere bianche". Bassam Salhi, candidato del People’s party e membro del consiglio nazionale palestinese, è stato arrestato mentre tentava di entrare senza permessi a Gerusalemme. Il suo slogan è: "Al Quds è nostra". Il candidato più inusuale di queste elezioni è Abdel Halim Ashqar. Al momento, si trova negli Stati Uniti agli arresti domiciliari, per essersi rifiutato di testimoniare su un caso di finanziamenti a reti terroristiche. Ashqar si presenta come indipendente islamico. Lo slogan che lo accompagna è: "Hanno ristretto i miei movimenti, ma non possono restringere le mie opinioni". Abdul Karim Shbeir e Sheikh Sayed Barakeh sono gli ultimi due candidati indipendenti. Shbeir è un avvocato di Gaza, che si occupa della difesa dei palestinesi detenuti nelle carceri israeliane; Barakeh in passato è stato un leader di Hamas. Hassan Yussef, portavoce di Hamas nella West Bank, dice al Foglio che queste elezioni saranno comunque rispettate. "Riconosceremo il futuro presidente dell’Anp – afferma Yussef – però abbiamo deciso di boicottare le elezioni, perché non possiamo accettare di negoziare con l’entità sionista e non vogliamo sottostare alle decisioni unilaterali di Fatah". Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.