martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
05.01.2005 Abu Mazen e i suoi rivali
i candidati alle elezioni palestinesi e le loro parole d'ordine politiche

Testata: Il Foglio
Data: 05 gennaio 2005
Pagina: 4
Autore: Anna Barducci
Titolo: «Gli aspiranti rais»
IL FOGLIO di mercoledì 5 gennaio 2005 pubblica a pagina 4 un articolo che presenta in modo conciso e informato le figure e gli orientamenti dei candidati alle elezioni presidenziali palestinesi.
Ecco l'articolo:

Gerusalemme. Nei territori palestinesi si
respira un’aria preelettorale mista a tensione.
Ieri otto palestinesi sono stati uccisi
in alcuni scontri con l’esercito israeliano a
Beit Lahiya, nel nord di Gaza. Secondo le
prime indagini, i soldati dell’IDF avrebbero
colpito una cellula di Hamas, che si nascondeva
tra i civili. Il candidato alle presidenziali
Abu Mazen, durante la sua visita a
Khan Yunis, nel sud di Gaza, ha detto: "Preghiamo
per le anime dei martiri uccisi oggi
dal fuoco del nemico sionista".
A Ramallah, come a Gaza, i poster degli
"shahid" e i graffiti che inneggiano all’Intifada
sono stati coperti dai manifesti di propaganda
elettorale. Le città sono state tappezzate
dalle foto di Abu Mazen e qua e là
si vedono i poster degli altri candidati minori.
Mustafa Barghouti, segretario generale
di al Munabara (Iniziativa nazionale palestinese),
è al secondo posto nei sondaggi
dopo il leader dell’Olp, con il 22 per cento
di appoggio tra la popolazione contro il 65
per cento di Abu Mazen. "Non ho partecipato
per vincere – dice al Foglio Barghouti,
medico e politico di professione – volevo
creare un’alternativa democratica ad al Fatah
e ai movimenti fondamentalisti come
Hamas. Spero, con la mia campagna, di ricoprire
questo vuoto politico all’interno
della società palestinese". Barghouti, conosciuto
dai movimenti pacifisti italiani per le
sue posizioni contro la barriera di difesa, è
tra i candidati più attivi. Manifestazioni, raduni
e visite agli asili, dispensando foto e
sorrisi. Alcuni giorni fa, era stato arrestato
per poche ore dalla polizia israeliana a Gerusalemme
est, perché privo del permesso
di permanere nella capitale. Per Barghouti,
il suo arresto dimostra la mancanza di volontà
dello Stato ebraico di aiutare la democratizzazione
dell’Anp. I suoi slogan, durante
tutta la campagna elettorale, sono stati:
"fine all’occupazione israeliana" e "mettiamo
la causa palestinese in mani affidabili".
Barghouti sa che Abu Mazen vincerà le
presidenziali, ma vuole comunque far ascoltare
la sua voce. E’ stato l’unico candidato,
a eccezione del leader dell’Olp, a ottenere
spazi nelle televisioni satellitari arabe, dietro
compenso. Tayseer Khaled invece è il
leader del Fronte democratico per la liberazione
della Palestina (FDLP). Durante il
periodo dei negoziati di Camp David, nel
2000, è anche stato uno dei consiglieri di
Yasser Arafat. Il suo motto è: "Nessuna pace
senza Gerusalemme". Khaled è tra i candidati
che hanno avuto il permesso di fare
campagna a Gerusalemme est. Il suo coordinatore
a Ramallah, Hassan Ayoub, spiega
al Foglio che l’obiettivo del FDLP è costruire
un sistema multilaterale nell’Anp,
"da sempre dominata dalla sola Fatah". Il
loro programma prevede la resistenza al
piano di disimpegno, visto come un modo
per trasformare Gaza in "una prigione" e
per rafforzare "il dominio israeliano" nella
West Bank. Critiche anche per Abu Mazen,
per aver detto che la lotta armata, nei confronti
dello Stato ebraico, è stata un errore.
"Riconosceremo il futuro presidente"
"Anche noi siamo contro gli attacchi suicidi
– dice al Foglio il coordinatore del
FDLP – ma vogliamo che Abu Mazen dica a
che tipo di lotta armata si riferisce. Crediamo,
infatti, che non sia contrario al diritto
dei palestinesi di resistere all’occupazione
israeliana. Non abbiamo mai visto nessun
popolo vincere una guerra con i fiori e le
bandiere bianche". Bassam Salhi, candidato
del People’s party e membro del consiglio
nazionale palestinese, è stato arrestato
mentre tentava di entrare senza permessi a
Gerusalemme. Il suo slogan è: "Al Quds è
nostra". Il candidato più inusuale di queste
elezioni è Abdel Halim Ashqar. Al momento,
si trova negli Stati Uniti agli arresti domiciliari,
per essersi rifiutato di testimoniare
su un caso di finanziamenti a reti terroristiche.
Ashqar si presenta come indipendente
islamico. Lo slogan che lo accompagna
è: "Hanno ristretto i miei movimenti,
ma non possono restringere le mie opinioni".
Abdul Karim Shbeir e Sheikh Sayed
Barakeh sono gli ultimi due candidati indipendenti.
Shbeir è un avvocato di Gaza, che
si occupa della difesa dei palestinesi detenuti
nelle carceri israeliane; Barakeh in
passato è stato un leader di Hamas.
Hassan Yussef, portavoce di Hamas nella
West Bank, dice al Foglio che queste elezioni
saranno comunque rispettate. "Riconosceremo
il futuro presidente dell’Anp –
afferma Yussef – però abbiamo deciso di
boicottare le elezioni, perché non possiamo
accettare di negoziare con l’entità sionista e
non vogliamo sottostare alle decisioni unilaterali
di Fatah".
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT