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Il Manifesto Rassegna Stampa
28.12.2004 Quando la propaganda diventa la parodia di se stessa
veleni al ponte di Allenby, il nuovo fantasma del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 28 dicembre 2004
Pagina: 9
Autore: Yara Youssef
Titolo: «Al confine dei soprusi»
Suha Arafat aveva accusato Israele di diffondere il virus dell'aids tra i palestinesi, la falsità di questa accusa ridicola non aveva scosso i sostenitori della signora.
Martedì 28 dicembre 2004 IL MANIFESTO spinge il suo zelo anti-israeliano fino a conferire credibilità all'idea assurda che Israele avvaleni con un misterioso gas quanti varcano il ponte di Allemby, al confine con la Giordania. Leggere per credere: Yara Youssef, autrice dell'articolo, scrive "Ora mi chiedo: qual è la sostanza che ci hanno spruzzato addosso? Appena uscita dalla camera la soldatessa che mi aspettava fuori mi ha messo un segno sul passaporto. Non so a cosa si possa riferire quel segno: forse che non sono un pericolo per lo stato ebraico, anche se io come residente a Ramallah posso entrare solamente nei territori palestinesi occupati? Ma forse il segno voleva dire che sono stata contaminata?".
Aspettando le prove di questa ennesima "contaminazione" senza conseguenze, riproduciamo il pezzo, a testimonianza di come la propaganda antiisraeliana abbia ormai varcato i confini del ridicolo.

Ieri mattina siamo partiti da Amman per Ramallah. Dopo aver attraversato la parte giordana del ponte di Allenby (il ponte che collega il Ghour in Giordania con Gerico nei territori palestinesi occupati), abbiamo proseguito per la parte israeliana. Passato il primo posto di controllo - la porta elettronica dove ogni uno di noi deve togliersi giacca, scarpe, cinture, gioielli e tutto cio che possa suonare - scopriamo una nuova procedura: ci fanno entrare in una specie di camera, al cui interno puo stare soltanto una persona. La stanza sarà 5 metri per 5, è piena di specchi e in alto c'è una telecamera che riprende i volti. Si entra uno alla volta ed ogni persona ci deve stare per un minuto; mentre sei all'interno la macchina dice: «Ready fire gas», poi ti spruzza in continuazione una specie di gas e tra le brevi pause tra un emissione e l'altra fa rumori sinistri, simili ai cingoli di un carro armato! Ogni persona che desidera attraversare il confine e andare nei territori occupati deve entrare in questa sorta di camera a gas. Uscita da quel posto orrendo mi sono sentita violentata: in quel minuto ho riflettuto su dove può arrivare la mente umana per umiliare la gente.

Ora mi chiedo: qual è la sostanza che ci hanno spruzzato addosso? Appena uscita dalla camera la soldatessa che mi aspettava fuori mi ha messo un segno sul passaporto. Non so a cosa si possa riferire quel segno: forse che non sono un pericolo per lo stato ebraico, anche se io come residente a Ramallah posso entrare solamente nei territori palestinesi occupati? Ma forse il segno voleva dire che sono stata contaminata?

Curiosa come sono non sono riuscita a stare zitta e mi sono rivolta alla soldatessa: «cosa ci spruzzate adosso?». La tipa ovviamente non mi ha risposto. Più avanti, mentre ho consegnato il passaporto ad altre soldatesse, mi sono rivolta in inglese a una di loro: «What kind of gas are you using in the machine?» («Che tipo di gas usate in quella macchina?») E lei mi risponde «It's water!» («E' acqua»). Poi chiede alla sua amica e l'altra dice «It's air!» («E' aria»). Io insisto: «Non è acqua né aria, che tipo di gas è?». La soldatessa molto scocciata risponde: «Non lo so». Io: «Ma questo è contro i diritti umani, mi dovete dire cosa mi spruzzate sul corpo!». La sua amica dice qualcosa in ebraico, io scocciata le dico di non capire la loro lingua. Al che lei, ridendo, mi fa: «This is a special country you have to accept the rules» («Questo è un paese speciale, devi accettare le regole»). Io arrabbiata le dico che chiederò ulteriori ragguagli ai suoi superiori. Lei: «buona fortuna!». E mi sbatte il passaporto in faccia!

La gente attorno a me era scioccata, tutti cercavano di chiedere cosa c'era all'interno di quel mostro e perché dovevamo entrarci. Ma nessuno di noi ha ottenuto una risposta.
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