Arafat gestiva privatamante i fondi dell'Anp, particolare omesso da una cronaca scorretta che si concentra su particolari meno dannosi per l'immagine del raìs scomparso
Testata: La Repubblica Data: 24 dicembre 2004 Pagina: 14 Autore: Maurizio Ricci Titolo: «Arafat aveva un bowling a Manhattan»
LA REPUBBLICA di venerdì 24 dicembre 2004 pubblica un articolo di Maurizio Ricci sugli investimenti di Arafat negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali (vedi, "Arafat, terrorista imprenditore", Informazione Corretta 24-12-04). L'articolo si concentra su un bowling di New York frequentato da una clientela ebraica oltre che da celebrità e politici come Rudolph Giuliani e Cameron Diaz. Trascura invece il fatto fondamentale che gli investimenti erano tutti gestiti privatamente da Arafat, pur proveniendo dall'erario palestinese. E fa degli intrallazzi finanziari del "padre della patria" Arafat addirittura una sorta di prosecuzione con mezzi economici della politica di pace che, contro ogni evidenza, gli si continua ad attribuire.
(a cura della redazione di Informazione Corretta) Ecco l'articolo: New York - E´ in un angolo di Greenwich Village, il quartiere - icona di Manhattan, ed è un ritrovo alla moda. Alle pareti ci sono le foto di visitatori illustri come Rudy Giuliani e Cameron Diaz. I repubblicani, durante la loro convenzione di quest´estate, hanno fatto lì due feste per i delegati, la Jewish Defense League ci ha tenuto convegni e molti genitori ebrei lo scelgono per il bar mitzvah, la festa che celebra il passaggio all´età adulta dei ragazzi di casa. E, naturalmente, a Bowlmor Lanes si tirano soprattutto le bocce del bowling. "Bowling for Palestine" è, infatti, il titolo sarcastico scelto dal New York Post per rifare il verso al "Bowling for Columbine" di Michael Moore. Perché i soldi guadagnati su ogni bar mitzvah e ogni convegno, su ogni birra venduta, su ogni paio di scarpe affittate, sugli 8 dollari a partita pagati dai giocatori andavano, pro quota, al Palestinian Investment Fund, ovvero all´Autorità palestinese di Yasser Arafat che ha investito, tre anni fa, 1,3 milioni di dollari per acquisire il 2 per cento di Strike Holdings, la società che gestisce Bowlmor Lanes. La notizia dell´investimento - comunque perfettamente legittimo - di Arafat ha colto tutti di sorpresa: da Giuliani ai clienti, in notevole percentuale ebrei, allo stesso proprietario di Strike Holdings, Thomas Shannon, che ha subito dichiarato di non avere mai avuto idea che quei soldi provenissero da Ramallah. Anche lui lo ha appreso da un articolo del Bloomberg Market Magazine, che anticipa un rapporto curato - su precisa richiesta dei governi europei e degli organismi che sostengono l´entità statale palestinese - da Standard & Poor´s, una delle grandi società mondiali di analisi finanziaria, e dedicato ai conti 2003 del Palestinian Investment Fund. Ma i soldi palestinesi che finiscono nell´allestimento dei bar mitzvah sono solo il primo dei tornanti paradossali di questa storia. Dal rapporto di S&P si ricava, infatti, che c´è una giustizia nel fatto che il Palestinian Investment Fund venisse incontro alle esigenze di una clientela ebrea. Quei soldi, infatti, vengono dalle casse di Israele. Più esattamente, il milione e 300 mila dollari investiti a Bowlmor Lanes viene dai quasi 800 milioni di dollari che, secondo un rapporto della Banca Mondiale, il governo di Israele ha stornato a favore delle casse dell´Autorità palestinese. E non finisce qui: i soldi stornati da Israele sono, in realtà, il gettito delle tasse prelevate sui beni venduti nei territori occupati. Per riassumere: i consumatori palestinesi pagano l´equivalente dell´Iva, che viene raccolta dal governo israeliano e girata all´autorità palestinese, che la investe nei bar mitzvah, nei convegni della Jewish Defense League e nel bowling del Greenwich Village. Un classico intreccio dell´intricatissima storia moderna della Palestina, questa volta nient´affatto drammatico: a volte, niente come i soldi riesce a dare senso comune alla politica. Gli 800 milioni di dollari sono stati investiti dai palestinesi un po´ in tutto il mondo, senza alcuna pregiudiziale politica: da Israele alla California. I palestinesi hanno 285 milioni di dollari nella Orascom (un operatore di telefonia mobile egiziano, titolare anche della rete di Bagdad) e 71 con gli inglesi della Bg, impegnati nelle trivellazioni petrolifere al largo di Gaza. Negli Stati Uniti, ne risultano investiti circa 40 milioni. A gestirli, attraverso una rete di società collocate nel Delaware (lo stato americano con la legislazione societaria più accomodante) è una finanziaria guidata da Zeid Masri. E´ stato lui a scegliere Bowlmor Lanes e per un motivo banale: il proprietario, Shannon, è stato suo compagno di scuola. Il resto dei soldi è distribuito fra società immobiliari (Delma), fondi offshore (Canaan Partners), startups del software. Non che Masri abbia il tocco di re Mida: dal rapporto risulta che si sia buttato nel boom di Internet nell´aprile del 2000, quando la bolla stava per scoppiare. Ieri Shannon, ansioso di placare una clientela sconcertata, ha tagliato i ponti con i palestinesi, piazzando i loro soldi in un conto infruttifero in banca perché se li riprendano. Ma le polemiche sulle finanze di Ramallah sono, forse, solo cominciate. Una studiosa dei problemi palestinesi, Rachel Ehrenfeld, dichiarava ieri: «Il rapporto parla di 800 milioni di dollari, ma l´Autorità, nel 1994, aveva un patrimonio di 10 miliardi di dollari. Dove sono finiti gli altri nove?». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.