AVVENIRE di martedì 14-12-04 pubblica a pagina 17 un articolo di Francesca Fraccaroli sulle reazioni israeliane all'attentato di Rafah. Il titolo dell'articolo "Rafah, Sharon "frena" la vendetta per la strage" è scorretto: operazioni come la ricerca dei tunnel e la neutralizzazione dei terroristi impegnati nell'organizzazione di nuovi attacchi non sarebbero "vendetta", ma piuttosto "difesa". L'articolo descrive poi i palestinesi "ammassati" al valico di Rafah, che rimane chiuso (ma ci sono altri ingressi per Gaza) e il loro timore di nuove "devastanti incursioni" israeliane, espressione che suggerisce che le operazioni israeliane mirino deliberatamente alla popolazione civile. Sharon avrebbe poi, secondo la Fraccaroli, "ordinato incursioni miltari a ripetizione" quando Abu Mazen è stato per breve tempo premier, con Arafat ancora in vita. Sharon in realtà non ha mai ordinato "incursioni militari a ripetizione", ma soltanto operazioni per impedire ai terroristi di lanciare i loro attacchi. Non utilizzati, ovviamente, sono i termini "terroristi" e "terrorismo".
Ecco l'articolo: È carico di tensione il dopo-attentato a Rafah, in cui domenica cinque soldati sono rimasti uccisi e altri sei feriti. Il valico tra la Striscia di Gaza e l'Egitto rimane chiuso e già si stanno ammassando decine di palestinesi che chiedono di poter rientrare a casa. In città tutti si attendono nuove devastanti incursioni israeliane alla caccia di tunnel sotterranei, come quello scavato dai militanti del movimento islamico Hamas e al-Fatah per uccidere i soldati rintanati nell'avamposto sul confine. Sinora la rappresaglia israeliana è stata debole - quattro razzi sparati da elicotteri Apache contro un'officina meccanica e un edificio disabitato a Gaza City - e gli osservatori dubitano che Ariel Sharon vada oltre questi raid simbolici nonostante oggi abbia ordinato che venga fatto «tutto quanto è necessario per mettere fine alla minaccia dei tunnel». Il quadro politico israeliano è incerto, le elezioni nei Territori sono imminenti e Sharon non intende compromettere, con una dura ritorsione militare a Gaza, le possibilità del candidato favorito alla carica di presidente palestinese Abu Mazen, gradito a Israele. Il primo ministro israeliano è stato più volte criticato per non aver aiutato abbastanza Abu Mazen quando quest'ultimo era premier (aprile-settembre 2003) e per aver ordinato incursioni militari a ripetizione compromettendo l'immagine dell'esponente palestinese di fronte agli occhi della popolazione dei Territori. Non è passato inosservato il riguardo che il premier israeliano mostra nei confronti di Abu Mazen. Ben diverso, in circostanze simili, sarebbe stato il suo atteggiamento verso il presidente palestinese scomparso, Yasser Arafat, che Sharon accusava di avallare gli attacchi armati contro lo Stato ebraico. Meno compiacente verso Abu Mazen si è invece mostrato il ministro della Difesa Shaul Mofaz che ieri ha detto di non aver visto alcun segno che i servizi segreti palestinesi abbiano l'intenzione di impedire «attacchi terroristici». Con l'at tacco di ieri, secondo Mofaz, Hamas ha voluto anche celebrare l'anniversario della sua fondazione (14 dicembre 1987) e «inviare un messaggio ai nuovi dirigenti politici palestinesi». Le affermazioni del ministro israeliano trovano conferme parziali anche nei Territori. Il movimento islamico, pensano molti, ha voluto ricordare anche ai leader della transizione politica palestinese che la lotta armata non è finita e che Hamas si aspetta da Abu Mazen offerte concrete prima di mettere da parte mitra ed esplosivi. Il rapimento di soldati peraltro era uno degli obiettivi dell'attacco di domenica. Il colonnello Babi Ben-Itach, comandante della unità dei beduini israeliani che era dislocata nel fortino saltato in aria, ha affermato che dopo l'esplosione due attaccanti palestinesi sono penetrati fra le macerie allo scopo di catturare prigionieri. Intanto ieri all'alba a Nablus, in Cisgiordania, un presunto dirigente di Hamas, ricercato da lungo tempo è stato ucciso dai soldati israeliani, tre dei quali sono rimasti feriti nel conflitto. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.