Il Likud? una coalizione fanatici e politicanti il ritratto tendenzioso di Alberto Stabile
Testata: La Repubblica Data: 10 dicembre 2004 Pagina: 21 Autore: Alberto Stabile Titolo: «Israele, il Likud apre ai laburisti»
A pagina 21 LA REPUBBLICA di venerdì 10-12-04 pubblica un articolo di Alberto Stabile sulll'approvazione da parte del Likud alla coalizione con il Labour. Il Likud viene descritto come una coalizione di estremisti ideologici fautori della "Grande Israele" (un termine che appartiene al lessico della propaganda antisionista e non al vocabolario politico israeliano: Eretz Israel, il termine spesso tradotto con "Grande Israele", significa "Terra di Israele"),e politicanti interessati solo alla poltrona. Il movimento dei settlers vine descritto con gli abituali tratti caricaturali e stereotipati. Inoltre, che vi sia all'interno del Likud anche una destra moderna e pragmatica, e nel contempo mossa da ragioni ideali,che difende gli interessi e i diritti della nazione, ma senza fanatismi é un ipotesi che Stabile non considera nemmeno. Altri giornali italiani, invece ci hanno mostrato questa parte del Likud: ad esemopio il FOGLIO (vedi "La destra pragmatica di Tzipi Livni", Informazione Corretta 05-08-2004)e anche L'ESPRESSO, dello stesso gruppo editoriale de LA REPUBBLICA (vedi l'intervista a Ehud Olmert :"Aspettare e vedere cosa accadrà tra i palestinesi", Informazione Corretta 2004-11-22). Scriviamo questo non perché siamo particolarmente interessati a difendere il Likud, ma perché l'immagine che se ne vuole dare fa parte della deformazione dei tratti della politica e della società israeliane nel loro complesso.
( a cura della redazione di Informazione Corretta) Ariel Sharon ha vinto l´ultima sfida. Il comitato centrale del Likud, quello stesso Comitato centrale che soltanto ad agosto gli si era rivoltato contro, ha dato ieri via libera alla proposta del premier di far entrare nel governo i laburisti e due partiti ultra ortodossi. Il premier, oggi alla guida di un governo in via di rapida dissoluzione, potrà così formare una coalizione in grado di realizzare il piano di ritiro da Gaza e da una piccola area della Cisgiordania. A favore del negoziato con l´opposizione si sono pronunciati 1410 membri del Comitato centrale, il 63 per cento, mentre 856, il 37 per cento, hanno votato contro. Decisivo è stato l´ultimatum lanciato in mattinata dal primo ministro, il quale, senza mezzi termini, ha posto i suoi colleghi di partito davanti alla prospettiva di elezioni anticipate, nel caso in cui avessero respinto la sua proposta. Lo chiamano Comitato Centrale. In realtà, con i suoi 2930 componenti, è quasi un congresso permanente, riottoso, passionale, ingestibile. Una sorta di agorà vociante, colorita, popolare, in cui, come succede nei partiti pachiderma sono rappresentate tutte le anime, dai coloni messianici che si propongono di svuotarlo dall´interno, come il bruco con la mela, ai Signori delle tessere, espressione della vasta base sefardita, con un occhio all´ideologia e uno alle poltrone, a cultori della Grande Israele e della tradizione revisionista, costretti da Sharon a discese troppo precipitose dalle vette delle loro convinzioni per augurare al premier di restare in sella ancora a lungo. E´ in questo magma di estremismo ideologico e di pragmatismo politico che si concentra la forza e la debolezza del Partito Conservatore. La scommessa di Sharon è stata quella di pensare di imporre una proposta nettamente contraria agli umori, alle idee e ai programmi del Likud, come il ritiro da Gaza e la chiusura degli insediamenti. Quando a giugno, fidando nel proprio carisma, il premier ha portato la sua proposta di "disimpegno" alla prova del fuoco del referendum interno, il Likud gli ha inflitto una cocente umiliazione. Perché ritirarsi, adesso che, sul piano militare, l´Intifada è stata praticamente battuta? Idem ad agosto, quando Sharon ha chiesto al Likud di permettere l´ingresso dei laburisti nel governo. Richiesta bocciata. Quello che ha cambiato le carte in tavola è stato il fantasma delle elezioni anticipate. Costretto ormai a guidare un governo monocolore, incapace di far approvare il bilancio, perché sulla politica economica di Netanyahu, il partito di Shimon Peres ha correttamente ritirato la sua rete di salvataggio, Sharon ha messo il Comitato centrale del suo partito davanti all´alternativa secca: o governo di unità con i laburisti e due partiti ultraortodossi, Shas e il Partito della Torah Unità, rispettivamente sefardita e ashkenazita, o si va alle urne. Sharon l´ha fatto alla sua maniera, un po´ forzando la legge elettorale secondo cui dovrebbe essere, comunque, una maggioranza di 61 voti su 120 a richiudere lo scioglimento delle camere. Ma la prospettiva di abbandonare le poltrone occupate per quattro anni, senza la certezza di poterle riconquistare, ha indotto la maggioranza del Comitato centrale a una decisione più giudiziosa. A fianco dell'articolo la foto di una folla intorno ad un auto distrutta con la didascalia: Eliminazione fallita. Il leader palestinese Jaml Abdul Samhadana, capo del Comitato popolare di resistenza, è sfuggito ieri a un attacco israeliano a Gaza mentre era in auto. Nulla viene detto, in questo breve testo dell'attività terroristica, di Samhadana, che continua a non avere nessuna intenzione di rinunciarvi. Secondo Israele il "leader palestinese" è infatti responsabile deell'uccisione di sei soldati israeliani a Rafah nel 2002 e di tre americani nell'attentato di Erez nel 2003.
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