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La Repubblica Rassegna Stampa
07.12.2004 Un'opportunità di pace
un articolo dell'ambasciatore d' Israele in Italia sulle nuove prospettive politiche in Medio Oriente

Testata: La Repubblica
Data: 07 dicembre 2004
Pagina: 19
Autore: Ehud Gol
Titolo: «Israele e l'occasione della pace»
A pagina 19 LA REPUBBLICA di martedì 7-12-04 pubblica un articolo di Ehud Gol, Ambasciatore di Israele in Italia, su "Israele e l'occasione della pace".

Ecco l'articolo:

Caro direttore, nuovi venti soffiano sul Medio Oriente. Venti di novità che portano con sé un leggero profumo di democrazia. L´intera regione sente che dei cambiamenti drastici sono alle porte: solo due mesi fa ci sono state le prime elezioni democratiche mai tenutesi in Afghanistan. Forse non si sono svolte esattamente nello stile delle democrazie occidentali cui siamo abituati, ma qualcuno avrebbe potuto immaginare che, solo tre anni dopo la tragedia dell´11 settembre, le braccia della distruzione e del terrore sarebbero scomparse da quel Paese e che al loro posto sarebbero giunti dei germogli di libertà e sviluppo?
Così, come proseguimento di questo processo, solo due anni dopo la scomparsa dalla scena di Saddam, ci troviamo alla soglia di elezioni libere e democratiche, che si svolgeranno a fine gennaio in Iraq. Non è stato facile, non è stato semplice né tantomeno s´è trattato d´un processo sempre ordinato; ma d´altro canto chi avrebbe previsto sviluppi del genere nel corso dei 30 anni di terrorismo del precedente regime in Iraq?
Più di ogni altra cosa, però, risaltano probabilmente le aspettative sulle elezioni per la presidenza dell´Autorità palestinese, in programma per il 9 gennaio. Ora che è scomparso dalla scena politica l´elemento più negativo degli ultimi 40 anni esiste un´occasione straordinaria per andare avanti. Forse, finalmente, avremo la possibilità e l´opportunità d´un vero dialogo, per la prima volta da anni, senza eufemismi e giri di parole, senza nascondersi dietro la volontà di negoziare per poi incoraggiare o alimentare il terrorismo, senza incitamento illimitato alla violenza e all´odio sconfinato.
Si può dire senza alcun dubbio che la vicinanza dei palestinesi al fianco di Israele, negli ultimi 37 anni, ha permesso ai primi d´assimilare alcuni principi fondamentali che caratterizzano la società israeliana, primi tra tutti la libertà di parola e il processo democratico. Alle prossime elezioni palestinesi Israele farà tutto il necessario per permettere uno svolgimento ordinato che includa tutti gli abitanti dell´Autorità palestinese. Nonostante la minaccia del terrorismo non sia ancora cessata, correremo il rischio di rimuovere i posti di blocco, per permettere un voto ad alta partecipazione. Inoltre, stiamo operando affinché anche gli abitanti di Gerusalemme Est possano votare, così come era avvenuto già alle elezioni precedenti, nel 1996.
Anche in questo caso, probabilmente non saranno elezioni democratiche così come le conosciamo a Roma, a Gerusalemme o a Washington, ma di certo saranno molto più aperte e libere di quanto non avvenga in Siria, Libia, o persino nella tanto cara all´Occidente Arabia Saudita.
Un elemento centrale per la riuscita delle elezioni e di tutto il processo sta nella capacità che avrà l´Autorità palestinese di imporre la propria disciplina sulle forze di polizia palestinesi unificandole. Si tratta di quasi 50mila uomini armati che fino a oggi sono stati utilizzati e sfruttati come ulteriore componente nella macchina del terrorismo contro Israele. Se la nuova dirigenza riuscirà a utilizzarle per porre freno agli elementi distruttivi, come Hamas, Jihad, Tanzim e altri, allora si aprirà il primo spiraglio per una leadership della legalità e dell´ordine, che sono la base di partenza imprescindibile per un governo lecito e regolare.
Esiste ancora, purtroppo, il tentativo di legittimare persone dai cui programmi sono assenti il dialogo e la pace. Fu così nel caso della legittimazione internazionale data ad Arafat, anche quando egli continuò a guidare e gestire l´intifada. Commettono un errore coloro che continuano a dargli legittimazione anche dopo la sua morte. Il tentativo di legittimare candidati le cui mani sono intrise di sangue non aiuterà a far progredire il processo nella regione. Dubito che a qualcuno in Europa verrebbe l´idea di liberare dal carcere l´assassino di Anna Lind, per permettergli di candidarsi alle elezioni, o addirittura Milosevic. Un assassino come Barghuti deve restare in carcere, e coloro che hanno a cuore l´evoluzione della situazione nella nostra regione farebbero meglio a evitare di legittimare degli assassini.
Per la prima volta da quattro anni, nella nostra regione esiste un´opportunità d´andare avanti. Lo comprendono anche gli Stati arabi moderati, e lo spirito di collaborazione degli ultimi tempi tra Egitto e Israele ne è una dimostrazione. Moderazione politica, disponibilità alla conciliazione, accanto a una guerra senza compromessi al terrorismo condurranno il Medio Oriente sulla soglia d´una nuova epoca, molto migliore della precedente.
* l´autore è ambasciatore d´Israele in Italia
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