A Michele Giorgio della Palestina non gli importa nè lo Stato nè la Terra e spera in Marwan Barghouti: Intifada per sempre.
Testata: Il Manifesto Data: 02 dicembre 2004 Pagina: 8 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Palestina, Barghuti riapre i giochi»
A pagina 8 IL MANIFESTO di giovedì 2-12-04 pubblica un articolo di Michele Giorgio: "Palestina, Barghuti riapre i giochi". Giorgio vede con molto favore la prospettiva della sconfitta della linea moderata di Abu Mazen, da lui definito non solo "poco popolare e poco carismatico", ma anche "esponente di basso profilo". Quest'ultima affermazione è sicuramente ingiustificata, riguardo a un uomo che è sempre stato ai verici di Al Fatah e dell'Olp. Ma si spiega, appunto, con l'avversione del quotidiano comunista alla linea politica moderata di Mazen. Le "colpe" di Mazen, per Giorgio, risiedono nella sua convinzione che un accordo con Israele sia possibile entro il 2005 e che sia possibile un compromesso su Gerusalemme, nella sua "vaghezza" sul problema dei profughi, che lascia ipotizzare una sua disponibilità a lasciar cadere la rivendicazione del "diritto al ritorno" (in Israele e non in Palestina) dei profughi del 1948 e dei loro discendenti. Infine, e soprattutto, nella sua contrarietà alla prosecuzione dell'Intifada, ossia del terrorismo, cui, per altro, dichiara di opporsi per la considerazione pragmatica (e obiettiva) che non ha portato ai palestinesi una patria. Un argomento che per Giorgio, che vuole vedere la "resistenza palestinese" continuare all'infinito, anche se dovesse essere sconfitta all'infinito, non è neanche degno d'esssere preso in considerazione. Ecco l'articolo: Bombe politiche devastanti sono cadute nelle ultime ore nei Territori palestinesi occupati e in Israele. Con una mossa clamorosa ieri sera lo stimato e popolare segretario di Al-Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti (in carcere in Israele), si è candidato come indipendente per le elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio, dopo essersi fatto da parte appena qualche giorno fa. E' una decisione che potrebbe avere effetti dirompenti su Al-Fatah e l'intera scena politica palestinese: e mette in difficoltà il candidato ufficiale di Al-Fatah, il leader dell'Olp Abu Mazen, che rischia una sconfitta umiliante. Nelle stesse ore la coalizione governativa israeliana ha di fatto cessato di esistere dopo che il partito Shinui, partner principale del Likud del primo ministro Ariel Sharon, ha votato in prima lettura contro la legge finanziaria. Il premier ha reagito espellendo lo Shinui dal governo: così però o Sharon forma un nuovo esecutivo con i laburisti di Shimon Peres, a cui aveva sbattuto la porta in faccia appena qualche giorno fa, oppure va a elezioni anticipate.
Sulla scena palestinese, per Abu Mazen la mossa di Barghuti è una doccia fredda: esponente di basso profilo, poco popolare e poco carismatico, è costretto a tornare alla realtà dopo aver sognato la poltrona da presidente. L'anziano dirigente palestinese, che piace molto a Stati Uniti e Israele, cominciava già a sentirsi il nuovo «rais». In una intervista al settimanale egiziano Al-Mussawar ieri ha previsto un accordo finale con Israele entro il 2005 e affermato che si possono risolvere i contenziosi sullo statuto di Gerusalemme, che Israele considera sua «capitale eterna e indivisibile» e che i palestinesi aspirano a fare capitale del loro stato. Sul futuro dei profughi è stato vago, come sempre.
I motivi che hanno indotto Barghuti a cambiare idea non sono chiari. La decisione di candidarsi è avvenuta durante l'incontro avuto ieri in carcere con la moglie Fadwa, due ministri dell'Autorità nazionale palestinese (Kadura Fares e Jamil Tarifi) e il suo avvocato. Secondo indiscrezioni, Barghuti avrebbe accolto con forte disappunto la decisione di Abu Mazen e del Consiglio rivoluzionario di convocare solo ad agosto le elezioni interne ad Al-Fatah, attese da tempo dalla nuova generazione del movimento politico: Barghuti avrebbe voluto una data più ravvicinata in modo da poter incidere maggiormente sugli sviluppi politici dei prossimi mesi. Altre voci dicono che non ha ricevuto da Abu Mazen e la «vecchia guardia» sufficienti garanzie su una sua prossima scarcerazione nel quadro di un'intesa con Israele per la liberazione di detenuti politici.
Cosa faranno Al-Fatah e i massimi dirigenti palestinesi? Decisive sono ora le mosse di Abu Mazen. Secondo Hafez Barghuti, direttore del quotidiano Al-Hayat Al-Jadida, la politica palestinese ha raggiunto, a meno di un mese dalla morte di Arafat, il livello più alto di crisi: «In queste condizioni Abu Mazen potrebbe addirittura ritirare la sua candidatura per evitarsi l'umiliazione di una sconfitta ritenuta da tutti certa». Nelle Brigate dei martiri di Al-Aqsa ieri si sono levate voci contro la candidatura di Barghuti «perché manda in pezzi Al-Fatah».
Il movimento islamico Hamas intanto ha annunciato che boicotterà le elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio. Il portavoce del movimento, Mushir Masri, ha spiegato che non è stata accettata la proposta di Hamas di tenere insieme anche le consultazioni legislative. L'Autorità nazionale palestinese, ha aggiunto, continua a ritenere validi gli accordi di Oslo raggiunti nel 1993 con Israele, a differenza del movimento islamico che non li ha mai accettati. L'annuncio del boicottaggio delle presidenziali ha immediatamente posto un interrogativo: a quali dei candidati in corsa andranno i voti dei potenziali elettori di Hamas? Il quesito è rilevante se si considera che gli integralisti islamici palestinesi hanno consolidato le loro posizioni in questi ultimi anni diventando la seconda forza politica nei Territori occupati subito dopo Al-Fatah - e se si considera che Hamas non ha chiesto a suoi simpatizzanti di tenersi lontani dalle urne. «Tutti i membri di Hamas rispetteranno la decisione ma non c'è un appello a tutti i cittadini a non votare», ha precisato Ismail Haniyah, uno dei leader di Hamas a Gaza. I potenziali elettori del movimento islamico preferiscono senza dubbio Marwan Barghuti, personaggio carismatico e sostenitore dell'Intifada al contrario di Abu Mazen. Per il leader dell'Olp si fa tutto più difficile. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.