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Libero Rassegna Stampa
27.11.2003 Lettera aperta a Cesara Buonamici
cambierà il liguaggio del TG5 ?

Testata: Libero
Data: 27 novembre 2003
Pagina: 11
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Chiamare i terroristi con il loro nome»
Su LIBERO del 27-11-2004 è uscita una lettera aperta allagiornalista del TG5 Cesara Buonamici. Eccom il testo:
Gentile Signora Buonamici, le confesso subito che se molte volte ho seguito
le notizie sul TG5 invece che su altro telegiornale e' stato per merito suo.
A differenza di altre sue colleghe, lei non ha mai dato l'impressione di
fare dei comizi (penso a Lilli Gruber) ne' ha mai preso posizioni
ideologiche .Penso a Lamberto Sposini, che non ha mai perso un'occasione per
far capire ai telespettatori da che parte secondo lui si deve stare, come ha
fatto col pesante intervento nella trasmissione del bravissimo Toni
Capuozzo, da lui severamente rimproverato per avere, come aveva
coraggiosamente fatto, raccontato la verita' sul cosiddetto giornalismo
d'inchiesta in Irak. No, il suo e' sempre stato un giornalismo equilibrato,
lontano persino da quel fastidioso politicamente corretto mischiato alla par
condicio che e'stata la caratteristica piu' vistosa e fastidiosa del TG5 di
Mentana.
Da queste considerazioni deriva la nostra grande sorpresa quando l'altro
ieri, giovedi' ,al telegiornale delle ore 20, a proposito delle prossime
elezioni del dopo Arafat, l'abbiamo sentita definire l'Autorita' palestinese
''Palestina'', cosi', semplicemente, come se fosse gia' uno Stato, cosa che
non e', come lei peraltro sa benissimo. Ma lei e' andata oltre, ha detto che
Marwan Barghouti, detenuto nelle carceri israeliane dopo che un tribunale
l'ha condannato a 5 ergastoli per essere stato uno dei piu' efferati
organizzatori di stragi, e' un ''militante''. Come puo' presentare uno come
Barghouti come un militante ? Come ha potuto non venirle un mente
l'assurdita' di quella definizione per un terrorista criminale ? Lo so che
lei e' in buona compagnia. Il linguaggio dei nostri media, visivi e scritti,
particolarmente quando si tratta del conflitto israelo-palestinese, opera
una autocensura che esclude dalla propria terminologia la parola terrorista.
Sono militanti, appunto, o miliziani, guai a chiamarli con il loro vero
nome. Non avremmo scritto questa lettera se avessimo sentito quelle parole
da altri,dal suo collega Sposini, per esempio, ben sapendo a quale risultato
saremmo andati incontro. Non e'facile scalzare un pregiudizio quando e'
entrato nella testa di chi si rifiuta anche solo di discuterne. Ma con lei,
gentile signora Buonamici, il caso e'diverso. Con lei continuiamo a credere
che un dialogo sia possibile. Non sappiamo se si e' limitata a leggere un
testo preparato da qualcun altro, oppure se quelle parole siano invece da
attribuire a lei. In questa possibile seconda ipotesi ci auguriamo che lei
non se ne abbia a male se alle critiche appena svolte aggiungiamo un
consiglio che e' anche un augurio al TG5 sotto la nuova direzione di Carlo
Rossella. Perche' il suo TG non incomincia a chiamare terroristi i
terroristi, criminali i criminali, smettendo per una buona volta di
spacciarli per quello che non sono ? Marwan Barghouti potra' forse
candidarsi alle prossime elezioni palestinesi, potra' persino essere presa
in considerazione una sua richiesta di grazia ( non sono forse i criminali
ad essere graziati?), in politica tutto e' possibile e non saremo certamente
noi a predire il futuro di quella regione. Il consiglio puo' essere esteso
anche all'Iraq, basta anche li' con i resistenti, con i ribelli, con i
guerriglieri e tutto l'armamentario linguistico che impedisce di chiamarli
terroristi, perche' quello e' il loro ''mestiere'', uccidere e nient'altro.
Pensi all'effetto che fara' sui telespettatori l'uso di un linguaggio
franco, diretto, onesto. Quale sorpresa, dopo di anni di eufemismi ! Certo,
sareste i primi, voi giornalisti del TG5 a fare questa piccola ma importante
rivoluzione semantica. Non vi chiediamo di arruolarvi in una specie di Delta
Force del giornalismo. Vi chiediamo di distinguervi dal coro. Lo sappiamo
che non e' cosa semplice, ma ne varrebbe la pena.
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