Il "prigioniero politico" che organizzava stragi Marwan Barghouti secondo il quotidiano comunista
Testata: Il Manifesto Data: 26 novembre 2004 Pagina: 4 Autore: Michele Giorgio Titolo: «Dopo Arafat:»
A pagina 4 IL MANIFESTO di venerdì 26-11-04 pubblica l'articolo di Michele Giorgio "Dopo Arafat: "Barghuti si candida", che di seguito pubblichiamo: Sotto una raffica di indiscrezioni, annunci e smentite che hanno riportato alla memoria il continuo accavallarsi di notizie contrastanti che ha segnato l'agonia di Yasser Arafat, ieri esponenti di primo piano dell'Alto Consiglio di Al-Fatah hanno fatto sapere che Marwan Barghuti, il segretario della organizzazione per la Cisgiordania, detenuto in un carcere israeliano dove scontando una condanna plurima all'ergastolo, è sul punto di presentarsi alle elezioni presidenziali del 9 gennaio. Un passo non ufficiale, almeno fino alla scorsa notte, che è coinciso con la ratifica da parte del Consiglio rivoluzionario di Al-Fatah (129 membri) della nomina di Abu Mazen a candidato della organizzazione fatta lunedì dal Comitato centrale. A questo punto il rischio di una spaccatura di Al-Fatah è concreto. Dietro la possibile candidatura di Barghuti si cela il risentimento della nuova generazione di Al-Fatah, cresciuta nei Territori occupati e che non riesce ad avere accesso nella stanza dei bottoni. Dietro quella di Abu Mazen invece sono schierati i rappresentanti della vecchia guardia, giunta in gran parte dall'esilio di Tunisi, che non vuole cedere anche solo una minima parte dei suoi poteri. Arafat era riuscito a tenere a freno i due campi, grazie al suo carisma e al mito che incarnava. Ora che non c'è più le differenze si stanno trasformando in fratture.Un esponente dell'Alto Consiglio di Al-Fatah, Abdel Rahman Al Shomali, ha riferito ieri che Barghuti ha fatto sapere ai dirigenti dell'organizzazione, tramite il suo avvocato che gli ha fatto visita, di volersi candidare. Il legale, Khader Shkeirat, però ieri sera si è rifiutato di confermare o di smentire le notizie. Un annuncio, in un senso o in un altro, è atteso nei prossimi giorni e tra i palestinesi cresce il fermento. La popolazione vuole la candidatura di Barghuti anche se i sondaggi danno Abu Mazen vincente alle presidenziali. Se si presentasse effettivamente, dopo che il Comitato centrale e il Consiglio rivoluzionario di Al Fatah ha deciso di designare Abu Mazen quale candidato unico, in casa palestinese si aprirebbe un caso di enorme importanza. Diversi dirigenti politici sono convinti della necessità di trovare una intesa tra i due. «Le relazioni personali di Barghuti con Abu Mazen sono buone», ha indicato il direttore di Al-Hayat Al-Jadida Hafez Barghuti, sottolineando che «per Abu Mazen sarebbe molto pericoloso se Marwan decidesse di presentarsi». Il giornalista ha spiegato che alle presidenziali si sono registrati «Candidati islamici, progressisti, qualche intellettuale indipendente che rastrelleranno elettori in ogni strato della popolazione. Che cosa rimarrà a Abu Mazen? Al Fatah. Ma se il partito si spacca - ha aggiunto - se i giovani votano per Marwan, rischia di essere una catastrofe per Abu Mazen, ma anche per Al-Fatah e un terremoto nella politica palestinese». La soluzione indicata da molti prevede una maggiore divisione del potere ai vertici del movimento politico e dell'Anp fra vecchia guardia e giovani vicini a Barghuti nonché un impegno a premere su Israele per la sua liberazione (a questo proposito il presidente israeliano Moshe Katzav in un'intervista apparsa ieri sul quotidiano Maariv, non ha escluso la possibilità di una scarcerazione del più noto dei prigionieri politici palestinesi). La tensione intanto sale ai vertici di Al-Fatah, martedì sera a Betlemme si è svolta una riunione con la partecipazione di 44 dei 55 membri dell'Alto Consiglio in Cisgiordania, un organo di base nel quale sono rappresentati dirigenti e attivisti locali di «Tanzim», espressione della base del movimento. «Il consenso manifestato a Barghuti è stato massiccio a conferma del suo carisma e del suo potere. È evidente che Abu Mazen, che al contrario non gode di grande popolarità, dovrà per forza appoggiarsi a lui per garantirsi il pieno sostegno del movimento. Altrimenti rischia di mettere in forse la sua vittoria alle presidenziali», ha aggiunto Hafez Barghuti. L'elite politica, i deputati del Consiglio legislativo e, soprattutto, buona parte dei ministri del governo del premier Abu Ala, guardano con scetticismo alla eventuale candidatura di Barghuti, ritenuto troppo «rivoluzionario» per un incarico delicato come quello di presidente dell'Anp. «Marwan potrà avere un ruolo importante ma in futuro, da uomo libero - ha affermato la portavoce palestinese Hanan Ashrawi - ora però è in carcere e non si può guidare una nazione da dietro le sbarre. Abbiamo già avuto un presidente (Yasser Arafat) tenuto di fatto prigioniero (nella Muqata di Ramallah, ndr) da Israele e non abbiamo bisogno di un altro raìs in manette». Un uomo condannato a cinque ergastoli per reati di sangue non è, contrariamente a quanto scrive il MANIFESTO, un "prigioniero politico".
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