Israele non persegue gli abusi dei suoi militari, sostiene Michele Giorgio tre giorni dopo, la cronaca lo smentisce, ma lui fa finta di niente
Testata: Il Manifesto Data: 23 novembre 2004 Pagina: 6 Autore: Michele Giorgio Titolo: «I tagliatori di teste israeliani - Omicidio 13enne Iman, ufficiale incriminato»
Sabato 20-11-04 Michele Giorgio scrive sul MANIFESTO, nell'articolo "I tagliatori di teste israeliani": Appena qualche settimana fa fu un ufficiale della brigata Givati a scaricare un intero caricatore sul corpo ferito di una ragazzina palestinese di 13 anni. La studentessa Imam a-Ams aveva commesso l'errore di appoggiare per un attimo lo zaino di scuola a terra: troppo sospetto, falciata e colpita. Forse poteva anche sopravvivere ma ci pensò l'ufficiale a sistemare le cose, sparandole oltre venti colpi in corpo. Non risulta che la solita indagine «immediatamente aperta» lo abbia incriminato di alcunché. Martedì 23-11-04, a pagina 6 in un breve articolo intitolato "Omicidio 13enne Iman, ufficiale incriminato", il quotidiano comunista ci informa che: Un tribunale militare israeliano ha incriminato ieri un comandante di un'unità dell'esercito (la cui identità rimane segreta), colpevole secondo l'accusa di aver ucciso un'adolescente palestinese nella Striscia di Gaza. La 13enne Iman al Hams fu colpita dai soldati della brigata Givati, il 5 ottobre scorso, perché si era avvicinata troppo alla postazione militare di Girit, nei pressi del quartiere el Sultan di Rafah. Secondo l'accusa l'ufficiale si avvicinò alla bimba, già ferita dai commilitoni, e le sparò due colpi da distanza ravvicinata. Poi, mentre stava per tornare alla postazione, fece marcia indietro e sparò un caricatore sulla ragazzina. Giorgio, nel suo articolo "Un pugno di mosche per la colomba Powell", non fa invece cenno all'incriminazione. Che, sabato 20, non gli risultava, ma che, ora, dovrebbe risultargli. E dovrebbe avere, sul suo giornale, uno spazio più rilevante di quello in cui è stata rilegata.
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