Rula Jebreal, l'esperta di Medio Oriente faziosità assortite dall' intervista alla giornalista di La 7
Testata: Corriere della Sera Magazine Data: 23 novembre 2004 Pagina: 60 Autore: Claudio Sabelli Fioretti Titolo: «Intervista a Rula Jebreal»
A pag. 60 del n. 28 del Corriere della Sera Magazine, pubblicato il 18/11/2004, si legge l'intervista di Claudio Sabelli Fioretti a Rula Jebreal, giornalista del tg di La7. Ecco alcune osservazioni su alcuni passi dell'intervista riportati di seguito.
Claudio Sabelli Fioretti: «Parliamo di Arafat. La sua uscita di scena quali conseguenze porterà?». Rula Jebreal: «Arafat già da un paio di anni aveva perso il potere, era confinato e prigioniero e controllava poco o niente». Il defunto dittatore aveva invece l'assoluto controllo della "cassa" (6000 miliardi di vecchie lire) con la quale finanziava il terrore. Esistono prove documentate che la Jebreal volutamente ignora. Tutte le "forze di polizia" facevano capo ad Arafat: Abu Mazen ci rimise il posto di primo ministro per aver tentato - inutilmente - di fermare il terrorismo. CSF: «Adesso che cosa succederà?». RJ: «A mio giudizio uscirà una leadership moderata che non riuscirà a ottenere risultati concreti perché Israele non ha nessuna intenzione di trattare. Prima diceva che la colpa era di Arafat. Adesso vedremo. La palla è passata a loro». Con l'Egitto e con la Giordania Israele ha siglato in fasi diverse trattati di pace. Non sono gli israeliani a non voler trattare. Quella di Rula Jebreal è logora propaganda. CSF: «Tu non hai mai risparmiato critiche ad Arafat. Hai scritto di un Arafat inamovibile, corrotto, circondato da una casta di intoccabili». RJ: «Arafat è stato un grande. (sic)
Ha ottenuto molto per noi e si è fatto riconoscere dalla comunità internazionale. Ma io, anche se sono palestinese, non difendo la mia parte a tutti i costi. Quello che ho scritto su Arafat e sul suo entourage, sulla loro corruzione, è una critica che chiunque conosca quel mondo dovrebbe fare. Criticare l’Autorità palestinese non vuol dire essere meno palestinese. Arafat era un leader abusivo. Come il premier iracheno Allawi messo lì dagli americani e non dalla popolazione. Arafat ha sempre vissuto fuori, Libano, Giordania, Tunisia, non ha mai vissuto l’occupazione militare da dentro i Territori. Forse era per questo che non riusciva a dialogare con gli israeliani».
CSF: «Hai detto che Arafat era funzionale all’occupazione israeliana». RJ: «No, non l’ho mai detto». CSF: «Lo leggo sul tuo sito Internet. Parli dell’avidità dei governanti palestinesi "che finiscono per essere del tutto funzionali alle strategie di occupazione del governo israeliano"». RJ: «Alcuni suoi atteggiamenti aiutavano davvero la linea di Sharon. La sua ostilità verso le riforme e verso qualsiasi movimento che criticava il suo entourage aiutava la linea di Israele». Un Arafat ancora più ostile a Israele non sarebbe dispiaciuto alla nostra giornalista. CSF: «Che cosa pensi dei kamikaze?». RJ: «Compiono un atto criminale e sono una risposta sbagliata. I problemi esistono e sono grandi, ma non si risponde con l’orrore». CSF: «Eroi o assassini?». RJ: «Eroi no di sicuro». Ma forse Rula non sa se siano davvero assassini, infatti... CSF: «In Iraq si distingue fra resistenti e terroristi». RJ: «Quando c’era la guerra lavoravo 24 ore su 24, non dormivo e vedevo tutti i filmati più osceni, bambini maciullati dai bombardamenti, massacrati dalle mine. Poi vedevo un attacco di un razzo fatto da un gruppo di guerriglieri e sentivo i media che dicevano "attentato terroristico". Io non saprò mai definire che cosa è e che cosa non è un attentato. Ma se dei bambini vengono colpiti in un modo indiscriminato, questo è un atto incivile e criminale». Qui si potrebbero fare molte osservazioni. Ci limitiamo ricordare alcune cose:
1. gli americani non hanno mai colpito deliberatamente i civili iracheni;
2. gli obbiettivi americani sono esclusivamente militari;
3. gli stessi civili iracheni sono attaccati quotidianamente - e deliberatamente - dagli uomini di Zarqawi e dai fedelissimi di Saddam;
4. la maggior parte delle vittime irachene sono da attribuire al terrorismo.
L'intervista finisce con il seguente scambio di battute: CSF: «Gli israeliani dicono che vi hanno offerto praticamente tutto». RJ: «Barak aveva fatto la sua offerta strepitosa a fine mandato.
Falso. Ai tempi di Camp David il mandato di Barak era iniziato da appena un anno.
Ma prima del mandato quanti insediamenti avevano costruito? Centinaia, centinaia e centinaia.
Non è vero. Il governo israeliano aveva approvato la costruzione di nuove unità abitative all'interno dei preesistenti insediamenti, per far fronte alla crescita demografica. Non è la stessa cosa.
Aveva dato tutti i segnali possibili che non era disposto a ritirarsi. Altra falsità. Rula Jebreal finge di non sapere che Barak aveva ritirato unilateralmente le forze armate israeliane dal Libano.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera Magazine. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.