Arafat, l'onesto beneffatore il quotidiano napoletano deforma la realtà
Testata: Il Mattino Data: 08 novembre 2004 Pagina: 5 Autore: Giuseppe Josca Titolo: «Il tesoro nascosto dell'Olp e la leggenda del taccuino»
Arafat ha rubato miliardi di dollari, ha dirottato gli aiuti internazionali ai gruppi terroristici, ma per Il Mattino quei soldi sono stati ben investiti. Da IL MATTINO di ieri, 07-11-04, riproduciamo un articolo di Giuseppe Josca:
Nella vita travagliata di Yasser Arafat, uno dei momenti più drammatici fu quello di un giorno di metà aprile del 1992. Tornava da un viaggio in Africa, quando per un guasto ai motori l’aereo fu costretto ad un atterraggio di fortuna, fracassandosi nel deserto libico. Trascorsero due ore prima dell’arrivo dei soccorsi. Il raìs se l’era cavata con una ferita alla testa. Ma al suo quartier generale a Gaza si erano vissuti momenti di grande tensione. E più che fare ipotesi sull’eventuale successione tutti si chiedevano: dov’è il taccuino? Nel gergo dei boss il «taccuino» era il libro segreto nel quale venivano annotate le fortune dell’Olp. Si diceva che Arafat lo tenesse «stretto al petto», sotto il suo diretto controllo. Se lui era morto nell’aereo bruciato dalle fiamme nessuno avrebbe potuto rintracciare il danaro. Queste voci furono smentite da Abu Ala, allora ministro delle Finanze. Il Fondo Nazionale, disse, «è amministrato da manager ed esperti. Ci sono rapporti, controlli, riunioni per l’approvazione dei bilanci. Niente risulta a nome di Arafat. La sua ricchezza? Il glorioso passato e la generosità». Certo non si è mai saputo come esattamente siano distribuiti o impiegati i fondi. Vi sono i salari per i circa 150mila tra militari, addetti ai servizi di sicurezza, impiegati, operai, e ai funzionari e burocrati dei «ministeri» del paese che non c’è. E poi vi sono i sussidi alle famiglie dei 45mila «martiri» (palestinesi uccisi o resi invalidi dagli israeliani), a ospedali, scuole, centri culturali e sportivi, i 90 uffici di rappresentanza in Paesi di ogni continente: l’Olp è riconosciuta da quasi tutti i 160 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite. Spesa totale, circa un miliardo di dollari l’anno, in parte raccolti grazie agli emigrati che si autotassano per contribuire alla «causa». Poi ci sarebbe il «tesoro nascosto», gli investimenti fatti all’estero. Fonti americane dicono che l’Olp ha riserve per più di due miliardi di dollari, conti aperti in varie banche a New York, in Svizzera, in Giordania, e possiede o gestisce fabbriche tessili, centri artigianali, insediamenti agricoli in Libano, Thailandia, Romania, Polonia e altrove. «Se così fosse», disse tempo fa Abu Ala, «non avremmo bisogno di fare equilibrismi per tenere in regola i nostri bilanci». La verità, secondo gli esperti dell’Autorità palestinese, è che si interviene in aree estremamente povere, soprattutto in Africa, per creare opportunità di lavoro dove nessun altro osa mettere a rischio i suoi capitali. Ogni tanto è apparsa l’ombra di uno scandalo, si è parlato di operazioni azzardate a Wall Street, di pezzi grossi dell’Autorità che posseggono ville sulla Costa Azzurra e spendono fortune volando in prima classe e frequentando ristoranti di lusso. Ora si dice perfino che prima di lasciare la Mukada, la casa di Ramallah dove Sharon l’ha tenuto prigioniero per tre anni, Arafat abbia consegnato alla moglie Suha le carte che contengono i segreti del suo tesoro: erano, a dar retta alle «rivelazioni» di un giornale del Kuwait, in una grossa valigia nascosta sotto il letto. Ma il suo popolo preferirà ricordarlo per altri motivi. Ad esempio, l’impegno che dedicava all’istruzione, alle scuole. Dove i bambini palestinesi vengono trasformati in aspiranti terroristi suicidi. Tempo fa aveva detto, profeticamente: «Dovremo lottare per anni. Forse solo i bambini e gli adolescenti di oggi andranno in Palestina». L'aveva detto "profeticamente", prima di rifiutare la pace e di mandare i bambini palestinesi a morire in guerra per darne la responsabilità a Israele di fronte all'opinione pubblica internazionale.
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