Chi era Yasser Arafat? il ritratto di Angelo Pezzana
Testata: Libero Data: 05 novembre 2004 Pagina: 1 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Lo Stato palestinese? Yasser lo ha rifiutato.»
LIBERO di oggi, 05-11-04, pubblica in prima pagina un articolo di Angelo Pezzana che traccia un ritratto senza abbellimenti e un bilancio della fallimentare politica di Yasser Arafat. Ecco l'articolo: Se pensava di entrare nei libri storia Arafat puo' riposare tranquillo. Dopo quasi quarant'anni di scena sul palcoscenico palestinese ci entrera' sicuramente. Anche se non sara' l'Arafat statista ad essere ricordato. La divisa militare che ha sempre indossato, insieme alla keffiah,rappresentano il limite che non ha mai superato nella sua lotta per conquistare al suo popolo uno Stato. Uno Stato che e' nato nell'immaginario palestinese unicamente in funzione anti Israele, non avendo avuto quel popolo nella sua storia mai alcuna rivendicazione di indipendenza. Arafat e' rimasto per tutta la vita un terrorista,non e' mai stato capace di entrare nel ruolo successivo, di fatto e' rimasto lontano dai reali bisogni della sua gente. Che ha potuto governare e controllare soltanto grazie ad un sistema di corruzione interna e complicita'internazionale. Tenere nelle proprie mani i cordoni della borsa gli ha consentito di condizionare alleanze e fedelta', rendendo le istituzioni dell'Autorita' palestinese espressioni politiche di pura facciata. Il consenso che e' riuscito a raccogliere nel mondo intero avrebbe dell'incredibile se pensiamo quanto poco interessino, anche e soprattutto ai pacifisti, i conflitti locali che non coinvolgano ovviamente America e Israele. La carta di Arafat non e' stata la Palestina, ma Israele. Sullo stato ebraico non gli e'stato difficile raccogliere consenso. Dopo la seconda guerra mondiale e dopo la Shoah, sembrava (o almeno ci si illudeva) che sarebbe stato impossibile assistere alla rinascita dell'antisemitismo. Ci sbagliavamo. Sono quarant'anni che l'attenzione di gran parte dell'informazione mondiale e' puntata sul conflitto israelo-palestinese,indicando in Israele il principale pericolo per la pace mondiale, quasi come se il futuro del pianeta dipendesse dall'esistenza o meno di uno Stato palestinese. Arafat l'aveva capito benissimo, tant'e' che quell'appoggio ha saputo conservarlo non tanto lavorando per la costruzione del suo Stato, ma garantendo i suoi mentori con una guerra infinita contro l'esistenza stessa di Israele. Arafat ha sempre saputo, da quel gran bugiardo che era, dire tutto ed il suo esatto contrario a seconda se parlava in arabo o se si esprimeva in inglese. Si riempiva la bocca della parola pace se parlava in inglese,mentre in arabo chiamava i suoi alla conquista di Gerusalemme. Dal massacro degli atleti israeliani durante le olimpiadi di Monaco ai dirottamenti aerei, dalle stragi negli aeroporti ai kamikaze usati per uccidere civili in Israele, Arafat e' stato il rais che regalato all'opinione pubblica occidentale la parola "resistenti" che ambiguamente i media usano al posto di terroristi. Quando, sotto il benevolo sguardo di Clinton, disse no a Barak (laburista, non il falco Sharon) che gli offriva su un vassoio d'argento lo Stato palestinese formato del 97% della Cisgiordania, Gaza per intero e Gerusalemme est per capitale, quanti si chiesero cosa gli stesse passando per la testa ? Era lo Stato di cui tanto aveva blaterato e ora rispondeva no, grazie, non interessa. Quanti si sono chiesti in quei giorni se non era Israele ad interessargli, come da tante parti si continuava ad insistere che quello e non altri era il suo vero progetto. Arafat ha potuto permettersi di tutto e continuare ad essere ugualmente credibile nel mondo democratico occidentale. Sembra che abbia dichiarato di voler essere sepolto sulla spianata delle moschee, ma questo suo ultimo desiderio, come la scomparsa dell' "entita' sionista", rimarra' tale. Sharon ha risposto di no, nemmeno in altro luogo di Gerusalemme. Per motivi di ordine pubblico, non tanto per il timore che il ricordo dei rais defunto possa trasformarsi in un'icona pronta per la venerazione futura. Qualcuno si ricorda ancora in Egitto di Nasser ? Nessuno, e tra breve anche il ricordo di Arafat svanira', sostituito, speriamo, dalla volonta' che una nuova leadership avra' per affrontare e risolvere tutti i problemi lasciati irrisolti. Sicuramente lo rimpiangeranno, a destra come a sinistra, quelli ai quali non importa nulla che l'Iran stia per dotarsi della bomba atomica, quelli ai quali la riconferma di Bush alla Casa Bianca non vuole dire guerra al terrorismo ed esportazione della democrazia ma l'"impero americano" che si riconferma tale, quelli ai quali importa solo che i diritti umani siano verificati e protetti in America e Israele ma se ne fregano bellamente di quanto avviene altrove. A tutte queste anime belle Arafat manchera'. A noi no. La sua dipartita rappresenta una boccata di ossigeno per il futuro, libero e democratico, di una parte del Medio Oriente. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.