Le manifestazioni in Iran contro George W Bush non significano nulla, perchè nessuno potrebbe manifestare a suo favore una fatto evidente, ignorato da Leonardo Coen
Testata: La Repubblica Data: 04 novembre 2004 Pagina: 12 Autore: Leonardo Coen Titolo: «Dal Cairo a Teheran si teme il peggio:»
A pagina 12 di LA REPUBBLICA Leonardo Coen descrive la reazione del mondo islamico alla rielezione di George W. Bush nell'articolo «Dal Cairo a Teheran si teme il peggio: "Ora ci saranno più morti di prima" ». Coen non mostra il minimo sospetto sulla spontaneità e rappresentatività di manifestazioni come quella tenutasi a Teheran, o sulla credibiltà di un docente di Scienze Politiche all'Università di Damasco, sotto il regime baathista. Sembra ignorare che in Siria e in Iran non esiste il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero.
(a cura della redazione di Informazione Corretta)
Ecco l'articolo: DOHA - Sono ormai le dieci di mercoledì sera, il ventesimo giorno di Ramadan dell´anno 1425 per i musulmani. Il Qatar ha appena decretato tre giorni di lutto per la morte dello sceicco Zayed, che guidava gli Emirati Arabi Uniti da trent´anni. Qui le donne hanno diritto di voto. Qui si punta molto sulla qualità della scolarizzazione e sulla liberalizzazione dell´economia. Qui le autorità intendono trasformare il Qatar in un modello politico e sociale avanzato per la regione: grazie anche al non disinteressato "ombrello" americano. E qui Al Jazeera, la tv che è divenuta il simbolo di questa apertura e l´interlocutrice più seguita dalle masse arabe per via dei conflitti a ripetizione del Medio Oriente, registra con impeccabile professionalità da grande network internazionale la vittoria di Bush ma spende più tempo per raccontare la sconfitta di Kerry. La gente del Golfo e i cinquanta milioni di telespettatori della tv di Doha ha filtrato così l´estenuante "due giorni" elettorale americana, seguendo ogni dettaglio, mentre l´ambiziosa emittente del Qatar cercava di decrittare le ragioni della riconferma di Bush, senza imbottire l´evento di propaganda, o di asfissianti dibattiti. Eppure, stavolta, è mancato qualcosa, ad Al Jazeera. E´ mancato il risvolto "regionale": un vuoto a malapena riempito dalle cronache palestinesi, e da quelle del tormentato Iraq. Se qui si gestisce l´informazione più diffusa del Medio Oriente, non è da qui che in queste ultime ore sono stati rimessi in circolo gli umori contraddittori del mondo arabo. La direzione di Al Jazeera ha seguito evidentemente le raccomandazioni del maggiore azionista, l´emiro Hamad Bin Khalifa Al-Thani: coprire le elezioni Usa senza trasformarle in una tribuna televisiva antiBush. Perché segnali in questo senso ce ne sono stati. Dal Cairo a Teheran, dai Territori occupati palestinesi alla Siria il disappunto è stato palpabile, fisico in Iran con manifestazioni di protesta e soliti falò delle bandiere stelle e strisce. «Non sono buone le notizie per il Medio Oriente», ha commentato l´analista Jasim Ali del Bahrein, «ora Bush potrebbe pensare che la sua politica estera sia un successo e magari potrebbe indurire le sue posizioni», anticipando fosche previsioni, «ci saranno più morti e spargimenti di sangue». «Avremo ancora altri quattro anni d´incubo», rincara la dose Imad Shuaibi, professore di Scienze Politiche all´università di Damasco, perché Bush insisterà nell´isolare la Siria e nell´infliggerle sanzioni, se non di peggio. L´Iran e la Siria sono nel mirino della Casa Bianca, e tuttavia a Teheran c´è chi fa buon viso a cattiva sorte, come Mohammad Ali Abtahi, consigliere del presidente Khatami, «la vittoria di Bush è preferibile, nonostante le sue politiche sbagliate», posizione paradossale in apparenza. Il sottinteso di Ali Abtahi si può riassumere in poche parole: sappiamo che Bush, col pretesto di combattere il terrorismo, vuole sferrare attacchi preventivi e che il suo alleato Sharon ha già minacciato di bombardare le nostre centrali nucleari. Meno sfumata la posizione dei sauditi che non avrebbero visto di buon occhio Kerry nuovo presidente: il 27 maggio scorso, in un discorso elettorale, Kerry aveva criticato l´ambiguo ruolo dell´Arabia Saudita a proposito di Al Qaeda e di altri gruppi armati (intrecci finanziari, coperture ideologiche), aggiungendo che sarebbe stato più opportuno diminuire il business con Riad. Bush, invece, li ha voluti alleati chiave nella guerra contro il terrorismo ed è visto, in fondo, come il garante della stabilità in Medio Oriente. «Speriamo che il prossimo mandato sia diverso dal primo», ha commentato Arafat da Parigi, dove si trova ricoverato. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.