martedi` 26 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
26.10.2004 Il piano di ritiro da Gaza nel dettaglio
eccone costi, tempi e luoghi

Testata: Il Foglio
Data: 26 ottobre 2004
Pagina: 3
Autore: Menachem Gantz
Titolo: «I costi, i tempi e i luoghi del piano di ritiro di Sharon da Gaza»
A pagina 3 dell'inserto IL FOGLIO di oggi, 26-10-04, pubblica l'articolo di Menachem Gantz "I costi, i tempi e i luoghi del piano di ritiro di Sharon da Gaza".
Ecco l'articolo:

La Knesset, il Parlamento israeliano, si riunisce oggi per un voto storico, sul piano di disimpegno da Gaza e da quattro insediamenti in Cisgiordania. Il primo ministro Ariel Sharon ha annunciato il suo progetto la prima volta il 18 dicembre 2003, durante una conferenza a Herzelia. Pochi ci hanno creduto. Israele intende invece davvero evacuare 21 insediamenti e chiedere a 7.500 abitanti di lasciare le loro case. Davanti a loro i 120 parlamentari hanno trovato ieri la proposta di legge, 12 pagine che descrivono le quattro fasi del piano di disimpegno: il progetto operativo d’evacuazione, il trasferimento delle infrastrutture a organi internazionali, la presenza militare nel corridoio di Filadelfia, il destino della barriera difensiva. Una volta concluse le preparazioni per realizzare il disimpegno, il governo israeliano dovrà dare il via all’evacuazione nella Striscia di Gaza e nel nord della Samaria. Tutti gli insediamenti sono stati divisi in quattro gruppi, su cui il governo dovrà decidere ogni volta separatamente. Nella prima fase si cancelleranno tre insediamenti. Morag (36 famiglie), Nezarim (60), e Kfar Darom (85). Nella seconda parte saranno evacuati i quattro insediamenti nel nord della Cisgiordania: Ganim (36), Kadim (26), Sa-Nur (10), Homesh (42). La terza fase prevede il disimpegno da undici insediamenti: Bdolach (31 famiglie), Azmona (100), Gadid (56), Ganor (52), Ganei-Tal (75), Neve Dekalim (513), Nezer- Hazani (75), Peat-shade (19), Katif (65), Rafiach-Yam (22), e Shalev (10). Invece nella quarta saranno evacuati Elei-sinai (85), Nisanit (280) e Dugit (17). Il piano che il Parlamento dovrà confermare oggi prevede la distruzione totale di case e sinagoghe. Israele spera invece di lasciare intatte le scuole e le grandi industrie che si trovano nella Striscia di Gaza e di trasferirle agli organi internazionali, che dovranno garantire che vadano in uso a palestinesi che non fanno parte di gruppi terroristici. L’esercito israeliano controllerà lo spazio aereo e navale sulla frontiera fra Egitto e Gaza. I palestinesi potranno fare uso delle armi già autorizzate in passato. Il governo spera in una collaborazione da parte dei palestinesi. Nel caso in cui terrorismo e fanatismo prevalgano durante il ritiro, Israele avrà il diritto di lanciare azioni militari nella Striscia. Inoltre al Parlamento si chiede di votare sulla proposta di legge che il governo ha approvato domenica, sui compensi economici destinati agli abitanti degli insediamenti. Gli evacuati riceveranno 10.800 shekel (circa 2.000 euro) per ogni famiglia di due o tre persone, 12.510 (2.400 euro) per le famiglie di quattro o cinque persone, e 13.500 shekel per famiglie di sei persone e oltre. Per incentivare l’evacuazione, il governo propone che chi non opporrà resistenza nel lasciare la propria casa riceverà ulteriori soldi. Nonostante ciò è previsto che il 90 per cento non evacuerà spontaneamente. Si cerca di stimolare gli abitanti a trovare una nuova residenza nel nord del Negev. E’ stato proposto un prestito di 135.000 shekel (26.000 euro). Le previsioni parlano di costi di 3-4 miliardi di shekel (760 milioni di euro circa), più un miliardo di shekel per evacuare gli stabilimenti dell’esercito. L’unica presenza israeliana a Gaza rimarrà il corridoio di Filadelfia, sul confine fra Gaza e l’Egitto. Il governo valuterà se lasciare o no quest’area in base a esigenze di sicurezza e in base alla collaborazione egiziana. Israele deciderà se permettere la costruzione a Gaza di un porto e di un aeroporto. In tutta l’area dei quattro insediamenti che Israele lascerà nel nord della Cisgiordania non ci sarà presenza israeliana. Nelle altre parti del territorio palestinese l’attività dei reparti di sicurezza continuerà. L’esercito israeliano s’impegnerà a ridurre i punti di controllo in Cisgiordania. La maggior parte delle basi militari saranno evacuate. Israele intende continuare la costruzione della barriera difensiva. Secondo le decisioni prese dal governo sarà costruita valutando le considerazioni dei palestinesi, i loro bisogni umanitari. Un ordine scritto del premier informerà sulla data in cui l’entrata e la permanenza nei territori da evacuare saranno proibiti. Per chi non rispetterà l’ordine sono previsti tre anni di prigione.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT