Forse la strage in Egitto sancisce l'alleanza fra il terrorrismo palestinese e quello egiziano l'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa Data: 08 ottobre 2004 Pagina: 5 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «C'è l'ipotesi di un'alleanza tra Hamas e Jamat al Islamja»
A pagina 5 della STAMPA di oggi, 08-10-04, Fiamma Nirenstein firma l'analisi: "C'è l'ipotesi di un'alleanza tra Hamas e Jamat al Islamja", sui probabili retroscena e sulle conseguenze della strage in Egitto. Ecco l'articolo: GERUSALEMME- L’albergo, grande e scuro sulla spiaggia del Sinai, a breve distanza dall’hotel Sonesta dove si svolsero gli ultimi colloqui di pace fra Barak e Arafat nel 2000, era pieno di israeliani in vacanza e di altri gruppi di stranieri, fra cui molti russi: lo Shabbach, ovvero i servizi segreti dell’Interno, già da un mese a questa parte avvertiva insistentemente i connazionali di evitare una vacanza nell’Egitto confinante con la Striscia di Gaza. L’allarme era altissimo e costante, ma non è servito: gli israliani hanno utilizzato le feste di Capodanno, Kippur e Succot, finito ieri, per cercare il sole del Sinai, secondo la tradizione. Se si tratta di Hamas, come vogliono le prime voci, da Gaza non deve essere stato particolarmente difficile immettere sul territorio egiziano due terroristi suicidi semplicemente percorrendo un percorso opposto a quello consueto lungo le gallerie scavate fra l’Egitto e Gaza lungo la strada di Filadelfia dai contrabbandieri di armi. L’auto carica di esplosivo di cui si parla in queste ore ancora cariche di interrogativi, era probabilmente già dentro i confini egiziani. Ma si fa molto forte, data l’ampiezza dell’attacco, l’idea che sia implicata in connessione con Hamas anche l’organizzazione terrorista egiziana Jamat al Islamja, specializzata in attacchi a gruppi di turisti occidentali, come fece a Luxor uccidendo decine di tedeschi e a cui è attribuita l’unica rivendicazione pervenuta nella notte. Sulla spinta dell’ipotesi autobomba, spunta persino la possibilità che a colpire sia stata Al Qaeda in prima persona lo dimostrerebbe il tipo di attacco, molto simile a quello che a Mombasa uccise decine di israeliani, e l’ampiezza delle operazioni lungo tutta la costa. Il terrorismo, sia che Hamas abbia agito da solo o insieme Jamat al Islamja, sia che si tratti di Al Qaeda, lancia con questo attentato un doppio messaggio che promette lacrime e sangue: l’attacco sul territorio egiziano chiama in causa direttamente Mubarak. Il presidente egiziano in queste settimane si è intensamente impegnato su due fronti tesi a fermare il fuoco che arde più che mai nella zona. Da una parte, anche con un intervento diretto di Omar Suleiman, il suo braccio destro capo dei Servizi egiziani che si è incontrato in segreto con gli israeliani ad altissimo livello, ha spinto perché Israele bloccasse l’azione intensiva di questi giorni dentro la zona di Jabaliya a Gaza; dall’altra parte gli egiziani non hanno smesso, nella prospettiva dello sgombero della Striscia, di cercare di placare Hamas e di portarlo ad una tregua con la promessa di partecipare alla prossima gestione politica di Gaza sgomberata. L’Egitto stesso, funestato da sempre dal terrorismo islamista di cui è stato nella storia la prima patria, ha tutto l’interesse a un Hamas acquietato, che non possa vantarsi di fronte alla popolazione locale e al mondo arabo in generale di aver cacciato Israele da Gaza sulla punta della spada, che si tratti di terrorismo suicida o di missili Kassam. Se sono corrette le ipotesi che vedono Hamas protagonista o comprimario anche di questo attentato così grande e feroce, e che ha colpito, nello stile di Al Qaeda e di Jamat al Islamja, cittadini di svariate nazioni senza distinzioni, è invece proprio quel messaggio di irriducibilità che mantiene il livello di scontro a un’altezza tale da rendere lontana la cessazione dell’attività di Tzahal, l’esercito israeliano, e quindi da conservare presso i palestinesi e il mondo arabo in generale l’idea che siano in corso una battaglia all’ultimo sangue di cui Hamas è il leader, e di cui chiede anche un riconoscimento pubblico di leadership non solo nella guerra con Israele, ma in quella generale del terrorismo estremista islamico. Si tratta in generale di un’operazione che accresce enormemente la tensione e crea una catena di conseguenze non solo nel conflitto israelo palestinese, ma nelle dinamiche interne al mondo arabo. L’allarme nei Paesi arabi moderati, e in particolare in Egitto minacciato in una sua fonte di guadagno essenziale come il turismo, per il terrorismo delle organizzazioni islamiste sale di un altro gradino, e porterà a conseguenze che da oggi cominceranno a delinearsi. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.