Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'opposizione iraniana accusa: gli ayatollah avranno l'atomica nel 2005 cifre e particolari del progetto in un rapporto dettagliato
Testata: Corriere della Sera Data: 06 ottobre 2004 Pagina: 13 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Il grande ayatollah ha ordinato. Voglio l'atomica prima del 2005»
A pagina 13 del Corriere della Sera di oggi, 06-10-04, Guido Olimpio firma l'articolo: "Il grande ayatollah ha ordinato. Voglio l'atomica prima del 2005". Lo segnaliamo per l'accuratezza delle informazioni, a differenza del pezzo di Mimmo Càndito sulla Stampa di oggi (vedi nostra critica). L'ordine è venuto dalla Guida in persona, Alì Khamenei: l'Iran deve essere in grado di produrre la sua prima atomica entro la metà del 2005. Una scadenza ravvicinata per la quale il regime ha deciso di investire più scienziati e più risorse. Almeno due miliardi di dollari saranno aggiunti al budget nucleare, portandolo alla cifra di 16 miliardi. Le ricerche, ha aggiunto Khamenei, dovranno essere accelerate, facendo lavorare i tecnici anche durante i giorni festivi e oltre le tabelle di marcia previste. A rivelare il nuovo progetto è un rapporto del «Consiglio nazionale della resistenza iraniana», gruppo in esilio che ha buone informazioni sugli apparati khomeinisti. Le informazioni coincidono con una nuova proposta di legge presentata dai deputati oltranzisti, vicini a Khamenei, che spingerà il Paese a continuare lo sviluppo del programma nucleare civile. Secondo gli Usa si tratta in realtà di un piano che dovrà portare l'Iran a dotarsi di un armamento nucleare. L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha da parte sua intimato a Teheran di sospendere ogni attività connessa all'arricchimento dell'uranio ed ha fissato una data limite, il 25 novembre, dopo la quale potrebbero scattare le sanzioni dell'Onu. Ma gli ayatollah non sembrano disposti a cedere. In base alle informazioni degli esuli, Mohsen Al Rasoul, dirigente legato al potere, ha ricevuto l'incarico di supervisore del programma di arricchimento usando 37 tonnellate di minerale d'uranio (lo yellow cake) materiale importato dall'estero da trattare nei centri di Isfahan e Natanz. Vitale, in questo settore, l'azione delle industrie «Pishgam», specializzate nel trattamento del materiale. La strategia del regime — accusa il Consiglio della resistenza — è articolata su due livelli. Il primo punta all'acquisizione dell'uranio arricchito, il secondo riguarda il plutonio. Gli iraniani, nell'intento di chiudere entro il 2005 il ciclo completo del combustibile atomico, hanno eseguito quattro mosse chiave: estrazione di uranio dalle miniere di Saghand e Yazd, produzione di «yellow cake» ad Ardekan e Bandar Abbas, trattamento di materiale a Isfahan, arricchimento d'uranio a Natanz. L'esistenza dell'impianto di Bandar Abbas, situato a circa 35 chilometri dalla città, non era stata ancora rivelata dagli esuli, per i quali è ormai operativo. Per quanto riguarda il plutonio gli scienziati hanno intensificato i piani di lavoro nel centro di Arak. Parte del materiale — sottolineano gli oppositori — proveniente dal mercato libero e dalle ex repubbliche sovietiche. Come in passato, importante è stata l'azione di società ombra, come la «Rah-e-kar-e Sanayea Novin». Le ditte vengono usate in modo esteso da Teheran per nascondere i veri obiettivi del programma, per presentare le ricerche come fossero un'iniziativa del settore privato, per poter acquistare beni e tecnologia all'estero. In base al dossier del Consiglio la base operativa di alcune società è situata in un palazzo al numero 33 della «Sayed Abadi Avenue» di Teheran. Al primo piano ci sono gli uffici della «Pars Terash Company», sopra invece lavorano i tecnici della Kala Eletric, specializzata in centrifughe. Al quinto e sesto piano sono pronti, ma non operativi, gli studi di una compagnia elettronica. Con due sedi, una nella capitale e l'altra a Isfahan, la «Pishgam Development» segue la produzione del combustibile nucleare. Più delicato il compito della «Rah-e-Kar», i cui esperti devono cercare, acquistare e contrabbandare tecnologia acquisita in Occidente e nell'Europa dell'Est. Gli oppositori insistono sulla grande fretta degli ayatollah. A Teheran temono di non avere troppo tempo e ritengono che dopo le elezioni americane (in novembre) gli spazi di manovra si ridurranno. Per questo, nel settembre 2003, Khamenei ha ordinato ad Hassan Rouhani di fare il possibile per confondere la comunità internazionale. Al suo fianco i responsabili dell'intelligence che dispongono di commercianti di fiducia (Italia compresa) pronti a recuperare il know how richiesto dagli scienziati di Teheran. In base alle previsioni degli esperti se l'Iran riuscirà a rispettare l'agenda fissata i suoi centri ricerche potranno produrre tre ordigni atomici all'anno. E andranno ad armare i missili terra-terra Shehab, nuova arma strategica dei mullah. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.