Il successo dello sgombero da Gaza fondamentale per il Medio Oriente un'analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Panorama Data: 01 ottobre 2004 Pagina: 146 Autore: Fiamma Nirenstein - un giornalista Titolo: «Gaza, laboratorio per la pace - La libertà corre sul web»
A pagina 146 di Panorama datato 7-10-04 l'articolo di Fiamma Nirenstein "Gaza, laboratorio per la pace", che di seguito riproduciamo. Quando pochi giorni fa è iniziato l’anno ebraico 5765 in Israele lo hanno consacrato "Anno dello sgombero": quello da Gaza. Il primo ministro Ariel Sharon, pur minacciato di morte come Ytzhak Rabin dagli estremisti di destra lo ha confermato a ogni intervista: "Questo è l’anno in cui Gaza e una parte della Cisgiordania saranno sgomberate niente può fermarmi". L’opposizione religiosa promette la guerra civile, l’ansia che avvolge questa scadenza è gigantesca non solo per Israele: è un evento di dimensioni mondiali, almeno secondo tre parametri. Primo il contesto mondiale della guerra al terrorismo. La scelta israeliana di sgomberare unilateralmente Gaza è evidentemente legata a una richiesta americana, tesa a fornire a George W. Bush un forte elemento di novità. Il ritiro israeliano è una mano tesa verso la pace con il mondo islamico, un punto su cui far leva per richieder contropartite arabe e iraniane sul terreno delle riforme e della guerra al terrore. Un ritiro di successo porterebbe un contributo alla pacificazione del Medio Oriente come la riuscita delle elezioni in Iraq o lo smantellamento del potenziale nucleare iraniano. Se Gaza dovesse, sotto la mediazione egiziana, risultare un terreno almeno semipacificato, smetterebbe di essere un nido di terrore integralista, di rapimenti (come quello del dipendente Cnn) in cui fra i terroristi palestinesi di Hamas scorazzano, lasciando vistose impronte, gli hezbollah di marca libanese-siriana e iraniana. Il secondo vantaggio internazionale, se davvero le fazioni palestinesi bloccassero gli attentati e si concentrassero nel condividere il governo della zona sgomberata, sarebbe quello di aver avuto per la prima volta il coinvolgimento di un paese arabo, l’Egitto, nella guerra al terrore e dall’altra parte una presa di responsabilità palestinese sul terreno. Sarebbe un esperimento di governo su una zona dove, finita l’occupazione, le responsabilità risulterebbero comuni. Una prova per verificare il rapporto tra democratizzazione e declino del terrore, alla base della dottrina bush e della guerra in Iraq. Ma come in Iraq, la sfida può rivelarsi molto difficile da gestire, il terrorismo può diventare in una prima fase molto più acuto. Al Qaeda può vedere in Gaza sgomberata una zona franca , gli hezbollah e i loro sponsor possono usare il grande potere popolare di Hamas. Quindi lo sgombero potrebbe divenire per Israele e per il mondo molto rischioso. Però, terzo punto, "due stati per due popoli appare nonostante tutto una soluzione possibile, date le aspirazioni nazionali palestinesi e i problemi demografici d’Israele. Quel che deve essere accuratamente evitato è l’idea che lo sgombero sia basato sul diritto internazionale o sui diritti inalienabili dell’una o dell’altra parte. I coloni impugnano contro Sharon l’arma della delegittimazione morale, i palestinesi fanno lo stesso, il consesso internazionale misura la dimensione dello sgombero come metro della moralità di Israele, senza considerare i problemi della sicurezza. A Gaza è in atto un esperimento che si compie sotto il fuoco, mentre i palestinesi proclamano una vittoria sullo stile di Hezbollah e promettono nuovi attentati. E’ l’ennesimo tentativo di Israele, molto ostacolato dall’interno, di cedere territori in cambio di pace. A pagina 148: "La libertà corre sul web", sulla censura in Iran In Iran le radio e le tv sono statali e controllate dagli ayatollah, mentre la maggior parte della stampa indipendente e riformista è stata costretta a chiudere. Internet è così diventato il mezzo di comunicazione per chi non condivide l’oscurantismo del regime. Si stima che almeno 15.000 iraniani abbiano un weblog. Ma poche settimane fa sono stati chiusi tre siti gestiti da seguaci del partito riformista Participation front guidato da Mohammed Reza Khatami, fratello del presidente della Repubblica iraniana. I riformisti non si sono rassegnati e hanno creato nuovi siti web, con grafica povera e provvisoria, riportando gli abusi dei conservatori al potere. Nel frattempo su centinaia di weblog si protesta contro l’ennesima stretta della censura teocratica sciita. Sembra che le autorità stiano progettando di racchiudere l’Iran in una rete intranet separata dalla contagiosa libertà del World wide web. In questo modo sperano forse forse di impedire agli utenti della rete di visitare i siti considerati blasfemi o troppo liberali. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione di panorama. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.