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Avvenire Rassegna Stampa
29.09.2004 L'islam "moderato" di Hezbollah
raccomandato dal quotidiano cattolico

Testata: Avvenire
Data: 29 settembre 2004
Pagina: 2
Autore: Elio Maraone
Titolo: «L'islam moderato esiste e ci si può contare»
Buone notizie da Elio Maraone: il rilascio di Simona Pari e Simona Torretta dimostra che "L'islam moderato esiste e ci si può contare", come recita il titolo del suo articolo, pubblicato dall'Avvenire di oggi, 29-09-04.
Per dimostrarlo, Maraone elenca le iniziative islamiche "per ottenere la liberazione delle due Simone".
Tra queste,"la missione in Iraq del presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia" e "l'appello di Hezbollah".
Più sotto Maraone scrive che la rappresentanza degli islamici dovrebbe escludere "non soltanto, com'è ovvio, gli estremisti, ma anche chi non condanna recisamente il terrorismo, e comunque chi preferisce la separatezza all'integrazione - pur nel rispetto delle diverse identità - nel tessuto politico e culturale italiano".
Maraone dimentica che l'Ucoii è affiliata all'organizzazione integralista dei Fratelli Musulmani la quale non condanna il terrorissmo, in particolare quello rivolto contro gli americani in Iraq e contro gli israeliani.
E che Hezbollah è un'organizzazione terroristica.
Ecco il pezzo:

La buona, anzi ottima notizia della liberazione delle due Simona contiene un'altra notizia, dal peso non ben definito, ma anch'essa buona: l'islam «moderato» esiste, e potrà essere efficace nei momenti difficili. Infatti, e anche se nessuno può dire quanto la mobilitazione del mondo islamico abbia influito direttamente sulla fine del sequestro, si può ragionevolmente credere che quel coinvolgimento abbia creato un clima più che favorevole alla salvezza delle rapite: quasi una bolla di attenzione misericorde, di rispetto attorno alle due ragazze, una bolla impalpabile eppure protettiva, che ha portato a risultati senza precedenti. Tra questi, la trasmissione di video-ritratti delle sequestrate - elogiate come rappresentanti di organizzazioni umanitarie - e di appelli in loro favore da parte di televisioni arabe che erano piuttosto apparse il compiacente veicolo di messaggi terroristici. Degli effetti concreti più di questo - nel momento della gioia che abbaglia, lasciando in ombra molte cose che sarà bene chiarire - è difficile dire. Si può però aggiungere, e in generale, che alla fine è stato premiato chi ha scelto la linea del dialogo e del confronto leale.
Pensiamo di non sbagliare, così dicendo. Ma anche se avessimo ragione soltanto in parte, anche se, paradossalmente, la sopravvivenza delle sequestrate e infine la loro liberazione fossero dovute soprattutto a calcoli poco nobili, rimangono intatte la bontà, la novità e l'oggettiva importanza della notizia che abbiamo segnalato all'inizio: l'islam «moderato» (e forse dovremmo impiegare altri aggettivi: caritatevole, equilibrato, filantropico...) esiste, si manifesta, può aiutare. È un fatto che dal 7 settembre, giorno del sequestro, nell'Italia e nel mondo è stato un crescendo di iniziative islamiche per ottenere la liberazione delle due Simone. Citiamo, sommariamente, la manifestazione dei bambini di Baghdad e la successiva marcia nel cuore della capitale, il manifesto delle donne algerine, l'appello di Hezbollah, il forte richiamo del Centro islamico di Roma, le preghiere di molti capi religiosi, le iniziative di capi di Stato e di governo arabi (ultima quella del re di Giordania, Abdallah), l'«Appello contro il terrorismo e per la vita» di un gruppo di musulmani (poi ricevuti dal presidente Ciampi), la missione in Iraq del presidente dell'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia.
Si tratta, lo sottolineiamo, di momenti in buona misura inediti, e certamente importanti. Importanti anche per il destino dell'islam italiano, che il nostro Paese punta a integrare, come dimostra tra l'altro la circolare inviata l'altro giorno ai prefetti dal ministro degli Interni Pisanu: circolare che, anche per evitare che il radicalismo degeneri in situazioni di violenza, invita a creare in ogni provincia tavoli di dialogo. Si tratta di un'iniziativa lodevole, che dovrebbe portare alla costituzione di una Consulta centrale, un vero e proprio organo di dialogo istituzionale. Il percorso si annuncia irto di ostacoli, tra i quali spicca il problema della rappresentanza degli islamici, che dovrebbe essere la più larga possibile e insieme escludere non soltanto, com'è ovvio, gli estremisti, ma anche chi non condanna recisamente il terrorismo, e comunque chi preferisce la separatezza all'integrazione - pur nel rispetto delle diverse identità - nel tessuto politico e culturale italiano. Come s'è visto in queste settimane, qualcosa si muove nell'islam, lungo una strada che speriamo non si interrompa: dunque, dopo quelle da Baghdad, speriamo in altre buone notizie dall'Italia.
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