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Rassegna Stampa
27.09.2004 Daniel Pearl "ammise" di essere ebreo: la corruzione linguistica del quotidiano diretto da Furio Colombo
e inoltre: la dietrologia fuori tempo massimo di Maurizio Chierici

Testata:
Autore: un giornalista - Maurizio Chierici
Titolo: «Pakistan. ucciso terrorista accusato dell'omicidio di Daniel Pearl - Chi si rivede: le squadre della morte»
A pagina 4 l'Unità di oggi l'articolo "Pakistan. ucciso terrorista accusato dell'omicidio di Daniel Pearl". La frase conclusiva presenta una singolare scelta lessicale, alla quale invitiamo a prestare attenzione.
Ecco il pezzo:

ISLAMABAD Il terrorista più ricercato del Pakistan, incriminato per l'assassinio del giornalista americano Daniel Pearl e sospettato di essere implicato in un fallito attentato contro il presidente Pervez Musharraf, è stato ucciso ieri dalle forze di sicurezza pakistane. Amjad Faruqi, sulla cui testa pendeva una taglia di 20 milioni di rupie, è caduto nel corso di uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza a Nawabshah, 270 chilometri a nord di Karachi, nella provincia meridionale del Sind.
Pearl, 38 anni, reporter del Wall Street Journal, esperto di problemi asiatici, scomparve il 23 gennaio 2002 mentre si trovava a Karachi, grande città industriale e portuale nel Pakistan meridionale, dove stava cercando di entrare in contatto con gruppi islamici radicali legati ad Al Qaeda, l'organizzazione di Osama bin Laden. Un gruppo sconosciuto, il Movimento nazionale per la rinascita della sovranità pachistana, ne rivendicò il sequestro, accusandolo di essere un agente della Cia travestito da giornalista, e in cambio della sua vita chiese il rilascio dei prigionieri pakistani catturati in Afghanistan dagli americani. La rivendicazione venne accompagnata da quattro fotografie di Pearl, in una delle quali egli aveva un'arma puntata alla testa. La Casa Bianca e la stessa Cia smentirono che Pearl lavorasse per i servizi.
Il 30 gennaio la Tv americana Cnn ricevette una e-mail in cui si affermava che Pearl sarebbe stato giustiziato entro 24 ore. Su pressione degli Stati Uniti, il Pakistan mise in piedi una colossale caccia all'uomo durante la quale vennero arrestati decine di sospetti. La moglie di Pearl, Marianne, incinta di sei mesi, lanciò appelli disperati ai rapitori. L'11 febbraio venne arrestato a Lahore l'anglo-pachistano Ahmed Saeed Omar Sheik, un fondamentalista islamico accusato di essere il regista del rapimento. Subito dopo il suo arresto, l'uomo disse alla polizia pachistana che Pearl era ancora vivo. Il giorno dopo però cambiò versione e annunciò che il giornalista era morto. Il 21 febbraio venne recapitata una videocassetta con la registrazione della «esecuzione» di Pearl: prima di essere ucciso il giornalista ammetteva di essere ebreo e riconosceva che i musulmani sono ingiustamente perseguitati, poi una mano lo afferrava per i capelli mentre un'altra con un coltello gli recideva la carotide
"Ammetteva" di essere ebreo, come se fosse un crimine. "Riconosceva" che i "musulmani sono ingiustamente perseguitati", come se fosse vero che l'Occidente perseguita l'Islam, che è invece libero in Europa come negli Stati Uniti e in Israele (e non, invece, negli stati musulmani, dato che , per esempio, l'Arabia Saudita perseguita ogni forma di Islam diverso dalla sua "ortodossia", e il Sudan e l'Iran fondamentalisti incarcerano o uccidono i riformatori religiosi) e come se dichiarazioni fatte sotto la minaccia dei coltelli degli assassini possano essere ritenute espressioni libere e fedeli del pensiero della vittima.

In prima pagina Maurizio Chierici firma l'articolo "Chi si rivede: le squadre della morte". Fuori tempo massimo Chierici ripropone la tesi secondo la quale dietro ai rapimenti di pacifisti in Iraq vi sarebbero il governo Allawi e la Cia. Fuori tempo massimo perchè ormai le circostanze del sequestro delle due pacifiste italiane si vanno chiarendo ed emergono contatti attendibili. Che nulla hanno hanno a che fare con il governo iracheno e con l'America. Tanto è vero che le richieste dei sequestratori riguardano il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq.
Chierici si appoggia però all'"autorità" di Patrick Boylan, "affermato ricercatore americano" come recita l'occhiello, e ne spiattella il curriculum: che è quello di un linguista, particolarmente interessato all'organizzazione di scambi Erasmus. Boylan, inoltre, è un americano, ha la tessera del partito democratico e voterà Kerry.
Dopo aver fornito le credenziali della sua fonte Chierici assicura che i riferimenti di questa sono "precisi e documentati".
In realtà i riferimenti di Boylan, se si escludono alcune citazioni di media anglosassoni che, anch'essi senza prove hanno sostenuto ipotesi dietrologiche sull'Iraq, riguardano il Centro America degli anni 80 e persino il Vietnam dei 60-70, ma non il Medio Oriente di oggi. E non sono granchè precisi e documentati. Riguardano infatti l'accusa a Negroponte, attuale ambasciatore americano in Iraq, negli anni 80 in Honduras, di aver organizzato squadroni della morte che colpivano gli indios Misquitos in Nicaragua, per far ricadere la colpa sui sandinisti, e di aver partecipato all'operazione Phoenix, organizzata da settori deviati della Cia, che riproduceva i metodi terroristici usati dai vietcong contro i simpattizzanti degli americani, rivolgendoli contro filo-comunisti veri o presunti contro le loro famiglie.
Delle due accuse Boylan e Chierici non forniscono nessuna prova. Riguardo alla prima occorre osservare che non esiste nemmeno una prova che l'operazione descritta da Chierici abbia avuto luogo: si tratta di un'ipotesi dietrologica della stessa consistenza di quelle che riguardano l'Iraq. E' un bel metodo: si avanza il sospetto di una "trama" americana e lo si avvalora con... un sospetto di vent'anni prima.
Incidentalmente, segnaliamo che le stragi di Misquitos sono invece ampiamente provate e che Amnesty International le ha denunciate alcuni anni fa come compiute dai sandinisti, scusandosi per non averlo fatto nel momento in cui avvenivano, a causa di pregiudizi ideologici.
Ecco il pezzo:

Proviamo a rovesciare il dubbio: esiste un Occidente cristiano e moderato? Esiste, anche se non mancano gli angoli neri delle leghe: xenofobia e fascismi viscerali. Ma noi, popoli classe media, siamo equilibrati nelle virtù borghesi e alla ricerca di qualsiasi dirimpettaio col quale dialogare nei commerci malgrado l’incomprensione delle culture litigiose per secoli. Tenendo presente che moderato ormai non vuole dire tenere al guinzaglio lacchè sottomessi, o imitare l’arroganza delle Compagnie delle Indie, o stimolare in Borsa il dominio economico delle multiunghie nascoste in ufficetti che governano i continenti con dogmi i quali non escludono l’espugnazione armata delle risorse indispensabili al nostro benessere. Tutto sommato niente di nuovo.
Anche sull’altra sponda scarse novità: tagliano le teste, nessuna moderazione. E chi non le taglia, tace e diventa complice. Complici proprio tutti? Nella stessa misura in cui lo è la zona grigia delle folle benestanti del G8. Non vogliono sapere chi sta pagando la loro obesità con la sofferenza, e non sopportano gli orribili ricatti che all’improvviso scuotono i popoli del petrolio, dei diamanti, dell’uranio, delle foreste da bruciare, delle braccia quasi gratis. Per la vergogna di riconoscere la propria disattenzione (in fondo lontana e veniale), si affidano agli uomini forti. Non solo militari o capi di Stato. Anche i giornalisti sanno essere robusti. Bisogna ammettere che la crisi nella quale siamo precipitati sollecita strane fantasie che mettono in crisi la risposta a proposito dell'Occidente moderato e cristiano. Fantasia del professor Patrick Boylan, ricercatore e cattedratico di linguistica all’università Roma 3, delegato per il programma SocratesErasmus della Commissione Europea. È stato presidente del Coordinamento Lettori Lingue straniere e membro dell’esecutivo della Società Internazionale per la Ricerca e Formazione in Comunicazione Interculturale. Le medaglie sono tante, elenco lungo: mi fermo qui. Boylan è nato a Los Angeles, quindi cittadino americano, non proprio come Berlusconi ma, insomma, anche lui ha le carte a posto e in più la tessera del partito Democratico. Voterà Kerry. Non so quanti studenti di Roma 3 invitano elettronicamente a sfogliare i suoi articoli. L’impressione è che le letture aumentino dopo l’invasione dell’Iraq. La tesi dell’ultimo intervento è sconcertante: il professor Boylan sostiene che «molti elementi inducono a pensare chi ci sia dietro e per conto di chi agisca il sedicente esercito islamico, quello che ha ucciso Baldoni, che ha rapito i due giornalisti francesi e le due coraggiose operatrici di pace italiane. Non fanatici mussulmani, bensì squadroni della morte che secondo il Guardian (9 dicembre 2003), Chicago Sun Times (25 luglio 2004 ), Guardian Weekly (23 luglio 2004 ), BBC Web News (25 maggio 2004) vengono addestrati in Medio Oriente e somigliano come due gocce d’acqua ai protagonisti di un copione più volte sperimentato dalla Cia in America Latina, e non solo». In America Latina erano cubani e salvadoregni di Miami. Si allenavano nel sud della Florida travestiti da mercenari di Managua: Reagan non la sopportava. I racconti degli indigeni Misquitos sopravissuti a stragi misteriose non lasciavano dubbi: gli assassini erano cubani di Castro, anche se ogni tanto tra loro discorrevano in inglese. Ma che strano pensavano i poveri Misquitos spaventati. Il tam tam ufficiale accusava i sandinisti di massacrare gli indios perché indifferenti alla loro rivoluzione. Mille chilometri di strade di fango annebbiavano la comprensione politica. Nella convinzione del professore Boylan, il modello è stato trapiantato in Iraq per aiutare il primo ministro Allawi a diventare il nuovo Saddam. «Fantapolitica?». Il professore lo nega. Negroponte, dal primo giugno ambasciatore Usa a Bagdad, ha un passato di rispetto in Honduras dove aveva organizzato queste squadre della morte le cui imprese ricadevano «sui nemici sandinisti». Forse Boylan allarga le sue lucciole nell’analizzare le notizie di giornali pur molto seri, eppure alcune coincidenze inquietano chi ha conosciuto Negroponte (cristiano greco ortodosso) quando le organizzazioni umanitarie americane accorse a Tegucigalpa lo accusavano degli stessi peccati: fare il burattinaio delle stragi per eccitare le Tv straniere contro i sandinisti. Voleva emozionare il Congresso incerto sulla strategia del rovesciare il governo votato in Nicaragua dopo la fuga di Somoza. Contrari all’intervento armato i democratici; i reganiani spingevano. E il Congresso ha convocato Negroponte per controllare le denunce. Si é salvato ai punti grazie all’occhio benevolo dei servizi resi a Saigon. Non innocente, non colpevole: la carriera poteva continuare. Aveva cominciato ad esibire i suoi talenti 35 anni fa, in Vietnam. Un americano tranquillo. Animava l’operazione Phoenix per dare una mano al generale Van Thieu ad eliminare gli avversari politici e gli intellettuali inerti ma spaventati dalla pax americana quindi potenzialmente favorevoli ai Vietcong. Anche la carriera di Allawi è precoce: all’università fa il bravaccio del partito Baath. Va agli esami con la pistola nella cintura. Diventa una delle ombre terribili di Saddam e quando l’ambizione é frustrata dagli umori discontinui del dittatore, continua nei servizi segreti inglesi fino a quando non lo accoglie la Cia. «Adesso sta facendo esattamente ciò che faceva Saddam 40 anni fa, dopo la presa di potere con la sponsorizzazione di Washington. Ha ripristinato la pena capitale, istituito il coprifuoco e ora potrebbe usare gli squadroni della morte per eliminare le opposizioni in vista delle elezioni di gennaio». Il New York Times della scorsa settimana racconta della visita dell’Allawi nelle carceri segrete dove sono chiusi politici sospetti del partito di Saddam. Allawi si infuria quando i detenuti non gli mostrano rispetto. Due volte tira fuori la pistola, spara, uccide. Sbalordisce l’ufficiale americano che lo accompagna. E il segretario del primo ministro conforta l’alleato: «In questo momento all’Iraq serve un uomo così...». Grazie America. «Purtroppo - insiste il professor Boylan - i testimoni stranieri danno fastidio. Vedono, sanno, capiscono e raccontano cosa succede nel regno del terrore». E allora «non ci devono essere pacifisti ficcanaso, giornalisti non allineati, Ong incontrollate, gente che potrebbe scattare foto» e insinuare dubbi sgraditi nelle opinioni pubbliche del G8. «Occorre spaventarli, allontanarli come ha fatto il primo Saddam e come e i dittatori latino-americani. Ricordate quei film sui giovani volontari Usa in Honduras e in Cile (Missing, ndr), eliminati assieme a preti e suore e allo stesso vescovo Romero da misteriose squadre di rapitori assassini che volevano agire a mani libere?». Accompagno il professore con un ricordo.
Le ultime parole di Segundo Montes, gesuita spagnolo, dirigeva Proceso rivista dell’università Centro Americana di San Salvador. Ai giornalisti stranieri che andavano a salutarlo, esodo in massa dopo l’elezione di un presidente di "Arena", destra armata, Montes implorava con timidezza: «Non andate via. Appena restiamo soli le luci si spengono. Nessuno saprà niente di noi, e gli squadroni si rimettono al lavoro». Sei mesi dopo viene ucciso assieme a tre confratelli. White, ex ambasciatore di Carter in Salvador, accusa la struttura misteriosa di Oliver North e Otto Reich (Negroponte sullo sfondo) di organizzare operazioni definite con eleganza «guerra psicologica». I gesuiti erano gli psicologi da spegnere.
Il teorema degli squadroni iracheni, armati e tranquilli durante i rapimenti; professionali come contractors bene addestrati, può contemplare la strategia dell'ansia: rapire persone che rappresentano le folle contrarie a questa guerra, per esasperare e dividere l’opinione pubblica pacifista alla quale i reporter francesi, Baldoni e le due ragazze fanno riferimento. Appositi giornali e Tv sono pronti ad esasperare la frantumazione anche se non deve essere facile ricantare la fiducia al Bush che sta passando al piano B della lotta al terrorismo: scappare senza perdere la faccia. Quanto tempo resteranno nelle mani degli organizzati fanatici ma precisi come un computer? Il tempo che può servire a far scoppiare la tensione degli amici nell'Europa ingrata coi liberatori. Poi si vedrà.
Forse la ricostruzione é fantasiosa. Non spiega la decapitazione dei due contractor americani e l’agonia del contractor inglese, e sarebbe terribile se la più piccola delle ombre agitate dal professore in qualche modo rappresentasse la realtà. Purtroppo i riferimenti di Boylan sono precisi e documentati. Contribuiscono a confondere le certezze distribuite dalle voci ufficiali. Dopo averlo letto e ascoltato il professore è complicato rispondere alla domanda se esiste un Occidente cristiano e moderato.
(Mentre scrivo i bombardamenti Usa hanno ucciso tre donne e sette bambini in due diverse città. I piloti che hanno schiacciato il bottone non sapevano chi fossero quelli sotto. I piloti sono gente perbene, timorosa di Dio. Non commetterebbero mai un peccato. Colpa dei terroristi che per salvare la pelle si nascondono fra gli innocenti, sia pure mussulmani).
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