lunedi` 23 dicembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Giorno Rassegna Stampa
24.09.2004 La guerra al terrorismo è un "piano criminoso"
la tesi di Franco Cardini

Testata: Il Giorno
Data: 24 settembre 2004
Pagina: 2
Autore: Franco Cardini
Titolo: «Pace, per non darla vinta ai tagliagole»
Dalle tesi di Franco Cardini: Il mondo non corre affatto il pericolo dello scontro di civiltà. E chi dice il contrario è, testuali parole, un "bugiardo" che persegue un "piano criminoso". I paesi impegnati nella guerra al terrorismo non sono veri nemici del terrorismo. Lo sono i pacifisti. (C'è da aggiungere che nella realtà il terrorismo ha colpito pacifisti e non pacifisti, accomunati solo dal fatto di essere occidentali). Occorre dunque colpire il terrorismo con "il diaologo". Queste sono alcune delle tesi di Franco Cardini nell'articolo "Pace, per non darla vinta ai tagliagole", pubblicato dal Giorno di oggi, 24-09-04. Gli risponde sullo stesso giornale Gabriele Canè, che ricorda: "Non è solo l'Occidente oggetto dell'aggressione in atto. Anche l'Islam moderato è nel mirino della Jihad (...) si tratta senza dubbio di una minoranza che ha imbracciato il fucile e la scimitarra. Ma questo cosa cambia? Questo conflitto, per esistere, non ha bisogno di milioni di uomini in divisa. No, ne bastano poche migliaia con il cappuccio nero sul volto, e l'odio nel cuore.(...) un odio da cui deriva una guerra che, ricordiamolo bene, noi non abbiamo voluto, e che loro hanno dichiarato con il fiume di sangue delle Torri Gemelle."
Ecco il pezzo di Cardini:

In momenti come questi si vorrebbe tcere: queste forme di orrore ti svuotano dentro, ti lasciano il buio e il silenzio attorno. Oppure si vorrebbe urlare di rabbia, si vorrebbe far qualcosa. La rabbia e l’impotenza ci attanagliano la gola.
Invece è proprio in momenti come questo che bisogna farsi coraggio: e far chiarezza. Dentro e intorno a noi.
C’è una guerra in atto. In Iraq e altro, in tutto il mondo. Ci riguarda tutti, ne siamo tutti minacciati, ne siamo tutti potenziali vittime. E ne siamo – non dimentichiamolo mai – anche tutti responsabili, sia pure in grado e in misura differenti. Anche la nostra disinformazione, la nostra indifferenza sono responsabili di tutto quel che sta avvenendo nel mondo. E che non è cominciato con il sequestro di Simona e Simona, non si concluderebbe se anche fosse vera la notizia della loro tragica fine.
Fin da ora però è necessario onorarle, continuando la loro opera. Che cosa volevano Simona e Simona? Chi le ha sequestrate aveva ed ha un piano criminale estremamente lucido. Attenzione: non siamo di fronte a dei pazzi. Non è ancora chiaro chi siano, forse non lo sarà mai: comunque dei "soldati politici". E quelle due ragazze dolci, oneste, sicure di sé, benvolute e ammirate dalla gente che erano andate a servire e che le amava, erano il loro vero nemico.
Oggi il mondo non sta affatto correndo il pericolo dello scontro di civiltà. Non esistono due civiltà estranee e contrapposte che potrebbero scontrarsi. Esiste una civiltà planetaria, scandita però in molte articolazioni e attraversata da enormi ingiustizie, da pericolosissimi squilibri. Su quelle e su questi fa leva chi vorrebbe creare un domani nel quale la sua sanguinosa Utopia di oggi diventasse realtà. Chi dice che è in atto uno "scontro di civiltà" oggi è ancora un bugiardo: ma sta lavorando perché la sua bugia diventi, domani, una verità. Non permettiamogli di attuare il suo piano criminoso. Non uccidiamo il sogno di Simona e Simona.
Le nostre due ragazze erano a Bagdad, con gli iracheni, per provare che il nostro mondo vuole non solo la pace , ma anche la loro libertà e il loro benessere. C’è chi, in Iraq, ci è andato con le armi. Si può pensare quel che si vuole, ma è naturale che chi viene in armi non sia accolto da amico. L a "coalizione" armata – oggetto di una guerra complessa, in cui si agitano più componenti - e che è anche una guerra civile tra irakeni – non è granché nemica dei terroristi. In fondo, finché c’è guerra essi hanno la speranza di attrarre tutti nel loro gioco mortale: dimostrare che la pace è impossibile e che siamo destinati allo scontro.
Ma chi vuole davvero la pace, chi lavora rischiando la vita per dimostrare che essa è possibile, chi cerca davvero l’incontro, il dialogo, la collaborazione, è lui che colpisce al cuore il disegno terrorista. Ed’è lui il nemico che questi assassini vogliono distruggere senza pietà. Non assecondiamo il loro gioco.
Simona e Simona hanno compiuto il miracolo. In tutto il mondo si è pregato per loro, si è chiesta a gran voce la loro liberazione. Anche nel mondo musulmano: soprattutto forse nel mondo musulmano, costernato all’idea di poter essere accusato in blocco di un delitto orrendo e indignato per quel che hanno potuto fare dei criminali che bestemmiano chiamando Dio a testimone dei loro crimini.
Questi delinquenti colpiranno ancora. Nuovi innocenti. Alzeranno il tiro perché si sentono alle corde: si rendono conto che il loro gioco è stato scoperto, che la loro strategia non passerà. Vogliono obbligarci a commettere gesti inconsulti: hanno bisogno di una nostra risposta violenta, che presso i popoli cui si rivolgono darebbe l’impressione che il loro teorema è giusto, che l’Occidente è in blocco il loro nemico. Non debbono avere quello che vogliono.
E’ il momento di colpirli. Non solo intensificando la vigilanza contro il pericolo terrorista che (ormai, dopo l’Afghanistan e l’Iraq, lo abbiamo capito) non si batte con i bombardamenti che anzi lo fanno crescere e lo fortificano. Lo si batte proseguendo il cammino della pace: tutti insieme. Cristiani, musulmani, ebrei, atei. Per accelerare il processo di normalizzazione e il ritorno della legalità in Iraq. Per eliminare tutte quelle situazioni di ingiustizia e sofferenza che – dall’Iraq alla Palestina alla Cecenia – inducono tanti disgraziati a simpatizzare con il terrorismo. Per proseguire il cammino dell’intesa tra i popoli. E’ per questo che Simona e Simona hanno rischiato la vita. Non rendiamo vano il loro sacrificio.
Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio parere alla redazione de Il Giorno. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

andrea.brusa@quotidiano.net

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT