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Il Manifesto Rassegna Stampa
23.09.2004 Per fermare il terrorismo Israele si arrenda ad Arafat
un pessimo consiglio, che svela l'ipocrisia di chi lo formula

Testata: Il Manifesto
Data: 23 settembre 2004
Pagina: 4
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Attentatrice suicida a Gerusalemme: uccisi due israeliani»
Dal Manifesto di oggi, 23-09-04, riportiamo la cronaca di Michele Giorgio sull'attentato di ieri a Gerusalemme:
La testa di Zeinab Abu Salem, staccata dal corpo, ieri era accanto al cadavere dell'israeliano che ha ucciso con l'esplosivo che teneva nascosto sotto gli abiti. Un altro israeliano, rimasto ferito gravemente, è deceduto in ospedale (un bambino di nove anni la scorsa notte lottava tra la vita e la morte). Uno spettacolo macabro, che racconta un altro amaro capitolo di un confronto che tra le sue vittime e protagonisti include sempre di più giovani e persone innocenti.
Tra questi "giovani e persone innocenti" Giorgio include anche la terrorista la cui "testa staccata dal corpo" descrive con tanta agghiacciante crudezza?
Innocente o no che fosse l'attentatrice per Giorgio è decisamente più interessante delle sue vittime. Infatti se nulla dice dell'eroismo degli israeliani che si sono sacrificati per fermare la strage, della palestinese ci fornisce invece una breve biografia, costruita in modo da confermare la tesi della "disperazione causa del terrorismo"

Zainab Abu Salem, simpatizzante delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa,
L'attentato è stato rivendicato dalle Brigate, legate ad Al Fatah, la fazione palestinese capeggiata da Arafat. Zainab era dunque ben più di una "simpatizzante". D'altronde: il tritolo necessario all'attentato se lo sarebbe forse procurato da sola?
era giunta dal campo profughi di Al-Askar, alle porte di Nablus, la città palestinese che più di tutte le altre in Cisgiordania sta pagando il prezzo dell'occupazione militare israeliana.
La giovane, hanno riferito gli amici, era rimasta scossa dall'uccisione, qualche giorno fa, proprio a Nablus, di una sua coetanea colpita mentre era in casa da un proiettile sparato, dicono testimoni palestinesi, dai soldati israeliani durante scontri con attivisti dell'Intifada (il portavoce militare ha smentito). Una settimana fa, inoltre, Israele aveva ucciso cinque militanti delle Brigate di Al-Aqsa nascosti in una abitazione nei pressi dell'università Al-Najah. Il «muro di separazione» che il governo di Ariel Sharon sta facendo costruire intorno a Gerusalemme, non ha impedito a Zeinab di raggiungere il suo obiettivo, l'incrocio stradale tra il French Hill, uno dei primi insediamenti colonici costruiti da Israele nella zona araba (Est) di Gerusalemme occupata nel 1967, e il quartiere palestinese di Shuffat. Chi è determinato a compiere un attentato saprà sempre come superare gli ostacoli sul suo cammino, anche i più ardui. L'accaduto conferma che non i muri, i blocchi economici e le incursioni militari devastanti,
A nord di Gerusalemme la barriera difensiva non è stata ancora completata, quindi l'accaduto non "conferma" la tesi di Giorgio.
ma soltanto un negoziato volto a raggiungere un accordo di pace giusto, fondato sulla legalità internazionale, porterà la pace tra israeliani e palestinesi.
Giorgio descrive il negoziato che solo potrebbe, a suo avviso, portare alla fine del terrorismo,predeterminandone l'esito: "fondato sulla legalità internazionale" significa, nella sua interpretazione di quest'ultima, più volte esplicitata, "ritiro di Israele entro i confini pre-67 e ritorno dei profughi". Siccome un "negoziato" di cui si conosce in anticipo la conclusione non è affatto un negoziato, sarebbe più onesto scrivere: "Il terrorismo finirà quando Israele si piegherà alle richieste di Arafat".
Affermazione falsa, ma almeno chiarirebbe che Giorgio sa benissimo che il terrorismo dipende dal raìs, a dispetto delle condanne formali.

Il muro invece va avanti, senza sosta, e ieri mattina almeno 15 palestinesi sono stati feriti dal fuoco dei militari, durante una manifestazione di protesta vicino al villaggio di Budrus. Un palestinese del Jihad Islami invece è stato ucciso mentre si avvicinava alle recinzioni esterne di Gaza allo scopo di penetrare in Israele. Zeinab Abu Salem si è fatta saltare in aria nei pressi di una fermata dell'autobus cittadino. «Poteva essere una carneficina», ha commentato il capo della polizia di Gerusalemme Ilan Franco . «Se non le fosse stata sbarrata la strada (dai poliziotti) e avesse percorso ancora una ventina di metri, la kamikaze sarebbe esplosa fra decine di persone in attesa di un autobus». Debbie Segal, una infermiera, ha riferito di aver notato «una giovane araba, molto avvenente, vestita in modo elegante, con la testa coperta da un velo e con una borsa alla spalla. Non mi aveva insospettito anche se aveva aggirato la postazione della Guardia di frontiera. Un agente l'ha chiamata, lei si è avvicinata, mentre fra di loro passava un civile. In quel momento preciso - ha spiegato la donna - c'è stata l'esplosione». Il French Hill in passato era già stato teatro di altri attentati. Il 27 marzo del 2002 un kamikaze si fece saltare in aria davanti a un autobus ferendo una trentina di israeliani. Due mesi dopo un altro attentatore suicida si fece esplodere ad una fermata d'autobus uccidendo sei persone e ferendone 35. L'anno successivo, il 18 maggio, un giovane palestinese si fece saltare in aria a bordo di un bus causando sette morti e una ventina di feriti. «Continueremo a lottare contro il terrorismo senza compromessi. Si tratta di un attentato estremamente grave», ha detto il premier Ariel Sharon che ieri mattina è tornato a minacciare apertamente il presidente palestinese Yasser Arafat che ieri sera ha condannato, con un comunicato ufficiale dell'Anp, l'attentato suicida.
«Riceverà quello che merita», ha affermato in una intervista alla radio militare israeliana. «Ho già detto che abbiamo agito contro i capi di Hamas e contro altri nel modo che abbiamo giudicato più opportuno e al momento da noi ritenuto conveniente», ha detto Sharon, intervistato dalla radio pubblica israeliana. «Quando si creerà la stessa situazione (per Arafat), agiremo nello stesso modo». Nei giorni scorsi lo stesso Sharon e i ministri degli esteri e della difesa, Silvan Shalom e Shaul Mofaz, avevano parlato di una futura «rimozione» del leader palestinese. Martedì il presidente Usa Bush, uno stretto alleato di Sharon, aveva invitato, in un intervento all'Onu, la comunità internazionale a interrompere i rapporti con Arafat. Le sue parole hanno dato il via libera a Sharon
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