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La Repubblica Rassegna Stampa
20.09.2004 Al Zarqawi dice che bisogna uccidere tutti gli occidentali
la redazione non ci fa caso

Testata: La Repubblica
Data: 20 settembre 2004
Pagina: 4
Autore: Riccardo Staglianò
Titolo: «»
A pagina 4 di La Repubblica di oggi, 20-09-04, Riccardo Staglianò firma l'articolo "Uccidere ogni collaborazionista". Con questo titolo vengono sintetizzati i testi delle registrazioni del terrorista iracheno legato ad al Qaeda Al Zarqawi, pubblicati da Time. Che i terroristi uccidano chi accetta di collaborare con gli americani e con il governo Allawi lo si sapeva già da tempo: è l'evidenza della cronaca, costellata di autobombe che esplodono davanti alle stazioni di polizia irachene durante gli arruolamenti, a dirlo.
Più interessante, nelle parole di al Zarqawi, è la tesi del dovere, per i musulmani, di uccidere anche gli occidentali che sono, secondo i suoi criteri, "brave persone". Anche questa disponibilità dei terroristi a uccidere e sequestrare gli occidentali in quanto tali sarebbe sotto gli occhi di tutti, e da tempo: prima del sequestro delle pacifiste Torretta e Pari era stato rapito e poi ucciso il pacifista Baldoni, prima di lui era stato ucciso l'americano anti-Bush Nick Berg, pacifisti giapponesi erano stati rapiti con la minaccia di bruciarli vivi, un'attentato aveva devastato la sede della Croce Rossa a Baghdad... Prima ancora il terrorismo islamista non aveva esitato a sgozzare il giornalista Daniel Pearl soltanto perchè ebreo. E, ancora prima, a uccidere 3000 civili a New York. Tuttavia, quest'evidenza è contestata come ingenua da quanti ipotizzano l'esistenza di più raffinate e oscure strategie: forse, dicono questi, sono gli americani e i loro alleati iracheni a rapire i pacifisti, che interesse avrebbe la "resistenza" a farlo?
Le dichiarazioni di Zarqawi fanno piazza pulita di queste ipotesi ed'è su questo aspetto che si sono concentrati i titoli degli altri quotidiani e lo stesso pezzo di Staglianò. Perchè dunque la scelta di un titolo così incompleto da parte di un giornale, Repubblica, che per altro a illazioni sul ruolo degli americani negli ultimi rapimenti ha dedicato molto spazio?
(a cura della redazione di IC)
Ecco il pezzo:

C´è un passaggio, nella mortifera filosofia di Abu Musab Al Zarqawi, che ammutolisce soprattutto il lettore italiano. «Anche se tra gli infedeli ci sono delle brave persone - dice lo sceicco Abu Anas Al Shami, leader spirituale di Tawhid al Jihad - ma la nostra lotta contro di loro ci impone di eliminarle, abbiamo il permesso di farlo perché è Dio che ce lo ordina». Il pensiero va subito a Simona Torretta e Simona Pari - nell´ipotesi sventurata in cui siano in mano a questo gruppo - che hanno aiutato migliaia di bambini iracheni e sono amate dalla popolazione ma restano purtuttavia colpevoli di essere italiane, ovvero di uno Stato amico degli "occupanti". Un crimine grave, come si spiega nel seguito di un´audiocassetta "programmatica" del gruppo "Unità e Guerra Santa" di cui il settimanale Time è venuto in possesso. Perché ogni nazione che si regge su principi laici è, «dal punto di vista della legge islamica, uno Stato blasfemo, un infedele tirannico» e chiunque ci abbia a che fare - specialmente i soldati e i poliziotti, siano o meno dei buoni musulmani - possono essere eliminati dal momento che «non rappresentano loro stessi ma sono degli strumenti nelle mani dei tiranni». E a chi, con un´interpretazione non aberrante della religione, osa criticare le decapitazioni ribatte con scherno Al Zarqawi in persona: «Un codardo che accetta l´umiliazione e tende la mano al nemico» ha detto di Harith Al Dhari, il più ascoltato sunnita iracheno.
D´altronde Al Shami, oltre che nelle registrazioni in possesso della rivista newyorchese, aveva esposto la sua dottrina in altre occasioni. Il 9 agosto, ad esempio, in un messaggio audio di 40 minuti su internet nel quale spronava i militanti all´uccisione del premier iracheno Iyad Allawi: «Non ti lasceremo distruggere le nostre speranze in questa guerra santa e non ti lasceremo rubare il nostro luminoso avvenire» aveva allora tuonato il luogotenente di Al Zarqawi. E sul medesimo sito islamista, il 28 luglio, aveva già spiegato in voce che «se gli infedeli prendono i musulmani come protettori e i musulmani non si oppongono, è permesso uccidere anche loro». Una teoria che si è drammaticamente inverata nelle ultime settimane, con la bandiera nera di Tawhid al Jihad che sventolava dietro alle autobombe che, solo il 14 settembre, hanno sterminato ben 59 iracheni rei di "intelligenza con il nemico", poliziotti innanzitutto.
I nuovi nastri, tutti senza data, non contengono solo la voce dell´ideologo Al Shami ma anche quelli del terrorista giordano considerato il numero uno di Al Qaeda in Iraq. Sembrerebbe infatti la voce di Al Zarqawi quella che definisce le forze Usa «oppressori» e «alieni simili a cani» e che critica i media occidentali che fornirebbero un´immagine distorta dei musulmani. Accuse ed epiteti che sorprendono meno di quelli usati nei confronti di un uomo per cui in passato aveva mostrato ammirazione, il dottor al-Dhari appunto. Il presidente dell´influente Associazione degli studiosi musulmani è laureato in sharia all´università Al Azhar del Cairo e discendente dello sceicco che divenne un eroe nazionale dando il via alla rivolta contro l´occupazione britannica. Gli Stati Uniti lo sospettano di finanziare i ribelli ma di recente ha criticato pubblicamente la pratica delle decapitazioni degli ostaggi, suscitando l´ira di Al Zarqawi. Solo pochi giorni fa, all´International Herald Tribune, il presunto «codardo» non si stancava di ripetere che, per uscire dal disastro iracheno, «la cosa più importante è che gli americani fissino una data per il loro ritiro». Un calendario che Al Zarqawi vuole stabilire personalmente, a costo di far fuori, oltre agli "invasori" anche tutti i musulmani che si metteranno sul suo cammino.
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