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L'Espresso Rassegna Stampa
20.09.2004 Naomi Klein, quando il pregiudizioo sposa la mala fede
per l'ideologa super chic del No Logo il terrorismo è colpa di Sharon

Testata: L'Espresso
Data: 20 settembre 2004
Pagina: 44
Autore: Naomi Klein
Titolo: «Il cattivo maestro»
Dopo varie settimane in cui Naomi Klein pubblicava su L’Espresso analisi e riflessioni sulla situazione politica in Iraq e sulla dura condizione di vita della popolazione irakena, ha deciso di fare una ulteriore riflessione andando a ricercare la causa di tutti i mali, il fattore che ha generato tante guerre e tanti morti (anche per terrorismo), che ha scatenato i terroristi e gli estremisti islamici, che sta conducendo l’intero mondo verso il peggio. La sentenza di Naomi Klein è chiara: è tutta colpa di Israele o meglio è tutta colpa di Sharon.

L’articolo inizia con il commento a dir poco infastidito della solidarietà che il governo israeliano ha espresso a Putin per l’orribile massacro di Beslan. Per Naomi Klein è sospetta anche la solidarietà di fronte alle conseguenze di una azione terroristica spietata nei confronti di civili che non combattevano alcuna guerra, bambini che sono innocenti per definizione; non solo uccisioni ma addirittura un massacro deliberato e tutto nel nome di una qualsiasi idea politica (e non ci interessa qui valutare se e quanto sia aberrante). Quanto accaduto è purtroppo molto simile a quanto accade in Israele, in cui terroristi in nome di una idea politica (e continuiamo a non valutarne qui i contenuti) scelgono di colpire civili inermi, bambini, donne, nelle loro case, negli autobus, nelle strade. In entrambe i casi i civili hanno come unica colpa quella di avere una determinata cittadinanza o di non abbracciare una determinata fede religiosa. Le due situazioni sono molto simili e oggettivamente meritano solidarietà.

Ma secondo Naomi Klein no.

E il motivo ci viene spiegato con chiarezza:

Israele reclama, per titoli d’anzianità, il diritto di stabilire le regole della guerra. E come c’era da aspettarsi, si tratta delle stesse regole applicate da Sharon contro l’Intifada nei territori occupati. L’idea da cui prende le mosse è che i palestinesi, anche se avanzano richieste politiche, di fatto sono interessati solo all’annientamento dello Stato di Israele. Da questa idea di base ne derivano alcune altre. In primo luogo, qualunque violenza israeliana contro i palestinesi non è mai altro che un atto di autodifesa, necessario alla stessa sopravvivenza dello Stato. Secondo: chiunque metta in discussione l’assoluto diritto di Israele di annientare il nemico diventa a sua volta un nemico. Questo giudizio si applica alle Nazioni Unite, ad altri leader a livello mondiale, ai giornalisti e ai pacifisti.
In sostanza Israele avrebbe una mania di persecuzione, Sharon sarebbe convinto che i palestinesi intendano annientare lo Stato di Israele. E questo garantirebbe a Sharon il diritto di stabilire le regole del conflitto e di ordinare attacchi sanguinosi nei confronti dei palestinesi affermando che si tratta di semplice autodifesa.
Possiamo quindi essere certi che Naomi Klein, grazie ai suoi spessi paraocchi, non ha visto nemmeno per sbaglio i numerosi siti palestinesi in cui compare la carta geografica della Palestina per la quale combattono e che la Palestina ha i confini della attuale Israele, che ovviamente non compare. Naomi Klein non ha mai letto la carta costitutiva di Hamas o di altre organizzazioni terroristiche. Naomi Klein non distingue fra uccisioni di civili in attacchi terroristici e uccisioni di terroristi che organizzano o architettano attentati.

Ed ancora, secondo Naomi Klein chiunque mette in discussione il diritto di Israele ad annientare il nemico diventa a sua volta un nemico. Forse a Naomi Klein è sfuggito un dettaglio. Chiunque nega il diritto di Israele ad esistere ne è oggettivamente un nemico. Ma Israele cerca di difendersi dal terrorismo mentre al tempo stesso cerca di costruire la pace ed una tranquilla convivenza; e lo sforzo maggiore è trovare un interlocutore che sia accettabile e rappresentativo. Al contrario delle frange estremiste palestinesi. E non viene applicato alcun giudizio alle Nazioni Unite (in cui gli interessi e le influenze dei Paesi arabi sono evidenti), ai giornalisti (che spesso si commentano da soli come i nostri lettori ben sanno) e tantomeno ai pacifiNti (refuso voluto).
E proprio i pacifinti dovrebbero aver imparato (dalla tragedia delle due Simone) che i terroristi non guardano in faccia nessuno, si è loro nemici a prescindere dalle idee e dalle lotte politiche.
Ma andiamo oltre. Secondo Naomi Klein Israele ha esportato la sua distorta visione delle cose, insomma avrebbe globalizzato la propria filosofia. La prima vittima sarebbero gli USA.

Nei tre anni trascorsi da allora, la Casa Bianca di Bush ha applicato questa logica d’importazione alla sua ‘’guerra totale contro il terrorismo’’ con agghiacciante coerenza. Questa filosofia, che lo ha guidato in Afghanistan e in Iraq, potrebbe verosimilmente essere estesa anche all’Iran e alla Siria. Il fatto è che Bush, non contento di assegnare all’America il ruolo di proteggere Israele da un mondo arabo ostile, ha lanciato gli Usa in una situazione identica a quella in cui si è gettato lo Stato di Israele. E oggi affronta la stessa, identica minaccia. In questo scenario, gli Stati Uniti combattono una battaglia infinita per la propria sopravvivenza, contro forze totalmente irrazionali, il cui fine è nientemeno che il loro totale sterminio.
Il ragionamento proposto da Naomi Klein è inquietante. Ma soprattutto, è basato su falsità.
Israele non intende annientare un nemico, intende solo difendersi dal terrorismo. Gli Usa non vogliono annientare gli arabi o l’Islam ma vogliono solo annientare i terroristi di qualunque cittadinanza e di qualunque fede essi siano.
Israele se non potesse difendersi dal terrorismo rischierebbe realmente la propria esistenza. Gli Usa non stanno subendo un simile rischio se non limitatamente al fatto che i terroristi islamici minacciano genericamente ed indistintamente tutto l’Occidente.
Una volta ancora il tentativo di Naomi Klein è quello di generalizzare la descrizione del problema con l’unico scopo di banalizzarlo.


Ma arriviamo alla conclusione del ragionamento di Naomi Klein.

In realtà, nel mondo musulmano c’è stata una drammatica e pericolosa avanzata del fondamentalismo religioso. Ma il problema è che la dottrina del Likud non lascia alcun spazio per interrogarsi sulle ragioni di questi sviluppi. E non ci permette di rilevare che il fondamentalismo alligna negli Stati in dissesto, dove le guerre hanno colpito sistematicamente le infrastrutture civili, per cui sono intervenute le moschee, facendosi carico di tutto, dall’istruzione alla raccolta dei rifiuti. Questo è accaduto a Gaza, né più né meno che a Grozny e a Sadr City.
In sostanza Naomi Klein sostiene che ogni volta che lo Stato è assente, il potere viene gestito da altre istituzioni come, ad esempio, quelle religiose. E’ assolutamente vero e noi italiani lo sappiamo molto bene perché ci basta pensare alla nascita della mafia in meridione.
Ma il fondamentalismo è una cosa molto differente: nei territori occupati, come tutti ormai sanno, è stato covato e alimentato dagli Stati arabi confinanti e i palestinesi sono delle vittime della politica antisionista e antisemita dei paesi arabi. Chi non aderiva ai gruppi estremisti era minacciato, ricattato e spesso ucciso dai suoi stessi fratelli perché considerato collaborazionista. E di tutto questo non si può certo dare la colpa al Likud (almeno se si è un buona fede). Naomi Klein ci dovrebbe poi spiegare come applicare la sua teoria, che presenta come onnicomprensiva, all'Arabia Saudita, all'Algeria, all'Iran della rivoluzione khomeinista, all'Egitto dell'attentato a Sadat, ecc. ecc. In nessuno di questi casi lo stato era "assente".

Ed ecco la conclusione, in perfetto stile, di cui suggeriamo di valutare le singole parole.

Secondo Ariel Sharon, il terrorismo è un’epidemia «che non conosce né confini né barriere». Ma non è così. Dovunque nel mondo, il terrorismo alligna entro i confini illegittimi dell’occupazione e della dittatura, per suppurare dietro i «muri di sicurezza» eretti dai poteri imperiali. E li oltrepassa, quei confini, scavalca le barriere per esplodere all’interno dei paesi responsabili o complici dell’occupazione o del dominio.
Il fatto che il terrorismo non abbia confini è fatto a tutti tristemente noto, basta leggere i giornali o qualsiasi altro mezzo di informazione; e ciò prescinde dal fatto che la stessa affermazione sia fatta anche da Ariel Sharon o da chiunque altro.
La barriera di sicurezza serve a proteggere il paese dagli attacchi terroristici ed è stata eretta solo finché l’Anp non avrà dissolto tutte le organizzazioni terroristiche, questione fondamentale ai fini della discussione di un piano di pace.
Segnaliamo infine ai nostri lettori le parole che ha usato Naomi Klein, molto significative. Il terrorismo "scavalca le barriere" per "esplodere" all’interno dei paesi responsabili della "occupazione". Se fossero parole di un Arafat o di un bin Laden potrebbero essere interpretate come incitazioni all’organizzazione di attentati. Ma in questo caso, fortunatamente, sono solo parole di una persona in mala fede.

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