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La Stampa Rassegna Stampa
19.09.2004 Salta l'attentato, fallisce la strage
forse hanno capito che si tratta di chicci d'uva e non vergini

Testata: La Stampa
Data: 19 settembre 2004
Pagina: 10
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Un nonno convince il nipote kamikaze: vai a consegnarti»
Sarà forse che qualcuno li ha informati che la parola andava letta come "chicci d'uva" e non "vergini", sarà il nonno che ha convinto il nipote, ma sembra che le cose non migliorino per il terrorismo palestinese. Due giorni fa si erano arrese due ragazze aspiranti "martiri". Adesso tocca ad un giovane di Nablus, che non solo si rifiuta di fare il kamicaze, ma porta i soldati israeliani sino al covo dei terroristi, dove una bomba da 5 chili viene disinnescata.
Ecco l'articolo di Fiamma Nirenstein:

GERUSALEMME
IL nonno di quel giovane palestinese che aveva già virtualmente indossato la cintura terrorista ha vinto; e avevano vinto due giorni prima, anche le famiglie di due studentesse di 21 e 22 anni pronte a uccidere e a morire, Adilah Hassan Muhamed Jawabre e Lina Zidki Muhamed Jawabre; nelle stesse ore, hanno vinto la propria vita altre due terroriste suicide, che si sono consegnate forse a causa di un senso di sconfitta che striscia nelle zone più fanatiche delle società palestinese, e quel che è più interessante, intacca la cultura dello «shahidismo» di massa che tappezza le mura delle città e delle case di ritratti dei terroristi e ne canta le lodi dalla tv, dalla radio, dai giornali. Venerdì, nelle ore in cui gli israeliani erano immersi nella celebrazione del Capodanno ebraico, anno 5765, e del sabato, la radio ha annunciato: «Dobbiamo comunicare che è stato il nonno di un terrorista suicida a convincere il giovane a consegnarsi alle truppe israeliane e a condurle al nascondiglio in cui egli e altri membri della sua cellula avevano nascosto una bomba del peso di cinque chili». Il ragazzo, di Nablus, si è arreso agli argomenti del nonno dopo che il cugino del ragazzo era stato arrestato la settimana scorsa dall’esercito, anche lui coinvolto nelle operazioni di una cellula terrorista esplosiva. Quando l’esercito ha trovato la bomba e l’ha fatta esplodere, il nonno deve aver tremato e esultato.
La storia delle studentesse terroriste è anch’essa causata da un «incidente di lavoro»: il loro capo Hanni Aked, colui che le aveva reclutate all’Università di Al Najah a Nablus dove si stavano specializzando in Educazione (difficile non sorridere) e che aveva preparato il piano per l’attentato, è stato eliminato. Le giovani si sono consegnate poche ore dopo che il fratello di Lina, Ayman, ricevuta una visita dell’esercito che le cercava sin da mercoledì, deve aver loro detto: «E’ questione di ore, vi troveranno, e comunque non avete nessuna chance di riuscire nel vostro piano».
In contemporanea, significativamente altre due donne terroriste suicide si sono consegnate: una delle due si è presentata al check point di Beit Iba a Nord di Nablus, e ha confessato che un gruppo di Fatah le aveva messe sulla strada per compiere un attentato. La seconda, poco dopo, si è consegnata vicino all’insediamento di Sa Nur. Intanto altri tre fuggitivi armati sono stati arrestati: una giornata di rotta per le organizzazioni del terrore.
La guerra contro il terrorismo nell’ultimo di questi quattro anni di Intifada ha avuto una svolta decisiva. Dice il capo dello Shin Beth (i Servizi dell’Interno) Avi Dichter, che anche se non è il caso di pensare che la palude sia stata asciugata, pure «c’è vita dopo il terrore, non solo per noi ma anche per loro». Dichter spiega che sia il recinto di difesa sia l’eliminazione dei quadri più duri del terrorismo (circa 140, secondo Betsalem, l’organizzazione per i diritti umani, dal settembre 2000) e di personaggi come lo Sceicco Yassin o Abdel Aziz Rantisi, hanno fatto sì che mentre dal gennaio 2003 ci sono stati 16 attentati riusciti che hanno ucciso 178 persone, lo Shin Bet ha evitato 629 attentati per strada, e di 205 attentatori 193 sono stati arrestati nelle loro case, e dozzine di altri sulla strada della strage. Ovvero, c’è stato il 95 per cento dei successi nel fermare i suicidi; lo Shin Beth afferma di aver rimosso 6207 terroristi dal circolo del terrore, 930 uccisi e il resto arrestati e interrogati.
Dunque, il terrorismo sembra poter essere in gran parte battuto. A questo corrisponde la crisi dell’Autonomia Palestinese, che pure seguita a mandare in onda programmi del genere di quello religioso del 10 settembre alla tv palestinese di Stato con Ibrahim Madiras, eminente studioso dell’Islam: «.. i musulmani uccideranno gli ebrei, gioite... ogni cosa grida vendetta verso gli ebrei, su questi maiali sulla faccia della terra, e con l’aiuto di Dio il giorno della vittoria verrà».
Anche i giornali, certo, non fanno un servizio alla società esaltando durante lo sciopero della fame dei prigionieri, soprattutto Al Quntar che nel 1979 uccise un padre e una bambina di tre anni sul confine del Libano: «modello di guerriero», «leader», «capo», «Bravo». Meno male che ci sono i nonni.
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lettere@lastampa.it

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